15 Settembre, 2002
Il sessantasettesimo anniversario dell’8 settembre di Ennio Serventi
Nello sfascio della istituzione e nel fuggi fuggi generale il comandante del presidio cremonese ed i suoi collaboratori decisero di “resistere”.
Fra qualche giorno sarà il sessantasettesimo
anniversario dell’8 settembre. Non voglio
ripercorrere la storia di quei giorni che
videro i soldati, di stanza a Cremona, opporsi
con le armi alla occupazione tedesca. Nello
sfascio della istituzione e nel fuggi fuggi
generale il comandante del presidio cremonese
ed i suoi collaboratori decisero di “resistere”.
Nella notte fra l’8 ed il 9 alla caserma
Manfredini il comandante, tenente colonnello
Sebastiano Caruso, parlò ai soldati . “Avevo
rivolto a tutti un caloroso appello per la
difesa ad oltranza delle caserme. Rispondendo
a tale mio appello, tutti indistintamente
gli ufficiali, sotto ufficiali ed artiglieri,
si prodigarono in un sublime slancio di abnegazione…”(1).
Anche il capitano Gasperini, che comandava
una batteria di allievi, parlò ai soldati.
“Quella sera parlai ai miei soldati, dissi
che avremmo combattuto, ed ognuno era libero
di scegliere.Alla mattina cerano tutti…..”(2)
Quello che cadrà fra qualche giorno sarà
l’ultimo anniversario di quegli eventi che
verrà celebrato con i soldati ancora presenti
alla caserma. Alla fine dell’anno i soldati
andranno in altra sede e la caserma chiusa.
Chiuderà, senza sapere cosa diventerà e forse
sparirà, uno luoghi simbolo della città.
Dall’anno prossimo rimarrà senza corone di
alloro il piccolo parco delle rimembranze
al suo interno e, forse, l’erba coprirà il
tutto. Fra le lapidi racchiuse in quel parco
vi è anche quella del sottotenente Mario
Flores caduto, il 9 settembre del 1943, nella
difesa della caserma attaccata dai tedeschi.
La lapide venne donata dalla sezione Artiglieri
di Bergamo nel 1983. ( vedi “PIETRE DELLA
MEMORIA” autori AAVV, a cura dell’ANPI e
della ANPC cremonesi, Cremona 2010)
Già l’ANPI,qualche anno fà, prese la lodevole
iniziativa di ricordare con una iscrizione
sul luogo dove cadde, il tenente Mario Vitali.
Oggi, l’ANPI, dovrebbe farsi promotore di
una iniziativa perché la lapide che ricorda
Flores venga spostata e murata all’esterno
sulla facciata della caserma. Sarebbe l’occasione
per ricordare anche l’altro caduto di quei
giorni, Dante Cesaretti e dare alle generazioni
future la memoria di un luogo e di eventi
cari ai cremonesi.
E’ questa un epoca nella quale ristrutturatori,
costruttori ed arricchiti nuovi proprietari
appena possono cancellano. Così, al cambio
di proprietà, sparirono le targhe che, sopra
la facciata di una casa in via Ala Ponzone,
ricordavano l’antica “Società Operaia” (ne
fu ultimo presidente l’operaio tipografo,
socialista di quei tempi, Achille Musoni)
nelle sue sezioni “maschile” e “femminile”.
Sparì anche la lastra di marmo che ricordava
come in quella casa avesse avuto sede la
prima “Camera del Lavoro” il cui testo, se
non sbaglio, venne dettato da Emilio Zanoni.
Introvabile alle nostre ricerche il marmo
che ricorda il giovane partigiano Ermete
Civardi “….del nucleo Garibaldino che presidiava
l’Armaguerra (…) Civardi viene colpito dal
fuoco tedesco (…) viene ricoverato all’ospedale
ma vi spirerà fra atroci sofferenze…” (O.P.)
La lapide commemorativa, a suo tempo murata
nell’androne d’ingresso della palazzina-uffici
dello stabilimento dovrebbe trovarsi in uno
dei magazzini comunali per essere ricollocata
in loco in un erigendo nuovo quartiere. IL
dubbio che il marmo possa essere andato perduto
o distrutto rimane.
Solo una nuova approfondita ricerca, da parte
di chi ha potestà sui depositi comunali,
potrebbe accertarne l’esistenza o l’irreparabile
perdita.
ENNIO SERVENTI
Cremona
(1) Armando Parlato. “La resistenza Cremonese”,
ed. La Pietra, Milano 1984.
(2) “l’Eco di Bergamo”. Bergamo 18-9-2004.
 
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