15 Settembre, 2002
Stati Uniti, il ritorno di Karl Rove
Guiderà una political machine destinata a risollevare le casse dei repubblicani
Stati Uniti, il ritorno di Karl Rove
Torna alla guida di un gruppo ombra incaricato
di raccogliere e utilizzare al meglio le
risorse investite da privati e non profit
politiche per sconfiggere i democratici.
Guiderà una political machine destinata a
risollevare le casse dei repubblicani
1. Vediamo, la notizia del giorno sembra
proprio essere (se escludiamo che a Kandahar
si combatte di brutto), il ritorno di Karl
Rove sul retro della scena politica. Certo,
in questi anni ha scritto per il Wall street
journal, dando consigli a destra e a manca.
E spesso non azzeccandoci tanto – è di parte,
non sa fare l'osservatore. Ora, come riporta
il NYT, torna alla guida di un gruppo ombra
incaricato di raccogliere ed utilizzare al
meglio le risorse investite da privati e
non-profit politiche per sconfiggere i democratici.
Rove guiderà una political machine destinata
a fare in modo che i soldi non vengano gestiti
a casaccio, ma dirottati sulle corse importanti.
Lui e alcuni tra gli ex di casa Bush (una
figlia di Dick Cheney, l'ultimo difensore
a spada tratta della presidenza finita nel
2008) raccolgono anche soldi per far fronte
all'incapacità del partito in quanto tale
(il Republican National Commitee ha meno
soldi i cassa).
2. Ma veniamo ai sondaggi partendo da un
dato: Gallup sul generic ballot vote torna
a dare in vantaggio i democratici, cose che
non succedeva da luglio. Attenzione, in vantaggio
percentuale e nazionale, ovvero niente di
determinante. Ma tant'è, da tre mesi non
era così. Il secondo dato interessante viene
da un articolo di Politico: cosa ci sarà
dietro la vittoria repubblicana se ce ne
sarà una? La risposta è testosterone. Ovvero
i maschi bianchi che si apprestano felici
a votare repubblicano. Nei sondaggi si sentono
più fedeli e più pronti ad andare a votare.
E votano di più repubblicano (da decenni).
L'economia è la loro preoccupazione e se
ne sbattono di alcuni temi etico-sociali.
Stavolta conta la prima e lo scontro con
il GOP non è sull'aborto ma sulle tasse.
E i maschi bianchi si schierano.
Interessante, illuminante sulle prospettive
future e – in fondo – sempre il solito discorso
su cosa sta diventando l'America dal punto
di vista della composizione sociale e demografica
(non mi pare avessimo segnalato questo da
Economist.com sulla ispanizzazione). Bene,
tra crisi economica, deficit, ispanici e
un nero alla Casa Bianca, ce n'è di che far
andare a votare i maschi bianchi, quelli
che dagli anni 60 perdono le elezioni quando
vince un democratico. A proposito: il Pew
ci segnala che, nell'ordine, gli attivisti
del Tea Party, i repubblicani, i democratici
e gli indipendenti ritengon queste elezioni
importanti.
Il ruolo di Obama e della campagna democratica
è vitale nel far tornare interesse ai secondi
due. La voglia è inversamente proporzionale
alla stima che i cittadini hanno del ramo
legislativo (ovvero del Congresso). Un indicatore
precipitato in due anni: c'è la crisi, questi
litigano, legiferano e le cose non cambiano,
ergo sono inutili, dev'essere il ragionamento.
Almeno secondo Gallup: i repubblicani lo
odiano, gli indipendenti meno e i democratici
ancora meno. Il problema per il partito di
Obama è che la maggioranza ce l'hanno loro.
E quindi la parte di quelli che non c'entrano
con le pastoie di Washington la fanno i repubblicani
fonte: http://www.rassegna.it:80/articoli/2010/09/27/66897/stati-uniti-il-ritorno-di-karl-rove
 
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