15 Settembre, 2002
L’ASSESSORE “SACRAMENTA” IN CONSIGLIO COMUNALE. di G. Carnevali
(Nella sala vola un bestemmia….ed è scandalo).
L’ASSESSORE “SACRAMENTA” IN CONSIGLIO COMUNALE.
(Nella sala vola un bestemmia….ed è scandalo).
Ecco, vedete, direttore, la foto mostra un
Peppone che, sulle note della Canzone del
Piave, arringa la folla che l’ascolta attenta.
“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il 24 maggio.
L’esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera. …………………………………………………………………
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”.
E ce l’aveva col povero don Camillo, quel
fiero comunista d’un Peppone. Era uno dei
tanti film della celebre saga che vide protagonisti
Fernandel e Gino Cervi. Eravamo a cavallo
tra gli anni ’50 e’60. Appunto in quegli
anni ricordo che trascorrevo volentieri le
estati in campagna, nella cascina dei nonni.
Ero poco più di un bambino. Ricordo con gioia
che mio nonno, residente in quel piccolo
paesino della bassa cremonese, a dispetto
di mia nonna oltre modo assai protettiva,
era solito portarmi ad assistere ad alcune
sedute del locale consiglio comunale. Così,
semplicemente perché a lui “gli” andava di
ascoltare….e di capire, soprattutto. Così
una sera d’inizio estate, nel bel mezzo di
una seduta del consiglio comunale, nella
sala volò una di quelle bestemmie, ma una
bestemmia …da cartellino rosso. Un’imprecazione
pesante contro il Padreterno e per di più
in un’aula istituzionale, accompagnata da
urla e pugni sul tavolo. Protagonista un
assessore comunista che aveva perso le staffe
nel bel mezzo di una interpellanza presentata
niente meno che dal rivale politico di sempre:
un consigliere democristiano, al sindaco
del paese. Un quadro degno, dunque, del miglior
Giovanni Guerreschi, l’inventore di don Camillo, appunto, il sanguigno prete
emiliano, cui si opponeva, con la stessa
passione, Giuseppe Bottazzi, detto Peppone.
Fu naturalmente un tremendo scandalo. Tutto
il paese il giorno successivo ne parlò. Figuratevi
quale sgomento nelle “gerarchie” ecclesiali
del paese: parroco, suore, fedeli, tutti
scandalizzati. Ricordo che qualche giorno
dopo uscì un “comunicato” (“essifaperdire!”)
che pressappoco diceva che colui il quale,
in una sede istituzionale e pubblica, offendeva
così grossolanamente i sentimenti di civiltà
e di religione doveva essere da tutti definito
(ed additato) quale maleducato per eccellenza,
autore sprovveduto di un gesto inqualificabile
e provocatorio. Soprattutto in considerazione
del fatto che tra il pubblico presente, oltre
a donne e bambini (il sottoscritto, per l’appunto),
erano presenti il parroco del paese ed il
parroco di un paese confinante. Mi colpì
poi una frase di quel comunicato: “eccioè”
che quell’assessore comunista, il quale solo
poco tempo prima era assessore all’istruzione…..beh,
bell’esempio aveva fornito ai noi bambini!
Io credo, direttore, che la vicenda di quei
due amministratori comunali non sia ancora
terminata. Anzi, oggi più che mai, con modalità
e “cape toste” differenti, si perpetua sempre
con maggiore inciviltà e provocazione; purtroppo!
Una cosa so (e la so per certo): che quando
ricomincia l’eterna gara dove ognuno dei
due vuole disperatamente arrivare primo,
se uno dei due “s'attarda”, l'altro lo aspetta
per continuare assieme il lungo viaggio fino
al traguardo della vita. O no? Sarà forse
utopia la mia? Sarà perché sono un inguaribile
ingenuo, troppo fiducioso nel prossimo, direttore?
“Chissà chi lo sa”!
giorgino carnevali
 
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