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15 Settembre, 2002
Un Genio, i Fannulloni e La Compagnia del Controllo
Da una newsletter indirizzata ai pubblici dipendenti, questo articolo di Giorgio Salami, della Funzione Pubblica CGIL Cremona

Nell'estate dei dipendenti pubblici è andato continuamente in onda (e sulla stampa) lo spot sull'assenteismo, una specie di “Pubblicità Progresso” fornita dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

Le tante chiacchere profuse, che hanno coperto le brillanti misure introdotte in materia dal governo, richiedono alcune considerazioni a 'freddo' (clima a parte), in quanto sono mancate, tra le molte sciocchezze lette qua e là, le osservazioni più intelligenti e più utili, quelle che ispirerebbero interventi volti alla creazione di un paese più efficiente; sempreché sia questo l'obiettivo, cosa affatto scontata.

Partiamo dal cosiddetto “effetto annuncio”, quello che a detta di giornali e tv avrebbe fatto diminuire l'assenteismo già in Maggio e Giugno. La circolare è uscita il 18 Luglio, quindi Brunetta ci ha fatto paura già solo a vederlo e sentirlo dai teleschermi.

Ebbene, i dati non sono omogenei, e non per un errore: sono consapevolmente errati dal punto di vista statistico, ovvero il dossier è volutamente falso (pag.17 dello stesso dossier, reperibile sul sito del Ministero: “Anche se il confronto con il Conto Annuale non è del tutto corretto[..] L’indagine qui illustrata fa infatti riferimento alle sole assenze per malattia. Nel caso del Conto Annuale, fino al 2006, queste sono considerate unitamente alle altre assenze retribuite.”).

Praticamente prende solo una parte delle assenze e dice che sono di meno.

Tanto per intenderci, se nel 2006 non sono mai stato ammalato, ma ho 10 giorni di assenze retribuite (sindacali, ad esempio) e nel 2008 ho 5 giorni di assenza per un'influenza, secondo il dossier mi sono ammalato il 50% in meno.

Meglio: se nel 2006 avessi usufruito di 150 ore di diritto allo studio e quest'anno fossi a casa da due settimane per polmonite lo studio del Ministro direbbe che sono molto più in salute di due anni fa. Tutto da ridere.

Brunetta, avvalorando la propria verità con una indagine statistica da licenziamento, è riuscito a fare meglio di Castelli, che due giorni dopo essere entrato un'altra volta in un governo, ad Anno Zero dichiarava: “E' bastato annunciare tolleranza zero coi clandestini per ridurre drasticamente l'arrivo di nuovi immigrati.”

Era solo mare grosso, vedi cronache estive ("C'è stato un raddoppio degli sbarchi di immigrati clandestini in Italia nei primi 6 mesi rispetto all'analogo periodo del 2007..” - Roberto Maroni – Roma, 14 Agosto). E del resto un uomo che scappa da fame, miseria e magari guerra può preoccuparsi di ciò che dice Castelli?

Ma lasciamo perdere le varie bufale e torniamo alle misure Brunetta: il problema della Pubblica Amministrazione è, secondo lui, l'assenteismo. E allora via a controlli fin dal primo giorno di malattia, per tutti.

Questa ricetta si è sentita per anni già nelle chiacchere di qualsiasi bar, ma forse non è mai stata adottata perché subito dopo l'aperitivo a qualcuno è sorto il dubbio che fosse inutile, dannosa e pure costosa:

* inutile perché i dirigenti potevano già prima mandare il controllo a casa, subito e a chiunque; quindi gli assenteisti, che in ogni posto di lavoro, pubblico o privato che sia, vengono presto riconosciuti, potevano avere vita dura anche prima

* dannosa perché i non assenteisti, quelli che non ricordano l'ultima volta che sono stati in malattia e che ora, come tutti, subiscono anche una detrazione di stipendio nei primi dieci giorni, vivono come un insulto queste misure

* costosa perché i controlli impegnano altri dipendenti pubblici, che ovviamente anche loro gravano sui contribuenti

Per una misura del genere non serviva un genio («Con Tremonti ci conosciamo da 28 anni, quando lui era un brillante giovane professore a Venezia e io ero un giovane incaricato. Tra noi c’è sempre stata una sfida a vedere chi è più bravo. Tremonti è fantasioso, io sono fantasioso. Giulio ha grandi visioni, io ho grandi visioni. Lui è geniale, io sono geniale. Ecco, il nostro è un rapporto tra due persone geniali. Tutto qui» - Brunetta – Corriere della Sera – 15 Giugno 2008 )

Grandi! Però ci bastava un ministro sufficientemente bravo, che ci fornisse un sistema di misurazione adeguato per ogni settore pubblico, così che si potesse dire: “lo scorso anno questo servizio (un documento, un servizio alla persona, un bambino all'asilo..), con questo standard qualitativo, mi costava di più, di meno..”: l'unico lavoro che il ministro doveva fare era quello di individuare strumenti di misurazione adeguati ed emanare direttive per farli usare.

Invece, tra partecipazioni tv e vignette sul sito del Ministero, Brunetta, eroe dell'innovazione, non è riuscito a fare quello che pubblici dipendenti e cittadini aspettano da sempre: un sistema per individuare, prima ancora che premiare, chi lavora bene.

Dichiarare che “saranno premiati i migliori”, notizia che molti giornalisti da quattro soldi sono persino riusciti a mettere come titolo sui giornali, è dire una bella frase con la solita latitante risposta alla domanda che non gli fanno: “migliori in che cosa?”.

Perché da che mondo è mondo i migliori sono SEMPRE stati premiati, in qualsiasi settore, ma in particolare nella Pubblica Amministrazione senza la necessaria chiarezza sul metro di giudizio e soprattutto su cosa verte il giudizio.

Guardiamo il governo: alcuni sono stati così bravi da diventare dipendenti pubblici per eccellenza, Ministri della Repubblica. Vito, La Russa, Calderoli, Bondi, la Garfagna, la Brambilla... sono certamente i migliori, bisogna intendersi in che cosa eccellono.

Purtroppo, nel torpore estivo italiano, il basso livello di interventi e argomentazioni introdotti da questo governo ha trascinato nel vortice dichiarazioni poco meditate, che nella foga di rivendicare il poco onorevole “l'abbiamo fatto prima noi” hanno inconsapevolmente avvalorato quella che tutti i dipendenti “bravi” hanno letto come un'offesa, la tesi che i dipendenti pubblici non sono assenteisti solo se sentono il fiato del controllore sul collo, creando ben altro che non quel 'senso di appartenenza' che si vorrebbe ingenerare.

Tutti quei dipendenti che fanno funzionare la macchina pubblica, nonostante molte pessime, inapplicabili leggi rendano spesso le cose burocraticamente difficili per loro e per i cittadini, sono stati insultati dal messaggio che tutta questa enfasi sul controllo fin dal primo giorno fa passare: “se non c'è controllo ne approfittate perché siete tutti fannulloni”.

E le misure introdotte sono in completa sintonia con questa idea, ribadendola: “siccome insisti e vuoi proprio stare a casa ammalato ti riduco lo stipendio per i primi dieci giorni”.

Questo furore ideologico non può non far pensare al detto “solo il ladro non dimentica mai di chiudere a chiave”, e infatti cosa abbiamo visto in questi anni? Che proprio per sfuggire al controllo alcuni primi dipendenti pubblici del paese (primi per potere, responsabilità, livello di stipendio e pensione; pubblici perché li paghiamo noi) restano rifugiati in Parlamento, e quando la cosa si fa grave vanno pure nel governo, dove una legge che tolga dai guai si può sempre fare.

Per la verità se alcuni dipendenti pubblici, finanzieri e magistrati, fossero un po' più fannulloni a qualcuno non darebbe poi tanto fastidio: si eviterebbero odiose leggi come la depenalizzazione del falso in bilancio, per esempio, ma tant'è.

In questo sfacelo teniamo almeno presente che tali operazioni da drink estivo passano sui media come serie misure di governo solo grazie ad un terrificante conflitto di interessi, e che l'obiettivo vero è l'attacco al servizio pubblico, cosicché i privati possano tra non molto approfittare della miniera d'oro dei servizi a pagamento.

Giorgio Salami

 


       



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