15 Settembre, 2002
Sistemi pensionistici in Europa di Gian Carlo Storti
La polemica, le battaglie sindacali , sociali e politiche negli ultimi decenni in Italia si sono concentrati, parlando di sistema pensionistico su due punti essenziali.
Sistemi pensionistici in Europa di Gian Carlo Storti
La polemica, le battaglie sindacali , sociali
e politiche negli ultimi decenni in Italia
si sono concentrati, parlando di sistema
pensionistico su due punti essenziali.
Il primo è il costo del sistema sul PIL ed
il secondo l’età pensionabile.
Sull’età pensionabile il percorso politico.sociale
ha teso, con diverse gradualità o con il tentativo dell’uso della mannaia
( in rapporto se il governo in carica era
di centro sinistra o centro destra) si è concentrato sulla necessità di progressivamente sterilizzare il sistema
retributivo ed adottare il sistema contributivo
con un progressivo elevamento dell’età pensionabile
in relazione all’aumento medio della vita
sia di uomini che delle donne.
Dal materiale sotto riprodotto risulta evidente
che il nostro paese ha una differenza rispetto agli altri paesi
europei. E’ fissata a 65 anni per gli uomini
e 60 per le donne. Sull’età di pensionamento
delle donne è aperto un contenzioso con la UE che ci
chiede l’adeguamento all’età pensionistica
degli uomini.
La UE infatti ritiene che nell'attuale sistema pensionistico italiano
i 5 anni di differenza (65 anni gli uomini
contro i 60 anni per le donne) è una discriminazione
di genere.
Analizzando i sistemi pensionistici europei
il trend è andare tutti a 65 anni, ma negli
altri paesi ci sono più strumenti per i lavoratori
per scegliere il miglior modello pensionistico
per le proprie esigenze.
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Per l’incidenza dei costi pensionistici sul
PIL la contraddizione evidente è da anni
la stessa.
Il costo è in Italia più elevato che in altri
paesi ( 13%) anche se il costo totale delle prestazioni
sociali non è il più alto ( 25%).
Le riflessioni su questo punto sono due:
n la prima è che ci sono paesi europei che per il sociale investono di più che il
nostro;
n la seconda che nel momento in cui investiamo
di più in “ pensioni” abbiamo un sistema che interviene meno su altri aspetti ( vedi
il sostegno alla nascita dei figli ecc.).
Mi pare quindi che una serie politica riformista
debba lavorare su questi aspetti con l’aggiunta
di migliorare le norme sulla pensione integrativa,
sistema che oggi è utilizzato da una minoranza di
lavoratori ( siamo al di sotto del 30%).
Schema età di pensionamento in Europa.
Italia
L’età legale è fissata a 65 anni per gli
uomini e 60 per le donne.
È però possibile usufruire del pensionamento
anticipato dopo 35 anni di lavoro ed all’età
minima di 55 anni, oppure dopo 37 anni di
versamenti delle quote indipendentemente
dall’età.
Germania
Il sistema tedesco si basa su tre pilastri:
pubblico, privato ad adesione collettiva
(per determinate categorie lavorative), privato
ad adesione individuale (piani previdenziali
offerti da banche e assicurazioni).
Dal 2001 è stato introdotto sono state rafforzate
le pensioni complementari che sono di tipo
volontario, che vengono incoraggiati grazie
agli sgravi fiscali.
In Germania l’età per beneficiare del pensionamento
è attualmente di 65 anni per gli uomini e
60 per le donne. Dal 2012 tutti andranno
a 65 anni per arrivare a 67 anni nel 2035.
Austria
L’età per andare in pensione è di 60 anni
per le donne e 65 per gli uomini.
L’età per beneficiare del pre-pensionamento
(di cui beneficia l’immensa maggioranza dei
salariati austriaci) è passata da 55 a 56,5 per le donne e da 60 a 61,5 per gli uomini.
Belgio
Fino al 2009 l’età per beneficiare del pensionamento
rimarrà a 65 anni per gli uomini ed a 60
per le donne (65 anni dopo il 2009).
Danimarca
Età legale del pensionamento: 67 anni per
coloro che al 1° luglio 1999 avevano già
compiuto i 60 anni, mentre per i nati dopo
il 1939 l’età per beneficiare del pre-pensionamento
è di 60 anni.
L’età reale alla quale i danesi si ritirano
dal lavoro è in ogni caso di 65 anni per
gli uomini ed a 60 per le donne.
Spagna
L’età per andare in pensione è di 65 anni
(o 35 anni di contributi), ma l’età media
del pensionamento è di 63 anni.
La pensione base piena al 100% della media
dei contributi versati negli ultimi 15 anni.
C'è anche la pensione complementare che è
stata sottoscritta dal 41% dei lavoratori
dipendenti. Anche qui c'è un comitato d'impresa
che gestisce il piano pensionistico in cui
i lavoratori hanno una larga rappresentanza.
Francia
Il tipo pensionistico francese è di tipo
tipo obbligatorio, finanziata a ripartizione.
Di recente sono stati introdotti anche sitemi
di tipo privatistico che faticano a decollare.
La pensione si matura a 65 anni (60 anni
per gli invalidi).
Dal 2008 nel settore pubblico per avere la
pensione massima bisogna lavorare 40 anni.
Dal 2012 in pensione prima dei 65 anni se si hanno almeno
41 anni di contributi. La Pensione massima
è del 50% della retribuzione. Sempre nel 2012 i settori privato e pubblico
saranno equiparati e bisognerà avere 41 anni
di contributi per ottenere la pensione piena.
Infine sono previsti anche disincentivi (con
una decurtazione del 5% per ogni anno mancante
a partire dal 2013 nel privato e dal 2015
nel pubblico) prima del raggiungimento degli
anni di servizio necessari alla pensione
intera.
Gran Bretagna
ln Gran Bretagna c'è un sistema previdenziale
di base volto a garantire il sostentamento,
prevenendo la povertà. La Gran Bretagna dispone
di un sistema di previdenza complementare
ad adesione individuale tra i più evoluti
del mondo che vanta un tasso di adesione
del 70% dei lavoratori.
Proprio per la sbilanciamento verso la pensione
privata dal 2004 con il Pension Act si sta
cercando da un lato di avere maggiore controllo
sui rischi dei fondi e si sta incentivando
alla pensione complementare ed al risparmio
personale a scopo previdenziale.
L’età legale per beneficiare del pensionamento
è di 60 anni per le donne e 65 per gli uomini.
Grecia
Il parlamento di Atene ha adottato una legge
che unifica l’età del pensionamento dopo
37 anni di contributi, indipendentemente
dall’età del dipendente.
Con 35 anni di contributi i greci possono
invece usufruire del pensionamento a 60 anni
se sono donne ed a 65 se sono uomini.
Belgio
Legalmente l’uscita dal mondo del lavoro
avviene a 65 anni.
Portogallo
L’età della pensione è fissata, per tutti,
a 65 anni.
Svezia
I sistemi di previdenza complementare ad
adesione obbligatoria coprono la quasi totalità
dei lavoratori attivi svedesi.
Il sistema svedese è basato su conti individuali
ed offrono ad ogni lavoratore una vasta gamma
di fondi di investimento tutti certificati.
La Premium Pension Authority è l'ente pubblico
che vigila sui fondi e si occupa di trasferire
i contributi nei fondi selezionati dal lavoratore.
Chi non scelga nessun fondo d'investimento
verrà inserito in un fondo comune.
Anche in Svezia, l’età legale per aver diritto
alla pensione è fissata a 65 anni.
Olanda
Il sistema pensionistico olandese è obbligatorio
che consente un minimo di base.
Per avere il massimo della pensioni bisogna
arrivare ai 50 anni di contributi.
Sia uomini che le donne vanno in pensione
a 65 anni e non sono richiesti periodi minimi
di anzianità contributiva.
In Olanda non c'è la pensione complementare
ma c'è la possibilità di creare un fondo
per settore lavorativo.
E' stato incrementata la vigilanza sui fondi
pensione.
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Mappa del finanziamento delle pensioni in
Europa.
Tabella della % di contribuzione ed impatto
economico sul sistema.
Belgio:
37,9% (sicurezza sociale); datore di lavoro
24,87%, lavoratore 13,07%
Le pensioni minime sono finanziate da imposte.
L'aliquota di contribuzione copre tutti i
settori della sicurezza sociale. Nel 2000
è stata necessaria una sovvenzione statale
pari al 2,6% del Pil
Danimarca:
223,25 corone mensili, 2/3 a carico del datore
di lavoro e 1/3 al lavoratore L'aliquota
di contribuzione riguarda i regimi integrativi;
le pensioni forfettarie di base e quelle
del pubblico impiego sono
totalmente finanziate dal Fisco
Germania:
19,1% (datore di lavoro 9,55%, lavoratore
9,55%) Il bilancio federale ha coperto il
37% della spesa pensionistica nel 2002
Grecia:
20% se assicurato prima del 31 dicembre 1992:
datore di lavoro 13,33%, lavoratore 6,67%;
30% se
assicurato dopo: il 10% in più lo mette lo
Stato. L'aliquota copre tutti i settori della
sicurezza sociale. Il sostegno statale al
finanziamento delle pensioni contributive
è pari al 4,8% del Pil. Imposte finanziano
le
pensioni sociali e dei dipendenti pubblici
Spagna:
28,3% per sicurezza sociale tranne sanità
e disoccupazione; datore di lavoro 23,6%,
lavoratore 4,7%. Le pensioni minime per i
non abbienti sono finanziate da imposte
Francia:
Regime di base: datore 9,8% sotto il tetto
e 1,6% sopra il tetto. Lavoratore 6,55% sotto
il tetto. Regime
integrativo: dal 7,5% al 20% in base al reddito
e alla posizione del lavoratore. Le pensioni
di invalidità sono coperte da contributi
per le prestazioni mutualistiche. Il sistema
pensionistico è ancora in attivo (+0,2% del
Pil nel 2000)
Irlanda:
12,5% (8,5% datore e 4% lavoratore). Per
sicurezza sociale tranne sanità 16%, di cui
12% a carico del datore. Le pensioni sociali
forfettarie sono su base contributiva. Le
pensioni minime soggette alla prova dei mezzi
sono finanziate da imposte
Italia:
32,7% solo per pensioni: 23,81% datore di
lavoro e 8,89% lavoratore. Un ulteriore 2,2%
riguarda la
spesa assistenziale.
Lussemburgo:
24% diviso in tre parti uguali tra datore
, lavoratore e Stato. Anche il reddito minimo
per gli anziani e le
pensioni dei dipendenti pubblici sono finanziati
da imposte
Olanda:
19,15% a carico del lavoratore, 17,9% per
vecchiaia e 1,25% per reversibilità. Il sistema
dovrebbe restare in equilibrio fino al 2010.
Dopo interverrà il fondo di riserva e delle
imposte. Le pensioni di invalidità hanno
un contributo a parte
Austria:
22,8%: 12,55% datore di lavoro e 10,25% lavoratore
Le sovvenzioni fiscali coprono il 23% dellaspesa pensionistica
Portogallo:
34,25%: datore di lavoro 23,25%, lavoratore
11% Le pensioni sociali e altri sussidi sono
coperti da imposte
Finlandia:
Pensioni basate sul reddito: datore 16,7%
settore privato, 19,1% Stato, 22,6% comuni,
lavoratore 4,4%.
Pensioni minime nazionali: 2-4,9% settore
privato. Le pensioni minime nazionali sono
parzialmente coperte da imposte
Svezia:
18,5% vecchiaia, 1,7% reversibilità: 10,21%
datore di lavoro, 7% lavoratore. Le pensioni
garantite, le pensioni di invalidità e di
reversibilità e i contributi figurativi sono
finanziati da imposte
Gran Bretagna:
21,9% per protezione sociale, tranne la sanità
(datore di lavoro 11,9%, lavoratore 10%)
Il reddito minimo garantito per i non abbienti, i crediti pensionistici e i trattamenti
dei dipendenti pubblici sono coperti da imposte
Spesa sociale e spesa pensionistica in alcune
paesi europei
Paese Europeo
|
% Spesa sociale
su PIL (*)
|
% Spesa pensionistica su PIL (**)
|
Belgio
|
26,4
|
10,5
|
Danimarca
|
26,9
|
10,7
|
Francia
|
29,2
|
11,0
|
Germania
|
26,7
|
10,1
|
Irlanda
|
16,7
|
3,8
|
Italia
|
25,0
|
13,0
|
Olanda
|
20,9
|
9,9
|
Portogallo
|
22,9
|
10,1
|
Regno Unito
|
21,3
|
10,7
|
Spagna
|
21,2
|
7,8
|
Austria
|
27,2
|
11,4
|
Finlandia
|
24,0
|
8,7
|
Svezia
|
29,4
|
11,4
|
(*) Fonte Ocse 2009 .Dati riferiti all’anno
2005
(**) Fonte Eurostat 2009. Dati riferiti all’anno
2006
 
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