15 Settembre, 2002
Pd milanese, stavolta è gara vera
Un intervento di Antonio Maria Ricci, segretario cittadino del PD di Pavia
È una gara vera, stavolta il nome del vincitore non si sa in anticipo, com´era successo a Roma per Walter Veltroni, in Lombardia per Maurizio Martina e in provincia di Milano per Ezio Casati.
Non pare vero ma il PD inizia forse a funzionare.
In ballo c´è la carica di segretario cittadino del Pd, che verrà eletto domani dai direttivi dei circoli e dagli eletti nelle istituzioni, circa 600 persone. Si sfidano Davide Corritore e Stefano Draghi ed è un duello all´ultimo voto, che se da una parte rimescola un po´ le carte tra i Democratici milanesi, dall´altra sembra riproporre quelle logiche da cordata che entrambi i candidati dicono di rifuggire.
Una cosa è certa: durante la «campagna elettorale» i due non se le sono mandate a dire, hanno messo un po´ di pepe nella sfida. Per dire, Draghi (66 anni, già mago dei numeri del Pci, poi coordinatore del Pds a Milano nel bel mezzo della bufera di Tangentopoli) ha evocato l´ombra del «voto di scambio» dietro la candidatura del rivale. E Corritore (cinquantenne in carriera diviso tra consulenze economiche e politica) ha risposto per le rime: «Tutto falso, sono dichiarazioni lesive della mia dignità politica».
Entrambi bocconiani, nonostante queste scintille i concorrenti dicono di stimarsi a vicenda. Ma sul ruolo del Pd all´ombra della Madonnina non la pensano affatto allo stesso modo. Draghi: «Prima di tutto bisogna costruire un Pd solido, in grado di relazionarsi davvero con la società milanese; finora si è parlato astrattamente di innovazione e si è puntato tutto sulle scadenze elettorali, quasi fossimo un partito all´americana... ». Corritore: «Io non provengo né dai Ds né dalla Margherita, sono iscritto al Pd solo da un anno; bisogna aprirsi al massimo alla società e superare la tradizionale forma partito, affidarsi davvero, per comunicare, ai nuovi strumenti tecnologici, internet e web-tv». Questa è l´innovazione, ma Draghi alza le spalle: «Innovativo è girare con un Suv, moderno andare in bicicletta». L´altro - ecco la perfidia - un Suv lo possiede davvero.
Gli antipatizzanti di «Davide l´innovatore» non gli perdonano una cosa: alle primarie dell´anno scorso lui stava con Letta e contro gli apparati, ma poi in settembre ha aderito all´associazione che raccoglie la maggioranza dei capi clan milanesi, tra cui quelli che comandavano prima nei Ds e nella Margherita. Corritore si difende così: «Io nuovo appoggiato dai vecchi? Vale per tutti, anche per il mio avversario, che tra l´altro propone ricette datate: altro che il partito prima di tutto, dobbiamo buttarci subito sulla sfida del 2011, quando si voterà per il Comune». Magari con lui come candidato sindaco.
Draghi insiste: «Il blocco di maggioranza ha espresso un proprio candidato, io ho deciso di rompere questo schema perché in un partito fatto di componenti non è detto che a prevalere debba essere sempre la più grossa». La sua prima sponsor è Barbara Pollastrini, ma con il «vecchio professore» (espressione sua) non ci sono solo il grosso dei parlamentari eletti a Milano, il capogruppo in Comune Majorino e un big come Antonio Panzeri: sta con Draghi un folto gruppo di giovani, capitanati dal trentenne Francesco Laforgia, all´inizio anche lui in corsa in nome del «salto generazionale». Poi si è ritirato, perché in una gara a tre avrebbe stravinto Corritore. Se dovesse spuntarla, il professore dice che al congresso dell´anno prossimo passerà il testimone a questo gruppo di giovani, intenzionati a candidarsi in blocco alla guida del Pd milanese.
Antonio Maria Ricci, Segretario cittadino partito democratico - Pavia
 
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