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15 Settembre, 2002
Il GIP Pierpaolo Beluzzi decide di non raccogliere le firme per presentarsi alle Primarie
*Mi fermo qui. C'é chi ha in mente solo le poltrone, i progranmmi ed i progetti non contano* - Corada *Speriamo si chiuda questo mese orribile. Ricompattiamoci per sconfiggere il centrodestra*

Ecco la lettera con la quale il GIP Pierpaolo Beluzzi annuncia il proprio ritiro dalle Primarie per la scelta del candidato Sindaco del PD:

"Con grande sofferenza e a malincuore comunico ufficialmente che mi fermo qui. Quando ho dato la mia disponibilità ad un percorso partecipato che portasse al rinnovamento e all’innovazione, ritenevo di mettermi a disposizione di questa meravigliosa città per contribuire con il mio modesto, ma sincero e disinteressato apporto, a far crescere il territorio e ad offrire una nuova opportunità per la gente. Forse da persona ingenua ed illusa e sicuramente poco avvezza ai giochi di questa datata politica, pensavo che fosse serio e fondamentale presentarsi ai cittadini con un programma concreto volto unicamente a conseguire gli interessi della comunità, che ponesse le persone al primo posto nelle scelte amministrative (che a mio avviso non devono mai essere imposte dall’alto, bensì partecipate e condivise sin dall’inizio). Avevo in mente concrete opportunità per il mondo del lavoro ed economico, per le donne, per i nostri giovani, per gli anziani e i disabili, per i trasporti, l’imprenditoria, il commercio…, una idea – condivisibile o meno – di come avrebbe potuto crescere una città che ho sempre sentito mia e che amo e rispetto profondamente. Volevo proporvi di uscire da un modello di Pubblica Amministrazione fondata sul vecchio concetto di burocrazia, gelosa delle sue informazioni e che basa proprio sulla gestione di quelle informazioni il proprio potere, e andare verso un mondo impostato sullo scambio delle conoscenze, per creare una rete condivisa diretta a produrre subito i migliori risultati. E impostare questo lavoro investendo sin dall’inizio sulle risorse umane interne al Comune, con un percorso dove le accresciute responsabilità si accompagnavano a maggiore autonomia decisionale, dove il dipendente doveva diventare un protagonista del cambiamento e della produttività, e dove l’impegno profuso e i risultati raggiunti, in modo trasparente, gli avrebbero consentito la possibilità di avere una retribuzione maggiore. Volevo parlarvi di qualità della vita, dell’idea di coniugare gli obiettivi di decoro urbano, di realizzazione di aree verdi e parchi con importanti e coraggiose scelte sulle energie alternative. Volevo mostrarvi come la rete telematica e mirate ed innovative soluzioni tecnologiche potessero valorizzare in maniera esponenziale il turismo, il commercio, la cultura, l’imprenditoria, la comunicazione fra gli enti, i servizi ai cittadini, l’assistenza agli anziani, l’assistenza sanitaria con una piattaforma comune diretta ad abbattere i costi, ad eliminare la duplicazione di servizi e strutture. Volevo approfondire con voi le ragioni per le quali quel fondamentale valore rappresentato dal mondo femminile non riesce ad esprimere tutte le sue enormi potenzialità, non riesce a liberare tutte le proprie risorse ed energie ed emergere con prepotenza verso l’alto, nella “mobilità sociale”, a causa di logiche e prassi datate che non sanno cogliere il valore aggiunto rappresentato dalla “femminilità” . Volevo con voi individuare quali “azioni positive” potevano essere messe in campo, per consentire a chi vuole essere moglie e madre di impegnarsi anche nella carriera lavorativa, nell’impegno amministrativo, sociale, senza dover rinunciare a nessuna delle proprie aspirazioni, e far questo non creando corsie privilegiate, ma assicurando le pari opportunità di partenza. Volevo confrontarmi con i giovani per capire da loro stessi come vedevano il loro futuro lavorativo e professionale a Cremona, di come mirati incentivi sulla ricerca, sulla qualità dell’educazione scolastica e formazione sempre più coordinati e condivisi con il mondo privato avessero potuto prepararli ad affrontare con la sicurezza della loro preparazione un mondo lavorativo ogni giorno più carente di garanzie e ammortizzatori sociali; Volevo parlarvi di come liberare risorse per investirle in questi progetti, dal taglio agli sprechi, agli aumenti di produttività, a scelte coraggiose sul patrimonio immobiliare e partecipate. Volevo con voi costruire per Expo 2015 un progetto che portasse Cremona ad essere protagonista sulla vetrina mondiale, coniugando ritorni di immagine a ritorni di sviluppo economico e sociale sul territorio, alzando la voce nelle sedi istituzionali per proporre le nostre idee e la nostra progettualità e non per gridare che ci siamo anche noi e che qualcuno ci ha dimenticato. Volevo parlarvi di qualità dei trasporti, di infrastrutture, marketing territoriale pubblico privato, di solidarietà sociale, di sicurezza sociale in un’ottica “concreta” diretta ad accrescere il senso di “benessere” di chi vive a Cremona. Il tutto per arrivare a realizzare assieme quello “stato”, quella appartenenza del cittadino a Cremona che non è dato dalla sua capacità di parlare o scrivere in dialetto ma dall’orgoglio di aver contribuito a realizzare la città migliore. Ho però amaramente scoperto che, per chi si riempie la bocca parlando di pluralismo democratico, ma nei fatti ha in mente solo le poltrone, i programmi e i progetti non contano. C’è stato forse qualcuno tra i miei detrattori che si è posto il problema di sapere cosa avevo da dire o proporre? C’è stato qualcuno che ha riflettuto sulla circostanza che quando un magistrato di 43 anni fa una scelta come quella che io ho inizialmente fatto, forse non lo fa per fare vetrina, ma perché crede in una proposta da sottoporre al giudizio dei cittadini? Quando ho dato la mia disponibilità alle primarie pensavo di intraprendere un percorso leale in cui poter essere apprezzato o contestato per i contenuti dei mie progetti; non immaginavo certo di dovermi scontrare con infamie, colpi bassi e attacchi gratuiti. Constatato quindi che quello che al momento interessa maggiormente ai miei oppositori non è conoscere quello che ho da dire ma semplicemente perseguire la politica delle poltrone, ritengo sia venuto il momento di “togliere il disturbo”. Mi spiace prendere questa dolorosissima decisione ma la mia dignità personale ed i valori in cui credo non mi consentono di andare oltre. Un gruppo di persone, che come me amano questa città, e che hanno fermamente creduto in me sostenendomi pubblicamente, mi aveva proposto di partecipare ad un programma di innovazione e di cambiamento. Mi sono trovato invece a fare i conti con la vecchia logica del potere, che è una logica che non mi appartiene e che non condivido. Per me amministrare è mettersi al servizio della gente per fare gli interessi della gente. Se l’amministrazione diventa invece una palestra dove fare esercizio per vedere quanti scranni si portano a casa, allora non fa per me. Rinnovo i ringraziamenti di cuore a tutti coloro che mi hanno dato fiducia, e un grazie particolare a tutti i cremonesi che ultimamente hanno dovuto fare i conti con una situazione sconcertante e indecorosa che, con la mia uscita di scena spero possa terminare". Anche stavolta saltano le primarie a Cremona.

***

Il sindaco Gian Carlo Corada di ritorno da Roma, prende atto della decisione assunta dal giudice Beluzzi e sottolinea:

"Sono abituato a rispettare sempre le scelte prese da ogni singola persona. Ed anche in questo caso non posso che rispettare la decisione del dr. Beluzzi.

Si é verificata una situazione simile ad altroe che si vanno verificando in ogni posto d'Italia dove c'è il sindaco uscente che ha fatto bene e si ricandida.

Ora spero che questo mese orribile sia chiuso e ci si dia da fare, ricompattandoci, per vincere tutti insieme nei confronti del centrodestra".

 


       



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