15 Settembre, 2002
Nuove pubblicazioni di storia cremonese di Michele Bosio
Sono lieto di segnalare l'uscita di due miei nuovi contributi dedicati a Ulisse Matthey, pubblicati da Carrara di Bergamo
Nuove pubblicazioni di storia cremonese di
Michele Bosio
Sono lieto di segnalare l'uscita di due miei
nuovi contributi dedicati a
Ulisse Matthey, pubblicati da Carrara di
Bergamo.
1) Il virtuoso d'organo Ulisse Matthey (1876-1947)
in «Arte Organaria & Organistica» XVI
(2009), n. 4, pp. 38-45.
ULISSE MATTHEY (Torino, 1876 - Loreto, 1947)
(1)
Virtuoso d'organo, pianista, compositore
ed erudito riformatore, Ulisse Matthey nacque
a Torino il 17 aprile del 1876. Fanciullo
prodigio, intraprese gli studi presso il
Liceo Musicale della sua città. Studiò organo
con Roberto Remondi (1850-1928) e si diplomò
a Parma nella classe di Arnaldo Galliera
(1871-1934). Perfezionò in seguito le discipline
del contrappunto, della fuga e della composizione
a Milano con Vincenzo Ferroni (1858-1934).
Inoltre si recò a Parigi per studiare organo
con il grande Alexandre Guilmant (lo stesso
Guilmant ebbe a dichiarare tali lezioni:
«scambio di consigli»).
Nel 1902 venne nominato organista titolare
della Santa Casa di Loreto, posto che occupò
sino al 1923, anno in cui egli venne chiamato
ad insegnare organo al Liceo Musicale «Giuseppe
Verdi» di Torino, incarico che ricoprì dal
1923 al 1943.
Concertista dalle doti musicali eccezionali,
il Matthey tenne in giro per il mondo un
impressionante numero di concerti e di collaudi
(526 concerti tra il 1898 ed il 1946) mantenendo
sempre un livello esecutivo ineccepibile
sotto tutti i punti di vista. Egli fu anche
progettista di importanti strumenti, tra
i quali spicca il quintuplice organo della
Cattedrale di Bologna (tre tastiere, 60 registri,
3500 canne) costruito nel 1929 da Giuseppe
Rotelli. Fu un compositore tutto sommato
prolifico, ma non dotato di vena melodica
e facilità di scrittura. Il brano più rappresentativo
del suo virtuosismo trascendentale rimane
sicuramente lo Studio di Concerto per il
pedale, probabilmente composto per l'inaugurazione
del grande organo Tamburini del Conservatorio
di Torino, progettato dal Matthey e inaugurato
il 10 maggio 1933. Diverse composizioni del
Maestro - manoscritte e a stampa - si trovano
custodite presso la Biblioteca del Conservatorio
di Torino e l'Archivio Storico della Santa
Casa di Loreto, nonché in collezioni private
di ex-allievi. Matthey fu anche autore di
varie trascrizioni, sia organistiche che
pianistiche.
Sapendo di essere malato e di dover morire,
chiese che fossero distrutte le proprie composizioni
e che i suoi più fidati allievi, Pietro Ferrari
e padre Bernardo da Offida, scegliessero
le opere da salvare. Naturalmente nulla venne
distrutto, ma negli ultimi mesi di vita egli
aveva bruciato molta propria musica. Si spense
a Loreto, dopo una lunga malattia, il 6 luglio
del 1947.
2) Ulisse Matthey, Visione per Grand'Organo,
prima edizione a stampa, Bergamo, 2010, Num.
5175 delle Edizioni Carrara.
FONTE
Ms. cart., sec. XX, cm 34x25, cc. 4; senza
numerazione. Autografo con dedica «Al distint.
mo Maestro V.zo Germani/in segno di stima
ed amicizia/Ulisse Matthey»; attualmente
custodito a Casalmaggiore (Cr), presso l'archivio
privato di Vincenzo Germani (2).
ANNOTAZIONI
Oltre alla sopraccitata versione autografa
del Matthey, esiste anche una copia redatta
da Vincenzo Germani per esigenze di studio
ed esecuzione: Ms. cart., 1943, cm 35x25,
cc. 4; senza numerazione. Dopo il titolo
viene specificato «copia dall'originale/
10 - aprile 943».
Per la presente edizione si è scelto di operare
una collazione tra i due esemplari, poiché
la versione di Germani, pur essendo identica
a quella di Matthey, aggiunge ad essa la
pedaleggiatura, riportata per intero anche
nella presente edizione.
PRESENTAZIONE
La Visione per Grand'Organo, che il Maestro
donò al suo allievo cremonese Vincenzo Germani
(probabilmente in occasione del suo 500°
concerto d'organo tenuto il 18 gennaio del
1942 presso l'organo Tamburini della chiesa
di Sesto Cremonese) si presenta come un Adagio
in si [maggiore] che vive dei colori eterei
e violeggianti dell'organo ceciliano, legato,
denso di estenuante cromatismo, basato su
una figura ritmica ostinata che per tre volte
cede il passo alla melodia-corale - ma non
completamente - poiché frammenti della cellula
ritmica ritornato come accompagnamento al
canto.
Si potrebbe definire un modo di comporre
“cerebrale”, poco orecchiabile, quello del
Matthey - come del resto quasi tutte le sue
composizioni dimostrano - sempre e comunque
particolarmente impegnative per l'esecutore,
uscite dalla penna penna di un autentico
virtuoso, per il quale nulla risulta impossibile.
Brani altalenanti tra una scrittura di stampo
improvvisativo e vicina alla tradizione tedesca
di un Max Reger (Tempo di Sonata in re minore),
a volte suggestionata da fuggevoli “tocchi
impressionisti” (Visione) e stilemi armonici
del tardoromanticismo francese (Armonie Lauretane),
ma sempre di solida struttura, saldamente
ancorata alla forma
Michele Bosio
__________________
1) Il contributo più corposo sulla figura
di Ulisse Matthey rimane ancora oggi il volume
di padre Bernardo da Offida, Ulisse Matthey,
Loreto, 1951, Libreria Editrice San Francesco
d'Assisi. Ristampato nel 1987 a cura di padre
Giuliano Viabile con l'aggiunta, tra l'altro,
dei diversi brani proposti nei suoi 526 concerti
ufficiali.
2) Un sentito ringraziamento alla dottoressa
Chiara Mina, nipote del maestro Germani,
per avere permesso la pubblicazione della
Visione per Grand'Organo di Ulisse Matthey.
Foto e notizie biografiche al seguente link:
http://musicaliaorganalia.blogspot.com/2010/04/visione-per-grandorgano-un-inedito-di.html
 
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