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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Il rastrellamento del 10 gennaio 1945 avvenuto in valle di Susa di K.Fogliazza
Il generale Graziani Ministro della guerra della repubblica di Salò ha passato in rassegna ad Avigliana circa 5 mila uomini, tedeschi e italiani dei vari corpi, da impegnare in questa operazione considerata “definitiva”.

La Memoria storica mi invita a ricordare il rastrellamento del 10 gennaio 1945 avvenuto in valle di Susa. Dopo quello del 2 luglio 1944 al Col del Lys, sempre in quella zona, con il quale si voleva cancellare la lotta di liberazione in quelle valli., il 3 gennaio il SIM avverte di un rastrellamento fissato per il 10 gennaio., Il generale Graziani Ministro della guerra della repubblica di Salò ha passato in rassegna ad Avigliana circa 5 mila uomini, tedeschi e italiani dei vari corpi, da impegnare in questa operazione considerata “definitiva”.
Le valli sono innevate più che mai – mulattiere, sentieri, indicazioni coperti. Gli armamenti non adeguati alle necessità in quanto le mitragliere da 20 e 12 mm prelevate alla Areonatica d’Italia non sono maneggevoli e valide per una battaglia di movimento. Una battaglia di posizione all’inizio poteva anche prevedersi ma di fronte a un nemico fortemente armato si doveva prevedere da parte nostra anche una ritirata che sarebbe stata .impossibile, verso altre valli o in Francia causa l’innevamento. Resistere in quelle condizioni si rischiava di morire assiderati o di fame o con un colpo alla nuca. La preoccupazione, come si capirà, era di grande dimensione Che fare ?
Era stato superato da poco il dramma dell’appello del gen Alexxander con l’invito a tornarsene a casa per rivedersi a primavera, come se la cosa fosse stata possibile per i russi, i siciliani noi cremonesi Voleva dire praticamente sciogliere le formazioni. Si disse di no a tale proposta, anche se è costata qualche perdita Come si disse di no alla proposta mussoliniana di perdoni e posti di lavoro sicuri se si abbandona la lotta e si torna alla “ normalità,” cosa non credibile dopo i massacri che si sono visti come al Col del Lys.. Come si dirà un forte no ai tedeschi che chiedevano zone di rispetto per poter concentrare a loro volta forze localmente disimpegnate, e produrre interventi massicci sul piacentino o in Valle Sesia da Moscatelli
.
Superata abbastanza bene tale fase ecco il rastrellamento nelle peggiori condizioni per noi, Tre metri di neve, freddo pungente tre mila partigiani in valle, la popolazione residente gli, sfollati,.i bambini.. Situuazioe difficile, drammatica Dopo discussioni ani mate in sede di Comando e nei distaccamenti si arriva alla decisione di scendere in pianura alla periferia di Torino. Mentre il rastrellamento sale convinto di fare ikl “pieno” noi scendiamo per vie che i contadini ci indicano e facciamo il”vuoto!”lasciando in valle il distaccamento Faleschini in qualità di distaccamento civetta per .attirare,. sfiancare il nemico.
Nei vari comuni. di Valdella torre, Pianezza, S;Gillio, Givoletto, La Cassa, Brioni, Alpignano, Caselette .ogni distaccamento diviso in tanti piccoli gruppi (due-tre) verranno ospitati nelle cascine, come avvenne l’ 8 settembre 43, creando una zona di assoluto silenzio, almeno per il momento. .Operazione non facile anche perché il nemico aveva provveduto a chiudere le vie di sbocco dalla valle che bisognava comunque superare.
Le notti del 7 e 8 gennaio si diede l’avvio alla operazione e gli otto distaccamenti, di 60 – 70 uomini ciascuno, divisi come detto, trovarono la soluzione, auspicata. Chi era del posto e in grado di darsi una sistemazione in proprio ne era autorizzato .anche per non pesare sulla formazione..

Alle ore 10 del giorno 11 gennaio appuntamento dei comandanti di distaccamento con, Deo Comandante di Brigata, nel sottosuolo della sagrestia del Santuario di S:Pancrazio di Pianezza per esaminare l’andamento della intera operazione definita dallo stesso DEO la “Grande Beffa”
Deo non giungerà all’appuntamento perché durante il tragitto alla Madonna della Bassa avrà uno scontro con una pattuglia tedesca, due tedeschi sono a terra, ma nella sparatoria che ne seguirà, rimarrà ferito alla coscia destra. Da nascondiglio a nascondiglio medicandosi con lembi di camicia, rientra in valle Messa per portarsi a Monpelato dove nella casa del parroco vi era la mamma e la moglie di Kiro, giunte in montagna all’insaputa di tutti, accompagnate da Primo Binaschi nostra staffetta da Cremona. e che ignorava l?esservi rastrellamento in atto. Il parroco sgarbugliò la matassa difficile da sbrogliare, Le due donne non sono venute in vacanza, dove ospitarle in un mondo di partigiani e popolazione indaffarata? non vi erano alberghi, locande illuminate che attendevano clienti., Tutto era chiuso, i privati non ospitavano perché sulla porta di casa era obbligatorio esporre lo Stato di famiglia per facilitare i controlli,. Don Lavagno invitò la sorella e la nipote che figuravano sullo Stato di famiglia con lui e la madre, a scendere a S.Ambrogio di Susa e i due posti liberi occupati dalle due donne ll rischio non è da poco la pronuncia compresa, Parroco grande amico e tanto coraggioso!! Le brigate nere, in buona parte lombarde, giunte a Monpelato hanno occupato la Casa Parrocchiale perché più sicura sopportate dal prete e dalla mamma che offrono loro qualche grappino. Le due donne sistemate in una stanza, vestite alla montanara, rammendavano attente a non parlare con nessuno militare o borghese. che fosse,
Deo tampona alla meglio la ferita e riesce dopo una notte di grande travaglio, a raggiungere Monpelato ignorando che la casa parrocchiale fosse occupata dai fascisti. Viene visto e salutato dalla mamma di Oreste, uscita dalla messa, e il cui figlio, esperto dell’ambiente mi custodisce in una grotta del torrente Nevarussa, che solo lui dice di conoscere..
.
Di fascisti in casa non ve ne erano perché impegnati in rastrellamento e a bruciare baite compresa la villa chiamata LA BAITA sede della nostra infermeria, Vi trovarono un militare tedesco morto per malattia qualche giorno prima..

Teso e drammatico l’incontro di Deo con la mamma Una mamma che vede il proprio figlio semi dissanguato, pallido, che parla a fatica, si sarebbe lanciata verso il figlio con le braccia aperte, e offrire tutto il suo amore e il suo aiuto.! Ha saputo invece superare tutto ciò chissà con quale fatica, per imporre al proprio figlio in modo energico ed argomentato: “” vai via Deo non puoi rimanere un minuto in più, se ti vedono i fascisti e i tedeschi ammazzano te e tutti noi, bruciano il Paese,”” ti prego, ti ordino vai via!!”” Chissà come era quel cuore di mamma in quel momento,!! Deo responsabilmente prese delle bende e del disinfettante e scappa zoppicante verso il cimitero.. Lo ritroveremo nella baita difficile da vedere e trovare, ma scoperta da Oreste e portato a casa sua ove i genitori avevano provveduto alla tana – infermeria. nella quale troverà assistenza per qualche giorno anche dalla mamma, dal Prof, Chiò farmacista sfollato, dal Sig. Badone e da Don Lavagno; Scriverà con un mozzicone di matita il versetto della “Grande Beffa “. Guarirà in una trentina giorni
Lo sostituisco alla fallita riunione del giorno 11 a S,Pancrazio.. Voci fatte circolare ad arte avevano diffuso notizie che in montagna il rastrellamento aveva distrutto tutti e tutto, Deo, Pucci Kiro, Barbarosa, ecc. erano stati giustiziati,
Pesante la difficoltà per far superare la notizia. La mia presenza era ina garanzia. E con l’aiuto di Bambù, Pino, Pierino Audan, Tito riusciamo a rimettere in piedi l’organizzazinne,

I distaccamenti sparsi nelle cascisne avevano sibito qualche perdita ma nel complesso la formazione si è salvata.

Solo il distaccamento “civetta “a Borgata Suppo aveva subito il giorno 11 un attacco con la morte di Eugenio, la cattura di Tavin (cremonese) e Tancredo diTorino, mentre diversi si erano salvati ritirandosi nelle tane previste. Solo Bomba e Merego si salveranno per miracolo. Il primo trovatosi nel cesso della borgata, visto il pericolo alzò la base e si è immerso nel pozzo nero la cui melma gli raggiungeva la barba, Rimarrà in quelle condizioni per qualche ora strigendo la ligua trai denti per non far sentire i brividi.. Era l’11 gennaio del 1945. Le donne della Borgata provvederanno con grandi bagni caldi a far superare lo stato in cui si trovava il Bomba, che tra l’altro pensava alla sorella Maria, moglie di Kiro, che non sapeva essere ospite in casa parrocchiale a Monpelato.

L’altro fortunato fu Merego, cuciniere anche lui cremonese ben noto a san Bassan, “”l’artista del fischio con la chitarra “”. Si è gettato a pesce in una baita piena di fogliame salvandosi anche dalla crivellata di colpi di mitra sparati nel mucchio da un fascista con la bava alla bocca,
Il rastrellamento trovò il vuoto, ma si stabilizzò, diversamente organizzato per la caccia a singoli e gruppi. Fece ancora vittime, circa una trentina i morti, trucidati tra montagna e pianura Tra le vittime in basa valle, Cichinas, Mulattiero, Merlo, Cili, Parin, Cavour e altri, i cinque cremonesi Novasconi Barbarosa, Righetti Nando, Panni Leo in montagna, Bozzetti Tuffo, Codazzi Aldo, fucilati a Carmagnola. Li ricorderemo assieme agli altri Caduti il 29 marzo 2009 prossimo in una manifestazione qui a Cremona.in presenza degli amici piemontesi.
Ai giovani vorrei dire che erano tutti ragazzi, con i desideri e le passioni, i sogni dei giovani di oggi, .e agli anziani dire che potevano essere i loro figli. Non si deve., non si può dimenticare!!! anche perché il nostro oggi è figlio di quello “ieri” così triste ma fulgido !! Cordialità e Buon Anno
Kiro Fogliazza
Cremona 31 dicembre 2008.

 


       



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