15 Settembre, 2002
Il 25 Aprile? Me lo compro, ci Salò! (di A. Abbate)
L’anno scorso l’aveva trascorso nella residenza privata romana di Palazzo Grazioli, in compagnia dell’amico fascista Ciarrapico, mentre poco distante Il Presidente Napolitano deponeva la corona d’alloro all’Altare della Patria.
L’anno scorso l’aveva trascorso nella residenza privata romana di Palazzo Grazioli, in compagnia dell’amico fascista Ciarrapico, mentre poco distante Il Presidente Napolitano deponeva la corona d’alloro all’Altare della Patria. Se poi guardiamo indietro negli anni, sebbene troviamo il più ricco campionario che si possa immaginare, non troviamo un solo 25 aprile dedicato dal Cavaliere alla celebrazione della Resistenza. In fondo era stato coerente, sentendosi a pieno titolo espressione di quelle forze politiche di poca “dimestichezza” con la Costituzione e la Democrazia che, sconfitte il 25 aprile, per quasi mezzo secolo erano rimaste culturalmente e politicamente minoritarie. Ora queste forze governano l'Italia e, come ripromesso, stanno cercando di "rivoltare l'Italia come un calzino". I primi risultati già si scorgono: l’odio sociale rischia di prevalere sulla coesione sociale, i lavoratori sono intimiditi e oltraggiati e non solo dalle pagliacciate del ministro Brunetta, la "cattiveria" è elevata dal ministro Maroni a sentimento guida per le forze di polizia verso i migranti, i libri di testo sono contestati come "di parte" allo scopo di riscriverne intere pagine come sulla repubblica di Salò, si fanno sempre più forti e proterve le pressioni per cambiare la Costituzione, mentre il Parlamento è ridotto all’irrilevanza da un Governo che va avanti a botta di decreti. Il Premier sente di avere in mano il Paese, questo è il momento per tentare il colpo più grosso: appropriarsi anche delle celebrazione del 25 Aprile e, forte di una potenza mediatica sconosciuta in qualunque altro paese democratico, farne il suo nuovo personale palcoscenico nel nome non dell’antifascismo ma dell’anticomunismo. Ma quale Resistenza? Per lui gli unici e veri liberatori dell’Italia sono stati i soldati dell’esercito alleato, mentre i partigiani erano tutti comunisti che combattevano la dittatura fascista non per la libertà e la democrazia ma per instaurare in Italia una dittatura di segno diverso. Una tesi fondata su un cumulo di falsità storiche come chiunque può verificare, ma la magia nera televisiva si incaricherà di farla passare come verità. E magari, in cotanta melassa mediatica, l’auspicata condivisione della memoria significherà parificare la Resistenza alla Repubblica Sociale, come se il giudizio storico su Salò potesse prescindere di colpo dal fatto che essa lottò per la causa del nazismo, non certo contro. A coloro che combatterono per la libertà e la democrazia va il rispetto e la riconoscenza di tutto il paese, a chi combatté per il nazi-fascismo si può concedere forse una pietosa comprensione, ma mai, in nessun caso, l’assoluzione. Perciò questo 25 aprile occorre un rinnovato impegno per raccontare alle generazioni più giovani e ai cittadini che provengono da altre parti del mondo cosa è stato il fascismo storico, quali strumenti e metodi ha utilizzato per imporsi nel nostro Paese e anche come gli stessi metodi sono stati riproposti negli anni tragici della strategia della tensione. Ricordare il sacrificio e la resistenza di tanta gente semplice, coraggiosa, assetata di giustizia significherà rimarcare che nel complesso mondo di oggi, così come allora, non si esce dalle difficoltà e dai problemi senza solidarietà e condivisione .
Annamaria Abbate, Segretario cittadino PD Cremona
 
|