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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Possiamo contare su di voi?
Messaggio del Vescovo di Cremona, Mons. Dante Lafranconi, agli Oratori della Diocesi per l’anno pastorale 2009-2010

Carissimi,
l’anno pastorale che ci sta davanti è particolarmente significativo per tutti voi che trovate nell’oratorio un punto di riferimento a diverso titolo: o come frequentatori per la vostra formazione cristiana di ragazzi, adolescenti, giovani; o come educatori e catechisti; o come animatori e volontari che si occupano dei vari servizi (dal gioco, allo sport, al bar e a tante altre prestazioni necessarie a mantenere efficienti e accoglienti le strutture dell’oratorio e l’ambiente nel suo insieme).
Un anno significativo in particolare per due ragioni:
* viene consegnato alla Diocesi il documento sulla pastorale giovanile e gli oratori, frutto di un lungo lavoro e del contributo di molte voci. Vuole offrire alcune linee orientative per un settore della vita pastorale che sempre sta a cuore alla Chiesa;
* le linee pastorali, che a partire da quest’anno si protrarranno per un triennio, mettono a fuoco il tema dell’educazione, di cui si parla spesso come di una urgenza per la Chiesa e per l’intera società.
Gli oratori e tutti coloro che vi operano sono, dunque, chiamati in causa direttamente. Desidero allora mettervi a parte di qualche mia considerazione nella consapevolezza che i documenti restano lettera morta se chi opera concretamente negli oratori non cerca di metterli in atto quotidianamente.

1. Educare: un’avventura altamente umana.

Anzitutto la mia speranza è che i due documenti, di cui vi ho appena parlato, valgano a rinnovare nelle nostre parrocchie la passione educativa. Tutti conosciamo che educare non è un’impresa facile, però tutti siamo convinti che è un’opera preziosa e un’avventura bella. Dicendo avventura non voglio insinuare l’idea che l’educazione sia da affrontare avventurosamente, con superficialità, senza una progettazione puntuale e senza una sufficiente preparazione. Intendo dire che l’educazione si gioca fondamentalmente in una relazione interpersonale, dove la libertà ci riserva costantemente delle sorprese, a volte deludenti a volte gratificanti. Comunque sempre altamente umane. E perché l’educazione non sia improvvisata, serve una seria formazione. Ciascuno abbia a cuore la propria crescita spirituale e umana, attraverso la preghiera, incontri e letture di approfondimento.
Si partecipi inoltre alle proposte già in atto a livello parrocchiale, interparrocchiale o diocesano. E invito gli oratori a proporre, laddove non ci siano ancora, percorsi di formazione e approfondimento proprio per gli educatori.
Voglio ringraziare e incoraggiare la moltitudine di uomini e donne (giovani, adulti, anziani), che nelle nostre parrocchie dedicano tempo, energie, fantasia per rendere gli oratori ambienti veramente educativi, luoghi in cui trovare modelli da seguire, gruppi in cui sentirsi a casa, persone che si prendano cura dell’altro, percorsi per crescere nella bellezza e nella verità.
Voglio, nello stesso tempo, far notare che, a fronte di un numero considerevole di operatori per iniziative di aggregazione o di carattere ludico, c’è una ridotta disponibilità di catechisti e di formatori in senso stretto. Eppure per un cristiano che cosa c’è di più bello che comunicare la fede, far conoscere Gesù e il suo Vangelo, far crescere il senso di appartenenza alla Chiesa nelle nuove generazioni che prenderanno domani il nostro posto?
E non è questo introdurre all’esperienza del vivere cristiano il compito primo e proprio della Chiesa e quindi delle strutture pensate per diffonderne il messaggio? “Guai a me se non evangelizzassi!” diceva l’apostolo Paolo. Coraggio dunque, e pronti in molti a cimentarsi nel compito un po’ più impegnativo di trasmettere il patrimonio della fede.

2. Educare: un impegno di tutti.

Naturalmente non solo i catechisti o i responsabili della formazione, ma tutti gli adulti e i giovani che operano in oratorio devono sentirsi educatori. Anche chi tiene aperto il bar, anche chi fa le pulizie, anche chi organizza il gioco e lo sport. Non è solo il sacerdote che deve vigilare per il retto comportamento di chi frequenta l’oratorio. È interesse di tutti che l’oratorio sia un ambiente sano. E allora se c’è qualcosa che non va, nei comportamenti o nelle parole di qualcuno, perché sono contro la dignità e il rispetto delle persone e quindi non evangelici, gli adulti presenti non possono far finta di niente. È bene parlarne con il parroco/vicario e, in base alla situazione, anche confrontarsi con i genitori.
E questi ultimi non ne abbiano male se i loro figli sono stati rimproverati e non ne prendano le difese per orgoglio personale o per pregiudizio. Anzi, insieme si comprenda che il correggere non è un disonore, ma è segno di stima e di amore perché vuol dire prendersi a cuore il bene dell’altro.
Per questo mi preme ricordare che, come dice il nuovo documento sulla Pastorale giovanile e gli oratori, “Sempre più la famiglia è chiamata a farsi carico del fatto educativo, a tutti i livelli: pertanto essa troverà nell’oratorio non l’occasione per una facile ed indolore delega, ma un luogo di sapienza educativa con cui lavorare, per il bene umano e cristiano dei propri figli”.
Inoltre è auspicabile la collaborazione di tutti per far sì che l’oratorio sia un ambiente educativo e favorirne le condizioni. Sarebbe bello che nascessero quasi delle coalizioni con le famiglie, con la scuola, con gli altri enti che si preoccupano della crescita globale dei ragazzi e dei giovani. Perché solo con un impegno educativo comune si può trasformare la cosiddetta emergenza educativa in convergenza educativa.

3. Una presenza stimolante.

Una parola particolare, a questo riguardo, vorrei rivolgere ai giovani 20-30enni. Come ho già avuto modo di dire, la loro presenza ha un peso considerevole in oratorio. Essi, infatti, rappresentano per i ragazzi e per gli adolescenti un riferimento vicino, o perlomeno percepito più vicino che non i loro genitori o altri adulti presenti in oratorio. Ad essi i ragazzi guardano trovando motivo per comprendere da una parte la necessità di continuare la propria formazione anche dopo aver concluso l’itinerario dell’Iniziazione cristiana, e per scoprire dall’altra il senso della vita come servizio.
Voi siete un anello essenziale di quella catena educativa che in oratorio si esprime in modo privilegiato: qui si incontrano tutte le fasce d’età e chi è più avanti si prende cura degli altri, senza interruzione. Non possiamo rompere questo filo di attenzioni e di crescita. Cari giovani/adulti, la vostra comunità di appartenenza attende la vostra presenza e il vostro impegno. Posso contare su di voi?

4. Anche per i giovani c’è una proposta educativa.

E infine penso proprio ai giovani che, terminata la scuola secondaria, frequentano l’università o entrano nel mondo del lavoro. Spesso questo passaggio coincide con l’abbandono della vita parrocchiale e anche dell’oratorio. In parte è comprensibile per lo strutturarsi della loro vita in ambienti e con impegni più assorbenti. Ma non va dimenticato che sono anche gli anni decisivi per la formazione della coscienza e quindi per imparare ad essere cristiani adulti, capaci di testimoniare la propria fede negli ambiti della vita familiare, sociale, professionale, attraverso scelte decisive per sé e per gli altri.
È anche il momento di una scelta cristiana, vocazionale. Mi è caro suggerire ai ragazzi di V superiore il cammino vocazionale in Seminario “Corri avanti”, perché sentano, come rivolta a loro, la voce del Signore che chiede di pensare alla propria vita. Sarà possibile avere un gruppo di diciottenni che, insieme, si mettono in ascolto della voce del Maestro?

Mentre a questi giovani rivolgo l’invito a non disertare il completamento della propria formazione, esorto anche le parrocchie a programmare iniziative per loro - magari a livello interparrocchiale o zonale -, rivolgendosi non solo a chi continua gli studi, ma anche a chi ha scelto la strada del lavoro.
La Festa dell’oratorio, che in molte parrocchie segna l’inizio dell’anno pastorale, riporti in tutti il gusto e l’impegno dell’educare e dell’educarsi; lo stupore e la passione di trasformare i nostri oratori in veri laboratori di fede e di vita in cui plasmare nuove generazioni di cristiani e di cittadini. A questo scopo ci affidiamo insieme alla protezione della Madonna, all’intercessione del Santo Curato d’Ars e di San Giovanni Bosco, modelli di uno zelo pastorale instancabile che ha congiunto l’amore radicale per Dio e la passione per la salvezza dell’uomo.

+ Dante, vescovo

 


       



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