15 Settembre, 2002
Un suocero suocera di Luigia Ferrari
Ho vissuto i primi quattro anni di matrimonio in casa di mia suocera...
Un suocero suocera di Luigia Ferrari
Ho vissuto i primi quattro anni di matrimonio
in casa di mia suocera
e c’erano anche gli altri tre suoi figli,
in un primo tempo
non ancora sposati ed in seguito con le loro
rispettive mogli.
Oltre al lavoro nei campi, in quella famiglia
così numerosa c’era molto
da fare, anzi non c’era un minuto di sosta.
Il mio carattere docile, a volte
un po’ sottomesso, mi imponeva di rendermi
utile, di prestarmi a tutto
e, persino alla domenica, non mi rifi utavo
di lavare le tute da lavoro
degli uomini e di rammendarle al pomeriggio.
Appena fuori dalla porta
di casa, sulla mia sedia passavo il resto
della giornata festiva cucendo
e, se cantavo, - perché avevo anche il coraggio
di essere allegra - le mie
coetanee, che uscivano per la passeggiata,
mi chiedevano se cantassi o
se piangessi, tanto ero compatita.
Non mi pesava lavorare per gli altri e mia
suocera mi voleva bene, non
mi ha mai dimostrato sentimenti di gelosia.
Insieme collaboravamo per il
buon andamento della casa ed insieme cercavamo
di ubbidire agli ordini
del vero padrone di casa: mio suocero. Era
proprio lui, il padre di mio
marito, la vera suocera cui erano dovuti
rispetto ed obbedienza, anche
nelle situazioni più banali, anche nello
svolgimento di mansioni normalmente
riservate alle donne.
Prima di mezzogiorno, quando il tagliere
era già in tavola e l’acqua per
la polenta cominciava a bollire, mio suocero
arrivava trafelato dai campi:
versava la farina gialla nell’acqua e controllava
ogni gesto di chi, quel
giorno, doveva rimestare e stava ben attento
che la polenta non venisse
tolta dal fuoco nemmeno un minuto prima.
Era lui a tagliare la prima fetta, con quei
gesti lenti e rituali che ancora
oggi rivedo nel ricordo.
Era lui che distribuiva le parti di cui noi
tutti sembravamo essere solo
passivi benefi ciari.
Come per il cibo, per qualsiasi situazione
era sempre e solo mio suocero
che soppesava i pro e i contro, che prendeva
decisioni ed a lui tutti dovevano
il massimo rispetto.
da un racconto di Luigia Ferrari
Cremona, 16 maggio 2006
 
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