15 Settembre, 2002
SEN.CE ANNA FINOCCHIARO , NO ALLA MANOVRA
Noi non abbiamo mai messo in discussione né la necessità della manovra né la sua consistenza ma...
DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE SEN.CE ANNA
FINOCCHIAROSU MANOVRA 2010 - 15 luglio 2010
FINOCCHIARO (PD). Signor Presidente, onorevoli
colleghi, signor Ministro, una parola di
verità come esordio. Noi non abbiamo mai
messo in discussione né la necessità della
manovra né la sua consistenza. Spero che
affermarlo in questa sede così autorevole
valga a fugare ulteriormente ogni dubbio
e ogni strumentalizzazione.
Abbiamo invece insistito, e continueremo
a farlo, sul fatto che questa manovra sia
fortemente ed evidentemente iniqua e che
essa sia recessiva, destinata cioè ad impoverire
il Paese di ogni prospettiva di crescita
e di sviluppo.
Poiché sono nell'età nella quale posso consentirmi
di fare la persona saggia, vorrei guardare
all'iniquità di questa manovra, alla sua
straordinaria povertà di effetti nel tempo,
al suo essere davvero così circoscritta all'oggi,
a questo momento, parlando di una questione
che non ricorre normalmente nei dibattiti
parlamentari e che non ricorre, anzi, nelle
parole della politica.
È una questione riguardante i ragazzi e le
ragazze di questo Paese. Non c'è una misura,
in questa manovra, che riguardi le giovani
generazioni, i ragazzi e le ragazze italiane.
Eppure, nel 2009, il 63 per cento dei posti
di lavoro persi è riconducibile a lavoratori
dipendenti a termine, collaboratori a progetto,
ragazzi, ragazze normalmente. Nella fascia
di età tra i 19 e i 29 anni, la perdita di
occupati ha raggiunto le 300 mila unità,
che corrispondono al 79 per cento della flessione
complessiva e portano il tasso di disoccupazione
giovanile in Italia al 25,4 per cento, una
percentuale che è più del triplo del tasso
di disoccupazione nazionale e molto al di
sopra di quello europeo (che è del 19,8 per
cento).
Secondo l'ultimo rapporto dell'ISTAT, dal
1983 ad oggi, si sono triplicati i ragazzi
tra i 30 e 34 anni che vivono con i genitori,
a testimonianza di una perdita di autonomia,
ma anche di una perdita di fiducia senza
precedenti nelle giovani generazioni italiane.
Deteniamo il primato europeo per coloro che
vengono definiti dall'acronimo NEET, cioè
i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che sono al
di fuori dal mercato del lavoro, fuori da
ogni percorso di istruzione, fuori da ogni
percorso di formazione. In Italia, essi sono
due milioni.
Io potrei continuare, ma mi fermo qui. Abbiamo
presentato i nostri emendamenti a correzione
parziale di questi drammatici dati e di questo
trend ma, ovviamente, sono stati da noi presentati
e discussi e da voi serenamente bocciati.
Né c'è traccia di una misura riguardante
i giovani italiani nel maxi emendamento che
sottoporrete, serenamente, al voto di fiducia.
Invece, su questo aspetto io voglio insistere.
Sarebbe poi troppo facile (sarà troppo facile)
dire che mi occupo di tale questione perché
sono una donna e perché sono una madre, ma
non potrete così sfuggire, voi che siete,
come me, padri e madri di figli privilegiati
in questo Paese (oltre ogni misura privilegiati
e per ogni ragione privilegiati) al dato
essenziale che state venendo meno alla prima
responsabilità di una classe dirigente, quella
cioè di creare un'altra classe dirigente
e - dico di più - un popolo, che fra 15 anni
si assuma la responsabilità dell'Italia.
(Applausi dal Gruppo PD).
Questa è una responsabilità politica, che
non ha niente a che fare con il resto.
E non c'è una misura sul Mezzogiorno. Avete
vinto anche in Sicilia - lasciamo perdere
quello che avete fatto dopo in Sicilia -
sull'onda del Ponte sullo Stretto; ebbene
- articolo 46 - gli unici soldi che ci sono,
quei pochi che ci sono, sono destinati al
MOSE; il resto, se guardiamo all'esperienza
fatta in questi anni con i fondi FAS, li
destinerete serenamente a spesa corrente.
E questo mentre alle donne italiane, con
i tagli peraltro alle Regioni e ai comuni,
togliete servizi indispensabili per rendere
tollerabile, sostenibile il mettere insieme
il lavoro di curare la famiglia ed i figli
ed il lavoro all'esterno, ed esse ringrazieranno
vivamente, perché avete aumentato, fuori
da ogni ragionevole previsione e fuori da
ogni progressività, di almeno cinque anni
il termine per andare in pensione.
Nessuna misura per la crescita, per gli investimenti,
per lo sviluppo: i miei colleghi sono molto
più bravi di me e ve lo hanno spiegato in
ogni modo, in Commissione e in discussione
generale.
E allora vediamola, l'Italia che racconteremo
dopo questa finanziaria. Cosa è accaduto
in questi anni, quali sono le grandi riforme
di cui il Governo Berlusconi può fregiarsi?
La riforma sul federalismo, vero ministro
Calderoli? Quanto ci abbiamo lavorato, Ministro,
per partire da un testo che noi non condividevamo
e arrivare ad un testo che può rappresentare
e rappresenterà, in questa legislatura, l'unica
occasione in cui le due parti, le opposizioni
e la maggioranza, che si incontrano in quest'Aula,
ma di più, le due parti del Paese, si sono
parlate, si sono capite e sono arrivate ad
un testo condiviso? Con i tagli alle Regioni
e ai comuni quel federalismo lì, che è coerente
con i principi di sussidiarietà e solidarietà,
che dà un'occasione al Mezzogiorno e alle
sue classi dirigenti di mostrare responsabilità
e buon governo, che dà prospettive di sviluppo
e nuovi poteri ai cittadini e capacità di
controllo sulle istituzioni pubbliche, è
sepolto! (Applausi dal Gruppo PD). Quello
che torna qui - e per questo non fate una
piega anche voi - è di nuovo la pistola in
mano alle Regioni ricche: l'esecuzione stavolta
è affidata alle Regioni ricche e ai cittadini
delle Regioni più povere ed in difficoltà
toccherà una mattanza di diritti e di cittadinanza.
La stessa riforma della pubblica amministrazione:
un punto valeva a qualificarla come espressione
di una politica moderna e avanzata, ed era
quello di riorganizzare secondo efficienza,
merito e produttività. Era l'unica parte
che distingueva e dava un segno della innovazione
alle politiche di questo Governo: l'avete
ovviamente sospesa. (Brusìo).
Capisco che i colleghi abbiano molti argomenti
di cui interessarsi, preferirei avere un
poco di silenzio, Presidente. Presidente
Schifani, non riesco a parlare con questo
brusìo. Presidente Schifani! Non riesco a
parlare con questo brusìo e non riesco a
farmi sentire da nessuno. (Proteste del Gruppo
PdL).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
FINOCCHIARO (PD). Sentite cari colleghi,
se a voi non interessa che questo sia il
luogo in cui anche voi costate una «n», è
affare vostro: noi, da questa parte, pretendiamo
che quando si alza una voce qualunque, di
chiunque di noi qui dentro, gli altri ascoltino!
(Applausi dai Gruppi PD e IdV). E peraltro,
guardate che vi sta guardando ed osservando
il Paese e non date, ve lo giuro, un bello
spettacolo!
Ma perché questa manovra? Ora, il ministro
Tremonti più volte, con la sua autorevolezza
anche scientifica, e ancora ieri ha detto
tre parole, parole che condividiamo e sulle
quali i nostri Governi precedenti hanno costruito
politiche anche dure per il Paese: Europa,
austerità, rigore. Bene, benissimo. Ma le
parole non sono polisenso, ministro Tremonti,
le parole hanno un solo netto significato:
l'Europa non può valere per il saldo contabile
e non valere per il Trattato di Lisbona,
non può valere per il saldo contabile e non
valere per il diritto allo studio, alla formazione
e all'istruzione, non può valere per il saldo
contabile e non valere per il lavoro e per
i suoi diritti. Che Europa è? (Applausi dal
Gruppo PD).
E l'Europa certo che dice bene; ha ragione.
È ovvio che l'Europa dica bene e che bene
dicano tutti gli altri organismi che guardano
a come l'Italia fronteggia una crisi economica
e un debito pubblico spaventoso e una spesa
pubblica fuori controllo, certo, fuori controllo
anche con voi; con voi, anzi, il tasso di
aumento della spesa pubblica è stato più
vistoso e più consistente. Ma l'Europa non
controlla le politiche. Cosa importa se per
arrivare alla fine del mese affamate i figli
piuttosto che rinunciare all'auto di lusso.
Non le importa. All'Europa importano solo
i saldi.
E altri Paesi in Europa, a cominciare dalla
Germania, all'interno di una manovra rigorosissima,
forse, anzi certamente, più rigorosa di quella
che qui si sta facendo, hanno inserito politiche
per lo sviluppo, per la crescita, una sola,
ripeto, una sola che riguarda ancora una
volta le giovani generazioni (Applausi dal
Gruppo PD e della senatrice Giai): lo studio,
la formazione, la ricerca, con un vincolo
addirittura alle Regioni del 10 per cento
della spesa destinata a questo fine.
PRESIDENTE. La prego di concludere, senatrice.
FINOCCHIARO (PD). Ho finito.
E allora qual è il perché profondo? Ve lo
dico in maniera brutale e anche molto sbrigativa.
Il perché profondo è che in questa manovra
non c'è alcuna strategia politica. Questa
è una manovra contabile e, secondo me, non
è fatta neanche tanto bene. Non siete neanche
stati capaci di presentarla come si deve.
Ministro Tremonti, le sue parole, austerità
e rigore, risuonano, con il carico di significato
che hanno, se sono insieme ad un'altra parola
che pure lei ha usato, ed è quella che riguarda
la giustizia, la giustizia della manovra,
il fatto di gravare allo stesso modo e progressivamente,
come dice la Costituzione, su chi ha poco
o quasi niente e sugli sterminati patrimoni
e le ricchezze e le rendite che da questa
manovra non vengono tassati neanche per un
euro.
E poi hanno anche un altro significato. Austerità
e rigore sono parole che hanno un suono e
hanno avuto un significato per la storia
di questo Paese quando venivano pronunciate
da persone come - me lo lasci dire - Enrico
Berlinguer e Carlo Azeglio Ciampi. Non è
riferito a lei, ministro Tremonti, la prego
di credermi. Allora avevano un significato.
Ma dette oggi, mentre ci si squaderna sulle
pagine di tutti i giornali, il sottobosco
parassitario che cresce sotto il trono di
chi intende regnare e non governare, come
fa e continua a fare il presidente Berlusconi
(Applausi dal Gruppo PD), questo pullulare
di personaggi strani, di gente che ciascuno
di voi, io credo, avrebbe difficoltà ad incontrare
anche solo per il caffè e che vengono accreditati
per influire, condizionare, suggerire, telefonare,
spingere, pressare sulle più alte cariche
dello Stato, sui massimi dirigenti della
magistratura italiana, sul Consiglio superiore
della magistratura, sulla Corte costituzionale...
PRESIDENTE. Senatrice Finocchiaro, la prego
di concludere.
FINOCCHIARO (PD). Ho finito, Presidente,
ho finito, ma non c'è cosa che non vada guardata
politicamente in un contesto e se devo guardare
a questa manovra in questo contesto nel quale
in due mesi due Ministri e un Sottosegretario
di questo Governo sono stati davanti all'Italia
costretti alle dimissioni per la vergogna,
io le dico che se non ci fosse da piangere,
sarebbe davvero grottesco e ridicolo. (Applausi
dai Gruppi PD e IdV e della senatrice Giai.
Molte congratulazioni. Commenti dal Gruppo
PdL).
fonte. Sen.ce Cinzia Fontana
 
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