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15 Settembre, 2002
Un primo passo concreto che porterà Cremona a diventare il capolinea interno del trasporto merci.
E’ arrivata puntualissima, nel porto di Cremona, la chiatta Jacopo, mossa dallo spintore Mantova

Un primo passo concreto che porterà Cremona a diventare il capolinea interno del trasporto merci via acqua, una sorta di “antiporto” di Venezia, e di contro il porto di Venezia capolinea di riferimento per il traffico fluvio-marittimo di collegamento della pianura padana con l’Adriatico.
E’ arrivata puntualissima, nel porto di Cremona, la chiatta Jacopo, mossa dallo spintore Mantova, con un carico di 1200 tonnellate di sfarinati destinati dl mangimificio Veronesi di Acquanegra Cremonese e partiti da Marghera, equivalenti a 40 Tir.
Il viaggio ha inaugurato una linea di collegamento via fiume fra le due città, che consentirà un servizio di trasporto merci eco sostenibile. Ciascuna delle cinque chiatte armate dalla Fluviomar, una compagnia partecipata dall’Autorità portuale di Venezia, da operatori privati e dalla Provincia di Mantova, infatti, può trasportare fino a 2060 tonnellate di merci, equivalenti a 70 camion. Un collegamento che consentirà, a regime, di eliminare dalla strada circa 16mila Tir all’anno. Il passo successivo sarà quello di attivare una linea di trasporto container, fino a 60 per chiatta, corrispondenti a un treno e mezzo.
Ad accogliere la chiatta sulla banchina del porto di Cremona il presidente della Provincia Giuseppe Torchio, con il vicepresidente e assessore ai Trasporti Agostino Alloni e una nutrita delegazione della giunta, l’intera Commissione provinciale Territorio, il prefetto di Cremona Tancredi Bruno di Clarafond, l’assessore del Comune di Cremona Daniele Soregaroli, l’assessore regionale lombardo Davide Boni, l’assessore regionale veneto al Territorio Marangoni, il presidente del Porto di Venezia Paolo Costa e tante altre autorità e operatori economici.
Dopo l’arrivo, salutato dal classico colpo di sirena, un incontro al Centro servizi del porto.
Nel suo intervento di saluto il presidente Torchio ha sottolineato come Cremona abbia meritato il titolo di capitale del Po proprio grazie al trasporto fluviale di merci, sviluppato fin dall’antichità. Tuttavia l’andamento carsico del fiume e i finanziamenti discontinui del Governo hanno amplificato la criticità del Po, rallentando la corsa per una sua valorizzazione economica e turistica relativamente alla navigazione interna. “Occorre stabilire una continuità tra Venezia e Cremona – ha continuato Torchio – abbiamo creduto e crediamo nel Po quale via naturale verso i Balcani. L’incremento dei dati delle merci trasportate lo sta a dimostrare, anche se rispetto ad alcuni prodotti si è assistito in questi anni a un fermo.
L’intermodalità del nostro territorio è testimoniata dal flusso di merci nell’area portuale di Cremona, passate dalle 600mila tonnellate del 2005 a quasi 1.400.000 del 2008, anche se la crescita è principalmente legata all’incremento dei trasporti su ferro e su gomma.
“Ora Venezia chiama Cremona - ha concluso Torchio - e noi prontamente abbiamo risposto, sia attraverso la rete ferroviaria di collegamento con l’area portuale sia con i servizi, anche in previsione della grande area industriale e logistica di Tencara di Pizzighettone, dove si attesta verso Milano il Canale navigabile, sia del terzo ponte sul Po cui è indispensabile far seguire adeguate strutture logistiche, per togliere traffico dalle strade sempre più congestionate. Il rafforzamento dell’area portuale viene sostenuto dalla realizzazione del nuovo scalo merci ferroviario di Cavatigozzi, che al porto sarà collegato, dai collegamenti dedicati per le aziende Oleificio Zucchi e Acciaieria Arvedi, dal terminal ferroviario già realizzato dalla Tamoil. Vanno però sostenute le aziende che ancora credono nella navigazione, attuare, come più volte hanno sostenuto l’on. Costa e l’assessore Boni, l’infrastrutturazione necessaria al pari dei sistemi europei del Rodano, del Reno e del Danubio, per affrontare le sfide del futuro. L’Expo 2015, infatti, non può fermarsi ai tornelli di Rho-Pero, ma deve coinvolgere l’intero bacino padano-veneto”.
Il dottor Bonomelli della Fagioli Group ha ribadito di essere fra le aziende che credono, da molto tempo, al trasporto fluviale, perché il porto di Cremona potrebbe essere lo sbocco naturale non solo per il trasporto delle merci da utilizzare in loco, ma per tutta l’impiantistica lombarda, ad esempio. Occorre però che vengano date le necessarie garanzie agli imprenditori che investono in questo trasporto, e ai clienti che ne usufruiscono, sulla continuità e la convenienza del servizio, a partire dalla navigabilità del fiume, la cui criticità maggiore oggi è fra Cremona e foce Mincio.
Anche il dottor Veronesi, dell’omonimo gruppo, ha detto che la sua azienda è stata fra i pionieri del trasporto fluviale, che però su Cremona ha dovuto abbandonare a causa della navigabilità non garantita, ed ha sollecitato interventi affinché le imprese italiane possano mantenere la loro competitività, basata anche su un sistema di trasporto efficace, efficiente ed economico.
L’assessore regionale Davide Boni ha esordito affermando che troppo a lungo il nostro paese è stato il paese dei no e dei tempi eterni. “Stiamo lavorando – ha detto – su progetti che hanno 40 anni. Oggi però c’è l’esigenza di realizzarli, per ragioni ambientali, economiche, perché questo paese dobbiamo rilanciarlo, e dobbiamo rilanciare quest’area, dove si concentra il 56% del prodotto interno lordo e il 72% delle esportazioni nazionali”.
Oggi, ha continuato Boni, quello che avviene a Cremona è un punto d’inizio. “Ma – ha proseguito – o noi pensiamo in grande o non andiamo lontano. Dobbiamo mettere istituzioni e forze politiche a ragionare intorno a grandi idee. L’idea di Regione Lombardia è quella di arrivare via acqua a Milano. Abbiamo incaricato una nostra società di progettare la regimazione del Po, che attraverso lo sfruttamento idroelettrico può finanziare fino al 75% l’opera. Pensiamo a un collegamento turistico con il sistema dei Navigli milanesi attraverso il quale si potrebbe arrivare fino a Locarno. Ma se facciamo investimenti su Cremona è per ottenere che il Po sia navigabile 365 giorni all’anno. Noi ci crediamo. Se altre Regioni ritengono indispensabile il ponte sullo stretto di Messina – ha concluso Boni – noi in alternativa riteniamo indispensabile per lo sviluppo del paese la realizzazione dell’autostrada fluviale al Nord”.
L’incontro è stato concluso da Paolo Costa. “Oggi è un incontro molto diverso da quelli che si potevano tenere in passato. Oggi c’è la concretezza dell’avvio di un servizio, l’inizio di quella realizzazione di punti di riferimento interni per il porto di Venezia. Occorre però dare al servizio stabilità, continuità, certezza”.
Già oggi vi sono operatori che organizzano il trasporto fluviale. Qual è allora la novità? “Che oggi – ha detto Costa – si inaugura un servizio generalizzato, non su richiesta per trasporti specifici, ma a disposizione di tutti, del mercato, cui seguirà a breve una linea di trasporto di container. Oggi il trasporto fluviale toglie dalla strada una quota simbolica di traffico. Ma è bastato il solo annuncio di questo nuovo servizio che si è creata una certa domanda. Dal punto di vista del mercato, dunque, è possibile che questo servizio possa svilupparsi per passare dal simbolico al significativo”.

 


       



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