15 Settembre, 2002
Convoglio VivaPalestina5: Check-point israeliani e check-point egiziani
Aggiornamento situazione del convoglio di aiuti diretto a Gaza ( stà partecipando anche un cremonese )
Convoglio VivaPalestina5: Check-point israeliani
e check-point egiziani
Aggiornamento situazione del convoglio di
aiuti diretto a Gaza ( stà partecipando anche
un cremonese )
Chi ha avuto l’occasione di visitare la Palestina
occupata conosce bene la tecnica dei check-point
israeliani, quelli fissi e quelli mobili:
una tecnica per controllare, umiliare, infliggere
illegali punizioni collettive, fiaccare la
resistenza della popolazione civile palestinese.
Una tecnica che si è evoluta in forme sempre
più sofisticate e disumane. Il check-point
di Kalandia tra Gerusalemme e Ramallah, alcuni
anni fa manteneva ancora qualche cosa di
umano: la possibilità almeno di vedere in
faccia l’oppressore; ora è stato aggiornato
in un dispositivo tutto automatizzato e completamente
anonimo che tratta i palestinesi come fossero
dei sub-humans.
Dell’oppressore si possono ascoltare solo
gli ordini.
Anche l’Egitto evidentemente si sta esercitando
nella tecnica del check-.point con il convoglio
VivaPalestina. Se è vero che la trattativa
di Damasco si è conclusa con un accordo in
cui il prezzo da pagare è stata la rinuncia
di Galloway a entrare in Gaza, ora il governo
egiziano continua a giocare sui tempi e sui
modi dell’ingresso, sperando forse di fiaccare
la resistenza dei 380 attivisti accampati
nel campo profughi di Lattakya. Miserabili
ritorsioni e intimidazioni da parte di un
governo e di un potere che è avviato irrimediabilmente
verso il tramonto. Ma non per questo si tratta
di comportamenti tollerabili. Kevin Ovenden,
direttore del convoglio, nella press conference
di sabato 9, di fronte ai media mediorientali
e internazionali, ha mostrato campioni delle
armi di distruzione di massa di cui è dotato
il convoglio: carte, penne, album da disegno,
zainetti per gli studenti, medicinali, carrozzine
per disabili e via enumerando. Evidentemente
il governo egiziano non si rende conto del
ridicolo di cui si rende responsabile. Ma
non per questo tale atteggiamento è tollerabile
e da parte del Convoglio parte l’invito di
rivolgere proteste e pressioni ai governi,
ai ministeri degli esteri e alle ambasciate
dei 27 paesi partecipanti, affinché tale
comportamento abbia immediatamente fine e
il convoglio, fermo e in un certo senso sequestrato
nel porto di Lattakya, possa partire per
El Arish e da lì, senza ulteriori ostacoli,
entrare a Gaza.
Press conferente di domenica 10 ottobre,
ore 18: Kevin Ovenden fa il punto della situazione,
annuncia che alle 11 di lunedì un gruppo
di 30 veicoli algerini si sposterà dal campo
profughi direttamente al porto di Lattakya
, come forma di protesta e di pressione nei
confronti delle autorità egiziane. Il convoglio
ha già ottemperato a tutte le condizioni
poste dai funzionari egiziani e sono stati
forniti tutti i dati richiesti su attivisti,
veicoli e aiuti; ma l’atteso via libera alla
partenza ancora non arriva. In nessuno dei
precedenti convogli le richieste egiziane
erano state così assurde e particolareggiate.
Nella serata di domenica 10, tutte le nazioni
presenti partecipano a un concerto-happening.
Il gruppo italiano propone prima la lettura
di un estratto da Stato d’Assedio di Mahmoud
Darwish e poi si produce in una applauditissima
esecuzione di Bella ciao, un simbolico collegamento
fra la resistenza palestinese e la resistenza
italiana nella lotta al nazifascismo.
Ism italia
Lunedì 11 ottobre 2010
Palestina News - voce di ISM (International
Solidarity Movement) Italia www.ism-italia.org
 
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