15 Settembre, 2002
I cittadini ed i quartieri di Evelino Abeni
I Comitati di Quartiere sono stati un grande momento di partecipazione
I cittadini ed i quartieri di Evelino Abeni
I Comitati di Quartiere sono stati un grande
momento di partecipazione
Sig. direttore,
ho molto apprezzato l'intervento di Giuseppe
Azzoni e Italo Feraboli, che hanno voluto
ripercorrere - con una stringata, ma documentata
ed efficace nota - i tratti essenziali
dell’esperienza dei Comitati di Quartiere,
compiuta a Cremona nel corso di un decennio,
a partire dagli anni '70.
Riflettendo sul "suo decadere",
essi ne indicano, in particolare, due cause:
una eccessiva "istituzionalizzazione"
dei Comitati ed una eccessiva invadenza dei
partiti nella loro attività, con inevitabili
conseguenze negative sulla loro vita.
Riflessioni svolte nel contesto di una complessiva
valutazione positiva di tale esperienza.
Sono sostanzialmente d'accordo nel ritenere
che tali cause abbiano concorso ad "illanguidire"
(rispetto agli entusiasmi iniziali, che ne
hanno favorito la nascita ed una prima fase
di feconda vitalità) la vita dei Comitati,
ma non può sottacersi il fatto che a determinare
la fine della loro esperienza sia stata,
innanzitutto, la mancanza di volontà politica
da parte dell'Amministrazione comunale di
continuare ad avvalersi di tali organismi
di partecipazione dei cittadini alla vita
politico-amministrativa della loro città.
Ciò in ragione, soprattutto, del crescente
affermarsi di logiche decisioniste (ed anche
molto autoreferenziali) nei percorsi della
politica e nelle attività delle istituzioni
pubbliche, per le quali la partecipazione
dei cittadini è stata considerata sempre
più un elemento di intralcio, di fastidio
(qualche incomprensibile scelta di politica
urbanistica
non si sarebbe potuta evitare, se avesse
potuto manifestarsi concretamente e "istituzionalmente"
la partecipazione, almeno a livello di espressione
di parere, dei cittadini?).
E' miaopinione che si sia poco riflettuto
e si rifletta ancora in modo insufficiente
sui danni provocati dall'affermarsi di tali
logiche: concezioni personalistiche quando
non addirittura autoritarie; affermazione
della pratica della delega (da elezione ad
elezione); mortificazione dello stesso ruolo
delle assemblee elettive; sempre maggiore
distacco delle istituzioni e dei partiti
dalle esigenze e dal modo di sentire dei
cittadini (distacco non surrogato dall'affermarsi
di un populismo, che nella pratica è ancor
più mortificante rispetto alle vere istanze
di partecipazione che promanano, o dovrebbero
promanare, dai cittadini elettori).
In sostanza, se non si vedono le responsabilità
della politica (della sua mancanza di volontà)
nel negare la partecipazione dei cittadini,
si corre il rischio di non individuare –
rifugiandosi magari soltanto in analisi di
tipo sociologico
- le cause vere e principali della fine dell'esperienza
dei Comitati di Quartiere.
Sembra ora che la Giunta Perri voglia porre
attenzione a questo tema, superando il disimpegno
che, purtroppo, ha contraddistinto, al riguardo,
l'operato delle giunte di centrosinistra.
Ciò mi appare apprezzabile, a condizione
che non si risolva semplicemente in una iniziativa
propagandistica, ma avvii un confronto effettivo
- con la città, con le sue istanze sociali,
culturali, economiche - sui possibili modi
e le forme per riattivare, dopo tanto tempo,
la partecipazione dei cittadini.
Tenendo conto dell'esperienza compiuta in
passato.
Guardando ai suoi lati positivi (non pochi)
ma anche ai limiti ed agli errori compiuti,
che hanno contribuito a determinarne il logoramento.
E non vedendola in contrapposizione al ruolo,
alla presenza dei partiti politici. Sarebbe,
a
mio parere, un errore.
Certo, evitando una loro invadenza che potrebbe
risultare soffocante e riconoscendo, invece,
importanza alla presenza della società civile
(senza, però, che anche
su tale piano, si determinino eccessive e
fuorvianti enfatizzazioni). Voglio ricordare
ai
nuovi amministratori (che - anche semplicemente
per ragioni anagrafiche - non hanno
avuto diretta conoscenza dell'esperienza
compiuta nella nostra città fra gli anni
'70 e gli anni '80) come quel periodo abbia
segnato – con lo sviluppo del decentramento
amministrativo e della partecipazione dei
cittadini - uno dei momenti più alti della
vita politica cremonese, contaminando positivamente
la stessa vita dei partiti, i quali conobbero
essi stessi momenti di rinvigorimento della
loro attività e della loro democrazia interna.
Si rifletta sul come il logoramento, e poi
l'esaurimento, della vita dei Comitati di
Quartiere sia andato di pari passo (anche
se non ne fu, certo, l'unica causa) con l'impoverimento
della vita democratica dei partiti.
Anche oggi, un rilancio serio, meditato ma
determinato, degli strumenti di partecipazione
dei cittadini potrebbe rappresentare un aiuto
- in un momento così difficile e travagliato
per la vita politica ed istituzionale – per
il rilancio dell'attività e dell'immagine
dei partiti.
Speriamo.
Evelino Abeni
 
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