15 Settembre, 2002
Anpi Cremona. I partigiani ed i repubblichini non sono uguali.
L’ANPI è impegnata a diffondere questi giudizi ed a contestare in ogni sede la suddetta proposta. Si rivolge alle Istituzioni ed a tutte le forze democratiche perchè manifestino netta contrarietà a questa legge
Presenti una quarantina di rappresentanti
delle sezioni si è tenuta sabato 28 febbraio
la conferenza provinciale di organizzazione
dell’ANPI di Cremona. Dopo la relazione del
Presidente On.Enrico Fogliazza hanno portato
il saluto gli esponenti di forze politiche
e delle Istituzioni on.Pizzetti e Fanti del
PD, Guerrini di Rifondazione Comunista, Filipazzi
del PDCI e l’Assessore Berneri per il Comune
di Cremona. Sono seguiti numerosi interventi
e le conclusioni del Presidente dell’ANPI
regionale Antonio Pizzinato.
La conferenza ha infine votato i due seguenti
ordini del giorno.
ORDINI DEL GIORNO
La conferenza provinciale dell’ANPI, riunita
a Cremona il 28 febbraio 2009, respinge con
sdegno il proposito della PdL n. 1360 presentata
alla Camera, con la quale si vorrebbe conferire
una onorificenza sia a chi nella ultima guerra
mondiale ha combattuto per liberare il Paese
ed abbattere il nazifascismo che a chi ha
combattuto tramite la RSI col nazismo hitleriano.
Con essa verrebbe nominato “Cavaliere del
Tricolore” sia l’internato militare in un
campo di concentramento tedesco che chi ce
lo ha mandato, sia chi ha collaborato con
le SS in rastrellamenti e stragi indicibili
che chi si è ribellato e le ha combattute.
Questa proposta non ha niente a che fare
con la pietà umana per tutti coloro che hanno
sofferto o sono morti. Dare addirittura una
onorificenza a forze che sostennero - con
gesta efferate – volontà politiche di guerra,
di supremazia e sterminio razzista, di totale
avversità alla democrazia significa negare
la storia. Significa negare ed offendere
la stessa Costituzione che si fonda sulla
rigorosa condanna di quelle posizioni.
L’ANPI è impegnata a diffondere questi giudizi
ed a contestare in ogni sede la suddetta
proposta. Si rivolge alle Istituzioni ed
a tutte le forze democratiche perchè manifestino
netta contrarietà a questa legge.
***
La Conferenza prov.le dell’Associazione Nazionale
Partigiani d’Italia – tenutasi Sabato 28
febbraio nel Salone “Bonfatti” della Camera
del Lavoro di Cremona – ha espresso la più
viva preoccupazione per l’entrata in vigore
del decreto legge del Governo, che prevede
la possibilità di istituire associazioni
dei cosiddetti volontari per la sicurezza,
nel senso comune più realisticamente viste
e considerate come ronde di cittadini preposte
al controllo del territorio.
Affrontare un tema delicato quale è quello
della sicurezza dei cittadini – anche per
gli aspetti che coinvolge relativamente ai
diritti di libertà delle persone – deve rimanere
prerogativa dello Stato, impegnato ad assicurarla
attraverso i suoi organi allo scopo preposti,
nel rispetto delle garanzie previste dalla
Costituzione repubblicana. Sarebbe gravemente
sbagliato che delegasse ad altri – in particolare
a privati cittadini magari associati in organizzazioni
targate politicamente – l’esercizio di una
funzione così importante. Debbono essere
assunti, perciò, tutti i provvedimenti legislativi
ed amministrativi – in particolare relativamente
alla messa a disposizione di adeguate risorse
finanziarie – per porre gli apparati delle
Forze di polizia e della Magistratura nella
condizione di assolvere ai loro compiti di
prevenzione, contrasto e punizione della
criminalità, nei modi più tempestivi ed efficaci.
Purtroppo, invece, sono stati operati, su
questo piano, tagli rilevanti nei finanziamenti
da parte del Governo.
In un clima avvelenato, ove si segnalano
rigurgiti di razzismo che non possono essere
negati o minimizzati, costituirebbe grave
pericolo lasciare affermare l’idea che i
cittadini – singolarmente od in forme associate
– possano farsi giustizia in proprio.
Possono invece essere considerate ipotesi
di collaborazione dei cittadini con gli Enti
locali,
non in supporto alla gestione dell’ordine
pubblico ma nel quadro di una loro maggiore
partecipazione alla vita sociale, per aiutare
e dare più forza a organizzazioni, nuove
o già esistenti, operanti in ambiti particolarmente
problematici. Partecipazione che va fortemente
rilanciata dai Comuni e posta fra gli impegni
prioritari nei propri programmi.
 
|