15 Settembre, 2002
V i n c e n z o S c h i n o " Voilà"
La lentezza è della natura, la velocità è un invenzione.
L’Opera galleggiante Festival Sabato 10 ottobre
2009 – ore 21.00
Casalmaggiore – Teatro Comunale
teatro valdoca e officina valdoca
presentano
v i n c e n z o s c h i n o
V O I L À
cura della visione e regia
vincenzo schino
con
marta bichisao, riccardo capozza, gaetano
liberti, h.e.r.
progettazione, realizzazione scenotecnica
e macchinistica emiliano austeri
cura del movimento marta bichisao
composizioni originali e adattamenti musicali
h.e.r.
ricerca e consulenza musicale gaetano liberti
spazializzazione del suono luca fusconi
canto lirico rurie ogata
realizzazione costumi michele napoletano,
morena bagattini
effetti plastici leonardo cruciano workshop
assistente alla produzione giuseppe schino
consulenza amministrativa cronopios
produzione
teatro valdoca e officina valdoca, festival
delle colline torinesi, associazione demetra
con il contributo di ministero per i beni
e le attività culturali, regione emilia romagna,
provincia di forlì cesena, comune di cesena
Voilà.
In un’intervista Carmelo Bene parla di Buster
Keaton. Immaginando la terra sferica e unta
di sapone si scivola e si scivola continuamente…Talvolta
ci si rialza per compiere degli “et voilà!”
per poi ricominciare a cadere.
Ecco.
A mani vuote davanti ad uno sguardo. Il vostro
e il nostro.
Voilà è il luogo dove una dopo l’altra, svolgendosi,
ci hanno portato gli studi chiamati “operette”.
Una staffetta.
Un occhio si apre, si spalanca, perde la
palpebra e non può più richiudersi.
Cieco.
Lavorare sulla visione con la cecità. Cosa
vede un cieco dalla nascita?
Al risveglio si aprono gli occhi e la sensazione
non è di vista. È di accecamento, di bagliore.
Voilà in francese vuol dire ecco. Voilè vuol
dire velato.
I gattini, appena nati hanno un velo sugli
occhi.
…e ci sono dei fili, da qualche parte.
Voilà non c’è.
Quello che conta di questo lavoro è quello
che non c’è.
È strano a dirsi, ma è concretamente così.
C’è, una forma di pittura, o disegno in cui
delle forme fanno apparire il vero disegno,
in cui i vuoti compongono la vera costellazione.
Ci sono dei lunghi silenzi e delle attese.
Ci sono cose che avrei voluto succedessero
durante il periodo di prova. E non sono successe.
Non abbiamo mai provato all’aperto, non siamo
riusciti a trovare il tempo di riparare il
cilindro. Non abbiamo fatto le lezioni sull’occhio,
né sulle lenti, non siamo più tornati in
quella trattoria con le opere di De Felice,
tante volte non abbiamo parlato, tante volte
avremmo dovuto e non abbiamo parlato.
È la vita.
Creare un lavoro è come spiegare con tutto
il corpo un enorme lenzuolo, modellarlo,
dargli, come fosse un nido, la forma del
tuo corpo, riscaldarlo, respirarci dentro,
bagnarlo e modellarlo con la saliva e crescerci
dentro. Dare vita alla tua figura. Lei cresce
come una muffa e si evolve. Quello che succede
è veramente un mondo. Mancano dei tasselli
in quello che abbiamo fatto. Ci sono delle
pause.
Cosa si fa nelle pause?
Niente.
Abbiamo spesso lavorato sul niente. E questo
è stato doloroso e difficile per molti, anche
noioso. Irritante, ma mai, mai patologico.
Noi non siamo malati, stiamo bene, stiamo
solo lavorando. Non siamo folli, non siamo
maledetti, né depressi, né simpatizzanti
o imitatori dell’autismo. Invidiamo gli animali,
perché sono essenziali e precisi, e abbiamo
una tensione comune a molti artisti del passato,
verso la natura, verso la macchina della
natura e la sua perfezione. L’appassire della
natura è perfetto, e gli artisti possono
solo tendervi e tendersi. Ma non c’è niente
da fare. C’è già tutto.
Voilà è come una formula magica complessa,
non un rito, ma un sistema.
Una domanda sempre viva e sanguinante.
Di un sangue però che non si vede.
Il sangue lo teniamo per noi. E finalmente
anche le lacrime e i lamenti.
Il palco è saturo di lamenti finti, di repliche
su repliche di sofferenza rappresentata.
Bisogna giocare ad un gioco più difficile
a costo di non strizzare l’occhio a nessuno.
Siamo alla ricerca di atti concreti, di reazioni
chimiche reali che riguardano gli attori
e gli spettatori.
Tutto questo con niente. Senza reali argomenti,
ma solo suggestioni, rimandi, citazioni,
ma mai una traccia reale, una via.
Con questo lavoro si chiude un cerchio aperto
con Opera.
Bisogna cercare nuove forme, ma non è il
momento neanche di parlarne.
La lentezza è della natura, la velocità è
un invenzione. vincenzo schino
Prossimo appuntamento
sabato 17 ottobre, ore 21.00 - Ostiano (Cr),
Teatro Gonzaga
Trattato dei manichini, Teatropersona
Direzione Artistica Giuseppe Romanetti
www.terredacquafestival.it - info@terredacquafestival.it
 
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