15 Settembre, 2002
L’unità sindacale è solo da studiare sui libri di storia di G.Carlo Storti
Insomma non mi pare superato il vecchio adagio che dice “ l’unità fa la forza”.
L’unità sindacale è solo da studiare sui
libri di storia o può rappresentare ancora
il futuro? ( di Gian Carlo Storti)
Insomma non mi pare superato il vecchio adagio
che dice “ l’unità fa la forza”.
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Nei giorni scorsi , anche su alcuni quotidiani
locali ho letto, con preoccupazione, di profonde
rotture anche fra CGIL-CISL-UIL locali.
Chi come me è stato funzionario della CGIL
per piu’ di 30 anni e che ha visto gli alti
e bassi dei rapporti fra i tre sindacati
confederali gli stringe il cuore vedere lavoratori
di un sindacato che lanciano uova ed altro
contro una sede di un altro sindacato anche
se “ concorrente”.
Tali azioni , a mio modesto avviso, non sono
giustificabili nemmeno in presenza dei più
brutti accordi separati.
Il lancio delle uova e di ortaggi era di
solito riservato,negli anni caldi, ai presidi
davanti alle sedi della Confindustria e quando
non si rinnovavano i contratti o vi era un
crisi aziendale acuta.
Ma anche su questa forma di lotta il grande
Luciano Lama era critico. Lui e quasi tutta
la dirigenza sindacale dell’epoca era per
lotte che fossero in grado di aggregare attorno
ai lavoratori la solidarietà di altri ceti
sociali ( studenti, ceti medi ecc.)
Certamente questa è una fase difficilissima
dei rapporti sindacali fra Cgil-Cisl-UiL.
Forse dobbiamo andare indietro al 1984 (
il famoso accordo di San Valentino del 14
febbraio 1984 sulla riduzione di due punti
di scala mobile) quando Cisl e UIL firmarono
con il governo Craxi il famoso decreto.
La Cgil non solo non firmò ma si spaccò.
La componente socialista approvò l’intesa
e la maggioranza , vicina al PCI ed alla
sinistra di allora, organizzò manifestazioni
anche sul nostro territorio ed a livello
nazionale. Il referendum, voluto allora dal
PCI di Enrico Berlinguer, nonostante le imponenti
manifestazioni confermò dell’accordo che
venne tradotto da Craxi in decreto.
Non mi ricordo però reazioni di questo tipo
contro le sedi sindacali della Cisl o Uil
organizzate dai lavoratori o dirigenti della
CGIL.
Solo in alcuni periodi ( anno ’80) le sedi
sindacali venivano “attaccate” dai gruppi
dell’autonomia.
Ora questi atteggiamenti vanno non solo condannati
ma isolati. Non possono avere giustificazione
da accordi separati.
Sicuramente questi lavoratori,quegli iscritti,
saranno “ incazzati”- magari anche su alcune
questioni a ragione- ma questo non giustifica
in alcun modo azioni che ci ricordano modalità
di lotta dei citati gruppi dell’autonomia
di nefasta memoria.
La CGIL ha preso le distanze da tali comportamenti.
In ogni caso i rapporti con Cils e Uil a
livello locale hanno avuto ed hanno, secondo
le notizie di stampa, ripercussioni negative.
Sicuramente si confrontano visioni diverse.
Purtroppo è anni che è così. Sembra impossibile
che si raggiungano intese unitarie su questioni
di fondo.
Sicuramente poi vi è una differenza fra i
ragionamenti politici e prospettici che fa
la CGIL rispetto alla Fiom.
E’ evidente che gli accordi separati non
aiutano a ricostruire l’unità dei lavoratori.
Le disdette del contatto da parte di Federmeccanica
sono un ulteriore elemento di divaricazione
e di scontro.
Difficile ricostruire i rapporti.
Il pensiero corre in Francia , in Germania
ed a Bruxell.
La Francia ha un pluralità di sigle sindacali
ancor più ampia di quella italiana. La CGT
(Confederation Generale du Travail) , di
orientamento tuttora comunista, la FO (Force
Ouvriere) di orientamento indipendente e
la SFIO (Section Française de l'Internationale
Ouvrière), di orientamento socialista più
altre innumerevoli organizzazioni sindacali
che però hanno saputo trovare l’unità d’azione
a da anni lottano uniti per bloccare o modificare
le controriforme , come vengono chiamate,
del Presidente Sarkosy.
Il 12 ottobre vi sarà un altro sciopero generale
contro la riforma delle pensioni.
In Germania, per legge, esiste un solo sindacato
, il DGB ( Confederazione Unitaria Tedesca)
nella quale sono presenti tutte le componenti
sociali e politiche della società tedesca
( dai socialdemocratici, ai cristiani, agli
eredi della componente comunista sia dell’est
che dell’ovest, oggi la “ Die Linke” ) che
da circa 30 anni attua la cogestione.
Modalità e modello di relazione sindacale
che in Italia non è mai stata assunta dai
tre sindacati CGIL-CISL-UIL e che è tuttora
oggetto di forti divisioni ideologiche e
politiche.
Anche in Germania vi è un sindacato metalmeccanico
molto forte e, per usare una terminologia
italiana, più a sinistra del DGB (la IG Metall)
, ma che opera anch’esso nel quadro della
cogestione.
Di fronte alla crisi economica e sociale
il sindacato europeo , a cui aderiscono,
anche CGIL-CISL-UIL italiane) ha proclamato
per lo scorso 29 settembre una giornata di
mobilitazione europea che ha visto una grande
manifestazione con più di 100 mila presenze
a Bruxell.
Non voglio qui entrare nel merito delle divisioni
fra CGIL-CISL-UIL non per non prendere posizione
( ho le idee ben chiare) ma perché lo scopo
della mia riflessione vuole essere un altro.
Sicuramente queste divisioni, politiche ed
anche teoriche, dovranno essere risolte a
livello nazionale con uno sforzo di rivisitazione
trasversale delle politiche sindacali.
Questo quadro politico , parlo del Governo
Berlusconi , non aiuta.
Anzi per alcuni versanti lavora per la divisione
del sindacato.
Le stesse modalità FIAT, in assenza di un
Governo attento alle problematiche sociali,
non aiutano. Oggi però è necessario ripartire
dal fatto che i lavoratori di Pomigliano
hanno approvato l’intesa pur con una forte
espressione di dissenso.
A livello locale CGIL-CISL-UIL hanno sempre
saputo mantenere sullo sfondo le divisioni
nazionali.
L’hanno fatto non per “ buonismo” ma per
“ realismo” e rispondere ad esigenze vere
del territorio e dei lavoratori.
La crisi , nella nostra provincia, morde
ancora molto e non si vede una via d’uscita.
Vi sono state intese con gli enti locali
ed anche con le associazioni datoriali che
sicuramente sono dei segnali positivi.
Molte realtà produttive sono in crisi.
Sicuramente le risposte di sistema sono insufficienti.
Di fronte a tale situazione serve un tessuto
sindacale unitario. Un sindacato che sia
in grado di produrre “ unità d’azione” sui
vari problemi concreti del territorio.
Sono certo che i tre segretari generali di
CGIL-CISL-UIL , Mimmo Palmieri, Giuseppe
De Maria e Mino Grossi sapranno trovare il
passo giusto per difendere, per quanto possibile,
il mondo del lavoro.
Insomma non mi pare superato il vecchio adagio
che dice “ l’unità fa la forza”.
Preferisco,credere che il movimento sindacale
cremonese ed italiano sarà in grado di scrivere
ancora belle pagine unitarie a vantaggio
di tutti quei soggetti che oggi la crisi
sta buttando velocemente verso la povertà
ed ai margini della società.
Ve lo immaginate uno scenario che veda le
forze dell’ordine presidiare le sedi sindacali
mentre i cortei di lavoratori di altre sigle
sflilano?
Bè, come minino, il Marchionne di turno stapperebbe
lo champagne o al peggio un brut italiano.
Vogliamo per davvero dargli questa soddisfazione?
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it
Cremona 5 ottobre 2010
 
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