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15 Settembre, 2002
Il 20 settembre e il Movimento Femminile Socialista di Ennio Serventi
Tutti gli anni il XX settembre la sarta insieme ad altre donne del “ movimento femminile socialista” portava fiori alla lapide che ricorda “ Giacomo Pagliari ucciso a porta Pia

Il 20 settembre e il Movimento Femminile Socialista di Ennio Serventi
Tutti gli anni il XX settembre la sarta insieme ad altre donne del “ movimento femminile socialista” portava fiori alla lapide che ricorda “ Giacomo Pagliari ucciso a porta Pia
“ Lei,la sarta, conosceva a memoria molti degli epitaffi scolpiti sulle lastre di marmo poste sotto i portici del Comune. Raramente andavamo in centro insieme, ma quando capitava ci fermavamo a rileggerle. Io facevo domande e non mancavano le spiegazioni. Seppi di “Porta Pia” e di quel “combattimento che fu ultimo”, della “inquisizione” ( la parola non mi era completamente nuova, in casa avevamo un libro che si chiamava, non ricordo bene, “L’inquisizione di Spagna” o “l’Inquisizione spagnola”) Imparai che cosa fosse “il municipale consiglio” e cosa significasse essere “deputato di questa città .” Non mancava il ricordo di antichi benefattori , fra questi ne spiccava uno il cui lascito fu devoluto alla istituzione di una borsa di studio per un giovane studente cremonese alla condizione che venisse “esclusa ogni ingerenza clericale”. IN una aiuola del lato rivolto ad est dei giardini di piazza Roma una fioriera a forma di coppa ( la fioriera esiste ancora) portava sul gambo una scritta: “Dove furono convento e tempio della inquisizione domenicana volle amenità di piante e fiori il municipale consiglio”. Segue una data. La sarta era fiera di quel “municipale consiglio”che aveva deciso di demolire quello che era rimasto di un’epoca buia. Discutemmo, tanti anni dopo, della opportunità o meno di quella distruzione che io consideravo fosse stata forse il primo degli insulti che quell’area continua a subire. Lei no, parlava di quei picconatori come fossero stati sans culotte all’assalto della Bastiglia, rimaneva convinta che ridurre in macerie quella chiesa e quel convento non fosse stato che un atto di giustizia postuma, una specie di risarcimento degli uomini e della storia, un monumento a quanti, solo per le loro idee, erano passati fra le mani di quei monaci.
Tutti gli anni il XX settembre la sarta insieme ad altre donne del “ movimento femminile socialista” portava fiori alla lapide che ricorda “ Giacomo Pagliari ucciso a porta Pia nel combattimento che fu ultimo ad atterrare una dominazione sacerdotale non voluta da Cristo e dalla storia”. Voglio ricordarne alcune di quelle donne, oscure e dimenticate militanti socialiste delle quali nessuna storia del socialismo parlerà mai: Saffo Serafini, maestra elementare, romagnola mangia preti con nonno “ garibaldino, difensore della Repubblica Romana, ferito da piombo papalino” come sembra recitasse l’epitaffio. Il pensiero della compagna Saffo Serafini affondava nel repubblicanesimo mazziniano, seguiva le teorie educative riconducibili a Francisco Ferrer, fondatore della “Escuela Moderna”. Saffo fu la prima a parlarmene. Francisco Ferrer fu giustiziato nel 1909, non gli venne perdonato il suo ribellarsi, in campo educativo, al predominio della chiesa. Dirce Sala, maestra elementare incubo di diverse generazioni di scolari, crocerossina volontaria al fronte nella guerra 1915-’18, bissolatiana ed anticomunista feroce ma di questi attiva collaboratrice nel “ Movimento dei Partigiani della Pace”. Giocasta Anselmi Malinverno, maestra elementare, figlia dello scultore Adamo che portava la cravatta alla Levalier e scolpì i monumenti a Ferruccio Ghinaglia ed Attilio Boldori oltre a belle figure femminili. ( “Ha riempito il cimitero di donne nude” era il rimprovero della sarta) . Lina CAnesi Manfredi, animatrice della Cooperativa Artigiana Femminile; Valeria Morandi Tajé, veniva da Torricella del Pizzo con la “littorina” delle tranvie Provinciali i cui binari correvano a lato della via per Mantova. Dopo la deposizione dei non mancava di dire, scotendo leggermente il capo come a volere sottolineare il rimpianto per la morte dell’eroe, i primi versi del “ Cinque Maggio “ (Ei fu. Siccome immobile,/ dato il mortal sospiro). In anni successivi nella sua casa, incorniciate, teneva appese ad un muro liriche d’amore ( “Cet amour” “Dejeuner du matin” “Pour toi mon amour”) che una voce sparse per lei in un giorno di primavera; Alba Camozzi, forse operaia all’A. T. A.-Pirelli con Pietro Giazzi ( Gip ) e CAbrini il socialista che proveniva dall’Azione Cattolica. Morì giovanissima, quando tornai da militare non c’era più. ( “Vieni con me!” mi disse Alba quella sera, dopo la riunione nella cooperativa allora sotto i portici della frazione “Gera”, tenuta in preparazione della festa per l’otto marzo); Rita Scagliola Sterzati, moglie del musicista; Maria Lazzari; Luigina Antoniazzi ; Adelia Larini; Emilietta Rossi, che abitava in via Carso; Adelina Maggi, figlia del calzolaio Dismo uomo di profonda spiritualità e grande bestemmiatore, il pittore cremonese noto come “Cavour” gli aveva dedicato un graffito ed alcuni versi pubblicandoli sul giornale umoristico-satirico cremonese “Padus”. Lei, la Adelina, si definiva socialista umanitaria , prediligeva Ignazio Silone. Dal nome della protagonista di un bella canzone argentina presi a chiamarla “Adelita”. Angela Balzi, operaia alla “Ceramica Gosi” si salvò dalla silicosi, abitava alla cascina “Carbonera” sulla strada per Porcellasco. IO uscivo dall’adolescenza lei aveva qualche anno in più”.

Ennio Serventi
cr 20 settembre 2010


n.b. Il ricordo si riferisce agli anni dal 1948-49 al 1953-54.

 


       



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