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15 Settembre, 2002
Il Pd deve avere la capacità di fare una proposta seria e autorevole sul governo dalla città.
Intervento di Titta Magnoli all’assemblea provinciale PD di Mercoledì 6 ottobre u.s.

Il Pd deve avere la capacità di fare una proposta seria e autorevole sul governo dalla città.
Intervento di Titta Magnoli all’assemblea provinciale PD di Mercoledì 6 ottobre u.s.
Gentili membri dell’assemblea,
da pochi giorni sono trascorsi nove mesi da quando avete avuto la gentilezza e l’ardire (compravate, del resto, a scatola chiusa) di indicarmi come segretario del Partito Democratico della Provincia di Cremona. Nove mesi che non sono solo una naturale scadenza biologica, ma un tempo utile, quantomeno, per fare delle riflessioni ad ampio respiro sul nostro operato nella Provincia di Cremona. Lo dobbiamo per rispetto ai nostri elettori, ai nostri iscritti e, soprattutto, a tutti i cittadini che continuano a guardarci con attenzione e con stima.
Una stima che ci viene accordata sulla base del nostro passato di buoni amministratori e sullo sforzo che stiamo facendo per rimettere la politica al centro dell’operato della comunità. Perché è proprio l’assenza di politica, intesa come solo riesco a intenderla, cioè positivamente, che affligge la città e tutto il territorio.
Politica che si fa nei partiti, ma anche nelle associazioni, negli ordini professionali, nei sindacati, nell’associazionismo di ogni ordine e tipo.
Politica intesa come capacità di immaginare un futuro per noi e soprattutto per i nostri figli, non intesa in senso deteriore, come spesso si ama ripetere per stanchezza e mancanza di idee.
Chi vi parla è convinto che i partiti siano la sede democratica deputata alla creazione del consenso e alla gestione del dissenso fra i vari componenti di una comunità: mi rendo conto che oggi questa visione valoriale non vada per la maggiore ma che si preferisca un atteggiamento nichilista di abbandono e sfiducia. Sono altresì consapevole del fatto che i partiti debbano fare al meglio il proprio mestiere senza però pensare di esaurire il quadro del dibattito democratico.
Esistono centinaia di persone che a vario titolo “fanno politica” ogni giorno a Cremona. Occorre riaprire canali di dialogo e di confronto, vedersi, parlare, capire come uscire insieme da una situazione di stallo in cui il nostro territorio pare essere precipitato.
Dopo una prima fase di consolidamento del nostro partito, che nei centri maggiori rappresenta ancora un cittadino su tre (e a livello provinciale, uno su quattro), ora occorre riscoprire l’orgoglio dell’appartenenza e l’entusiasmo della proposta. Possiamo dire con tranquillità che la fase di lutto e la sua elaborazione dopo le sconfitte è finita. Ogni giorno che passa vedo tornare la voglia di confrontarsi, di parlare di soluzioni, di immaginare il futuro senza indugiare sul passato. Questa non è un’analisi superficiale, non è la ricerca di rimuovere il passato, quanto quella di trarne conseguenze serie e la voglia di fare, di proporre, di cambiare.
Perché, diciamolo senza reticenze, fare politica è bello e anche nobile, se si ha il coraggio di farlo apertamente e convintamente alla luce del sole. Certo, ci vuole una politica che abbia la forza di rapportarsi a tutti con autorevolezza, con una capacità progettuale precisa e un senso del limite tipico delle persone intelligenti.
Molti lamentano in questi giorni che le amministrazioni di centro destra siano influenzate eccessivamente da forze esterne, che le scelte della comunità alla fine siano dettate da pochi. E’ il famoso discorso sui poteri forti, spesso evocati e ingigantiti. Io cercherei di ribaltare il concetto: non sono questi poteri ad essere particolarmente forti, ma la politica di chi ci amministra ad essere estremamente debole. E quando la politica è debole, ogni potere diventa forte, ogni interesse diventa irresistibile, ogni soffio di vento orienta l’andamento di una amministrazione che radica la sua debolezza nell’assenza di un progetto, nell’assenza, cioè, di politica.
Un esempio su tutti sono i due sindaci delle città principali, Crema e Cremona.
Che futuro stanno immaginando per le rispettive città? Nessuno, almeno sensibile (non dico tangibile).
Quando manca la progettualità, l’idealità, tutto si ferma. E quando un territorio piccolo si ferma, perde terreno, si marginalizza, scompare.
Vi cito una cifra che io tengo segnata sulla mia agenda, come monito.
La provincia di Cremona conta il 3,66% circa della popolazione lombarda.
Poco: è la prima considerazione che viene in mente. Pochissimo se si pensa quanto questo territorio è riuscito a contare in tanti anni. Da una piccola base numerica siamo riusciti a eccellere in molti settori, a sedere ai tavoli più importanti, a pesare in alcune scelte. E questo è stato fatto perché come territorio, e non come parte politica, siamo stati capaci di puntare su alcune scelte, di concertare i movimenti sugli scacchieri più ampi, mettendo da parte gli interessi di bottega.
Ora stiamo arretrando, ed è sotto gli occhi di tutti. Lo mormorano negli incontri privati i più, ma ancora pochi hanno il coraggio di mettere il tema sul tavolo. Credo che anche in questo possiamo rivendicare un ruolo di stimolo e di proposta.
L’arretramento è visibile su molti temi. Le nostra amministrazioni latitano, riescono a non essere presenti neppure quando ci sono buone notizie, come i nuovi treni sulla linea Milano-Mantova. Hanno abbandonato i grandi progetti, non parlano più del ruolo del Po, ad esempio.
Qualcuno ha sentito più parlare del progetto su Tencara?
L’amministrazione provinciale, più nota per alcuni exploit, dallo scarso successo, del suo presidente Salini che per una costante azione amministrativa, sembra marcire in un limbo irreversibile. La giunta non dà segni di sé, non ci sono progetti riconoscibili, i comuni lamentano l’assenza di coordinamento. Tutto tace. E le uniche trovate degne di nota sono l’inabissamento delle cave di prestito, sottratte allo sguardo dei cittadini e dei luoghi di decisione, e qualche incursione maldestra sul terreno dell’acqua e dei rifiuti. E basta. Direi che si porta acqua, quotidianamente, a chi sostiene che le province siano enti inutili.
I due comuni maggiori latitano.
A Crema abbiamo iniziato un percorso serio e condiviso che ci porterà alle elezioni del 2012. Il lavoro è iniziato e il malessere in città rispetto all’amministrazione è molto forte. Anche lì, come altrove, dobbiamo dimostrare al massimo la nostra capacità di farsi promotori di grandi progetti civici senza cadere nella tentazione di mettere sopra il cappello su qualsiasi cosa si muova spontaneamente.
L’estate di Cremona è stata sconfortante (chissà l’autunno, per non parlare dell’inverno). Non voglio tornare sulla vicenda Fodri perché penso che tutto quello che dovevamo dire l’abbiamo detto, con i toni che questo sfascio meritava. Non è mi attitudine diventare un Savonarola che abbaia alla luna, ma vorrei trarre da questa vicenda solo alcune conclusioni.
Innanzitutto la più manifesta è quella di una mancanza di autorevolezza totale del sindaco Perri. Come forza politica abbiamo sempre riconosciuto il suo ruolo e l’investitura diretta che ha ricevuto dai cittadini. Ma vedere un sindaco che non ha neppure il carisma, o la capacità, di far dimettere un consiglio di amministrazione da lui nominato è suonato come campanello di allarme per un’intera comunità.
Si possono fare tanti discorsi su questa vicenda, ma questo è il dato più chiaro. Il sindaco non ha capacità di convincimento neppure su persone che lui stesso ha scelto. Un ammutinamento, potrà dire qualcuno, che fa riflettere su quale sia la reale capacità di indirizzo e di amministrazione del primo cittadino. E mi fermo qui, perché se poi dovessimo parlare degli strumenti illegittimi con cui ha cercato di sfrattare i suoi consiglieri, apriremmo altre pagine. E’ un po’ come affrontare un bambino disobbediente con un bazooka. Anche in politica, qualcuno sorriderà, ci vuole un po’ di buon senso.
E non entro neppure nella diatriba se il sindaco sapesse o meno dell’affaire Palazzo Fodri, perché avevo ed ho la vaga sensazione che in questa vicenda siano state raccontate una marea di balle e non amo, come molti di voi, essere preso per i fondelli, tantomeno dal primo cittadino. La lettera poi pubblicata due giorni fa in cui il presidente annunciava operazioni immobiliari e che poi è stata trasformata in comunicazione di giunta fa cadere ogni dubbio di buona fede.
Ma il tema del Pd oggi non è solo di far notare alla collettività le contraddizioni del centro destra (questo sarebbe un modo sterile di fare opposizione), quanto di avere la capacità di fare una proposta seria e autorevole sul governo dalla città.
In poche parole lavorare seriamente per costruire l’alternativa. Una alternativa nuova, che superi il passato e che dia una prospettiva di sviluppo alla città e al territorio. Un’opposizione che credo, grazie ai nostri gruppi in Provincia e Comune, stiamo facendo seriamente. In modo implacabile e severo, perché non siamo i cagnolini di sua maestà (E di maestà, in giro, francamente non ne vedo). Ma anche in modo propositivo.
Io credo che si stia trovando la via giusta, una via aperta al confronto fuori dal partito ma capace di mettere a disposizione della collettività le tante competenze che abbiamo.
Poi, inesorabilmente, qualcuno ci rinfaccia piazza Marconi, come se fosse il nostro museo dell’Olocausto. A me queste osservazioni fanno sorridere. Chiuso un parcheggio, resta il vuoto di idee di un’amministrazione che non è capace neppure di valorizzare l’impegno enorme di un privato. Il Cavalier Arvedi fa sforzi rari per il contesto in cui stiamo vivendo (trovatelo voi un imprenditore che investe per la sua città) e l’amministrazione sa solo rispondere mettendosi a disposizione supinamente ma senza capacità di proposta. Quasi sulla difensiva. Esiste un progetto politico culturale sul Museo del Violino? Lo stanno valorizzando? Che futuro prevede l’amministrazione? Quali rapporti con il Ponchielli e con gli altri musei? Con quali energie? Per ora lo vivono sulla difensiva, come se in piazza Marconi dovesse atterrare un’astronave, vicino al ‘loro’ beneamato parcheggio.
Insomma, sintetizzando, ritengo che sia utile prepararsi alle elezioni, ipotesi che ogni giorno diviene meno remota, a livello nazionale come a livello locale. Resisteranno queste giunte al big bang del governo Berlusconi? Con la Lega locale in queste condizioni? Con i criptofiniani in sonno solo per convenienza?
E’ un tema serio, che dobbiamo affrontare con autorevolezza, agendo da stimolo sui nostri potenziali alleati, lasciando spazio, con rispetto, alle esperienze civiche che possono nascere e cercando di restituire a questo territorio una progettualità politica, uno sforzo al miglioramento che ora pare essersi esaurito.
Prepararsi alle elezioni non è una minaccia agli avversari ma uno stimolo serio per noi. Il potere è conservatore, il buon Perri starà agganciato alla poltrona come e più di qualsiasi altro politico. Ma prima o poi la crisi arriverà, e lì dovremo dimostrare alla città di essere pronti. Aperti, non arroganti, propositivi. Perché così non si andrà avanti per tanto. Per ora lo sussurrano in molti, domani troveranno il coraggio di dirlo ad alta voce. E Cremona che scompare dalla mappa della Lombardia è una cosa che non possiamo e non vogliamo permetterci.
Titta Magnoli
Segretario Provinciale Cremona PD
Comunicazioni
Bilancio: quest’anno si chiude in pareggio, è una soddisfazione ma lascio la parola su questo a Agostino Savoldi.
Conferenza delle Donne
Cr 6 ottobre 2010

 


       



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