15 Settembre, 2002
Sono i giovani a pagare di più la crisi.
Gli ultimi dati statistici che confermano che nel nostro paese un giovane su quattro è disoccupato
Sono i giovani a pagare di più la crisi.
Ancora oggi vengono pubblicati gli ultimi
dati statistici che confermano che nel nostro
paese un giovane
su quattro è disoccupato. I nostri giovani
tra i 15 e i 24 anni sono disoccupati per
il 26,8%.
Nel Rapporto annuale dell'ISTAT
si dichiara che la crisi ha determinato nel
2009 un significativo calo sull'occupazione
dei giovani (18-29 anni): 300 mila unità
in meno
rispetto al 2008, con un contributo del 79%
sul calo complessivo dell'occupazione.
Inoltre, si rileva un allargamento dell’area
dei non impegnati né in un lavoro, né in
un percorso di studio (142 mila in più, su
un totale
computabile in 1,9 milioni) e degli studenti
(83 mila in più), cui si aggiungono altri
47 mila giovani che,
precedentemente in posizione di studenti-lavoratori,
prolungano gli studi, presumibilmente in
ragione delle ridotte prospettive occupazionali.
Il 30% della popolazione 18- 29enne ha un
lavoro atipico (a fronte del 8% della restante
parte della popolazione) ed è in questo segmento
che si è concentrato il calo
dell’occupazione.
Se, per ogni 100 giovani occupati nel primo
trimestre 2008, a distanza di un anno, 15
sono transitati nella condizione di non occupato
(erano 10 un anno
prima), tra i giovani collaboratori questa
percentuale sale a 27.
La maggior parte dei lavoratori atipici non
ha usufruito di alcun ammortizzatore sociale
visto che su 150.000 parasubordinati che
hanno perso il lavoro solo 1500 hanno
usufruito del misero bonus elargito dal Governo.
L'occupazione crolla non solo per i giovani
con basse qualifiche: secondo i dati diffusi
da Almalaurea a 3 anni dalla laurea il tasso
di occupazione
è sceso di 8,6 punti percentuali.
Sempre secondo l'ISTAT nel 2009 la quota
dei 18-34enni che vive ancora in famiglia
si attesta al 58,6%, per la fascia 30-34
siamo quasi al 30%, una quota triplicata
dal 1983.
NEGATE LE OPPORTUNITA’ AI GIOVANI COMPROMESSO
IL FUTURO DI UN’INTERA GENERAZIONE
Questi dati in tutta la loro crudezza dicono
una cosa chiara: alle generazioni più giovani
è stata sottratta la possibilità di rendersi
autonomi
dalla famiglia e di determinare il proprio
futuro, con la drammatica conseguenza di
ratificare ed
estendere le diseguaglianze sociali di partenza.
Togliere il futuro ai giovani significa togliere
ogni prospettiva di ripresa al nostro paese.
Investimenti per l'occupazione, stabilità
e diritti nel lavoro, accesso alla casa,
sostegno al reddito sono gli
interventi urgenti per dare prospettive ai
giovani.
A fronte di questo il Governo non ha mosso
un dito e la manovra economica recentemente
varata
darà un ulteriore colpo di grazia con i tagli
all'istruzione e ricerca, alle politiche
sociali e con il licenziamento
dei precari nella Scuola e nella Pubblica
Amministrazione.
La riduzione dello stato sociale, che “non
potrà garantire una anzianità tranquilla
ed autonoma” ed il
lavoro che diventa “sempre più un miraggio”
stanno compromettendo il futuro delle giovani
generazioni
A pagare la crisi sono sempre i soliti noti:
è ora di invertire la rotta e addebitare
il conto a chi in questi
anni ha visto crescere la propria ricchezza
protetto nei settori della rendita e ridistribuire
risorse e opportunità,
mettendo, questa volta senza finta retorica,
i giovani al primo posto.
IMPEGNI CONCRETI: nessuno può chiamarsi fuori
E’ evidente che oggi sono le famiglie a fare
da ammortizzatore sociale ai propri figli:
genitori e nonni, perché anche la pensione
più
minima, ma puntualmente e mensilmente versata,
costituisce aiuto per chi non può fare affidamento
su nessun salario certo.
Risulta altrettanto evidente che i tagli
effettuati dal Governo sui servizi e nella
Pubblica Amministrazione
oltre che a diminuire le protezioni sociali
e i servizi per i cittadini, riducono, inverosimilmente
e ciecamente posti di lavoro laddove
c’erano: precari certo ma posti di lavoro.
Nessuno allora può chiamarsi fuori, nemmeno
a Cremona: esiste un problema di occupazione
giovanile
e perché non ci sia dubbio alcuno, vogliamo
denunciare che si rischia di sprecare la
professionalità
di giovani donne e uomini, spesso laureati,
costruita negli anni.
Il Governo e tutti quelli che decidono di
non intervenire, stanno rinunciando all’investimento
fatto su
di loro .
Non si intravedono alternative ed i giovani
sono sempre più costretti ad accettare tutto
quello che capita pur di racimolare denaro,
anche in
nero.
La CGIL di Cremona non si rassegna: in tutte
le contrattazioni siano esse aziendali che
territoriali, verrà posto il problema generazionale.
Stiamo parlando del futuro del nostro territorio,
ma soprattutto del futuro dei nostri figli.
La segreteria della Camera
del Lavoro di Cremona
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