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15 Settembre, 2002
Europa.Salute, igiene e sicurezza sul luogo di lavoro ( Gian Carlo Storti)
I dati portano alla drammatica conclusione che nell’evoluto vecchio continente, ogni tre minuti e mezzo qualcuno muore a causa del lavoro. Il tutto ad oltre vent’anni dalla direttiva quadro comunitaria sulla sicurezza del 1989.

Europa.Salute, igiene e sicurezza sul luogo di lavoro
I dati portano alla drammatica conclusione che nell’evoluto vecchio continente, ogni tre minuti e mezzo qualcuno muore a causa del lavoro. Il tutto ad oltre vent’anni dalla direttiva quadro comunitaria sulla sicurezza del 1989.

Prima parte.

Attraverso la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, la UE si prefigge di creare un maggior numero di posti di lavoro e di migliore qualità. La salute e la sicurezza sul luogo di lavoro rappresentano oggi uno degli aspetti più importanti e più avanzati della politica sociale dell'Unione.
In questo campo, l'azione comunitaria non si limita all'aspetto normativo; le istituzioni europee svolgono infatti numerose attività d'informazione, di orientamento e di promozione in favore di un ambiente di lavoro sicuro e sano in collaborazione con l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, nonché con la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
L'obiettivo della direttiva-quadro è di assicurare una migliore protezione dei lavoratori sul posto di lavoro, tramite provvedimenti di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, nonché tramite l'informazione, la consultazione, la partecipazione equilibrata e la formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
In sintesi la direttiva si applica a tutti i settori d'attività privati o pubblici tranne che ad alcune attività specifiche della pubblica amministrazione e ai servizi della protezione civile.

Qui di seguito sono elencati gli obblighi del datore di lavoro:

-garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sotto tutti gli aspetti connessi al lavoro, segnatamente sulla base di principi generali di prevenzione enumerati, senza oneri finanziari per i lavoratori;
-valutare i rischi professionali, anche nella scelta degli impianti e nell'allestimento dei luoghi di lavoro, nonché organizzare i servizi di protezione e di prevenzione;
-redigere un elenco e delle relazioni sugli infortuni sul lavoro;
-organizzare il pronto soccorso, la lotta antincendio, l'evacuazione dei lavoratori e adottare i provvedimenti necessari in caso di pericolo grave e immediato;
-informare i lavoratori, consultarli e permettere la loro partecipazione nel quadro di tutte le questioni attinenti alla sicurezza e alla sanità sul luogo di lavoro;
-assicurare che ogni lavoratore riceva una sufficiente e adeguata informazione in ordine alla sicurezza e alla salute durante l'orario di lavoro.

Qui di seguito sono elencati gli obblighi dei lavoratori:

-utilizzare correttamente le macchine e gli altri strumenti, l'attrezzatura di protezione individuale, nonché i dispositivi di sicurezza;
-segnalare ogni situazione di lavoro che comporti un pericolo grave ed immediato, nonché ogni difetto dei sistemi di protezione;
-partecipare all'adempimento delle esigenze imposte in materia di protezione sanitaria per permettere al datore di lavoro di garantire che l'ambiente e le condizioni di lavoro risultino sicuri e senza rischi.

La sorveglianza della salute dei lavoratori è garantita da provvedimenti adottati in conformità delle legislazioni e delle prassi nazionali.
I gruppi a rischio, particolarmente sensibili, devono essere protetti contro i pericoli specifici che corrono.

Parte seconda

Detto questo però è utile verificare i dati e le varie situazioni.
Secondo le organizzazioni sindacali europee sul tema degli infortuni sul lavoro in Europa l'emergenza continua
Il lavoro in Eurolandia continua ad uccidere. Secondo dati Eurostat, ogni anno 5.720 persone muoiono a causa di infortuni. Il 3,2% dei lavoratori ha subìto almeno un infortunio, l’8,6 soffre di disturbi non riconosciuti.
Un altro istituto europeo (Ilo)  stima che altri 159.500 europei perdano la vita per malattie professionali
Tenendo conto di entrambi i dati, si può arrivare alla drammatica conclusione che nell’evoluto vecchio continente, ogni tre minuti e mezzo qualcuno muore a causa del lavoro. Il tutto ad oltre vent’anni dalla direttiva quadro comunitaria sulla sicurezza del 1989.
Questi sono i dati  Eurostat relativi all’Indagine sulle forze di lavoro 2007, disponibile sul portale dell’Osservatorio Inca Cgil per le politiche sociali in Europa (www.osservatorioinca.org ).
L’indagine è stata realizzata tramite interviste a gruppi statisticamente rappresentativi di lavoratori nei 27 Stati dell’Unione. Ma oltre alla conta dei caduti, il rapporto, ci dice molto di più. Nell’Unione Europea, infatti, sempre secondo Eurostat, il 3,2 per cento dei lavoratori ha subìto almeno un infortunio sul posto di lavoro, mentre l’8,6 ha dichiarato di soffrire di un qualche disturbo della salute, non necessariamente riconosciuto come malattia professionale.

INFORTUNI SUL LAVORO.

Sono cifre che fanno paura. Quasi 7 milioni di persone nell’Unione ha subìto almeno un incidente. I giovani, tra l’altro, si infortunano più frequentemente dei loro colleghi anziani: la quota di lavoratori maschi vittime di incidenti è del 5 per cento per le persone di età inferiore ai 25 anni, e diminuisce regolarmente con il crescere dell’età, fino al 2,9 nella coorte più anziana (55-64 anni). Anche tra le donne il tasso di infortuni raggiunge il picco massimo (2,7 per cento) nella fascia d’età più giovane, mentre dai 25 anni in poi resta costantemente al 2 per cento, quindi sempre considerevolmente inferiore a quello degli uomini.
I paesi con il più alto tasso d’infortuni sono invece Finlandia (6,3 per cento), Francia (5,4), Svezia (5,1) e Danimarca (4,9). Un tasso inferiore al 2 per cento si registra invece in Grecia, Slovacchia, Irlanda, Polonia, Ungheria, Bulgaria e Lituania. Anche se a questo proposito sorge qualche dubbio sull’attendibilità dei dati nazionali. Stando ai dati Eurostat, infatti, il tasso d’infortuni risulta mediamente più alto nei paesi Ue-15 (di vecchia adesione) che nel resto dell’Unione.
Per quanto riguarda l’Italia, inoltre, il tasso d’infortuni è inferiore alla media europea (2,7 per cento), mentre è più alta della media la percentuale di infortuni “in itinere” (13,5). L’85 per cento dei lavoratori italiani infortunati si è assentato dal lavoro almeno un giorno in seguito all’incidente, nel 29 per cento dei casi il congedo per infortunio ha comportato un’assenza di almeno un mese.
Quindi  nel nostro paese “ogni giorno tre persone perdono la vita sul lavoro”, ma va anche ricordato che “quasi il 60 per cento delle vittime sono gli agricoltori, gli edili del Mezzogiorno e gli stranieri”

MALATTIE PROFESSIONALI.
Il problema della sicurezza in Europa, però, riguarda anche le conseguenze sulla salute correlate al lavoro. Sempre secondo i dati Eurostat, l’8,6 per cento dei lavoratori dell’Unione Europea ha accusato durante l’anno almeno un problema di salute correlato al lavoro, una quota che corrisponde a circa 20 milioni di persone. Il fenomeno riguarda in uguale misura uomini e donne, anche se le lavoratrici rappresentano una percentuale molto bassa tra le vittime di malattie professionali ufficialmente riconosciute. Sempre nel corso del 2007, i lavoratori che hanno avuto più di un disturbo di salute di origine professionale sono il 2,1 per cento, cioè circa 5 milioni.
A differenza degli infortuni, i disturbi di salute di origine professionale colpiscono specialmente i lavoratori anziani, che sono stati più a lungo esposti ai rischi. Tra gli uomini, la percentuale di lavoratori che soffrono di questi disturbi è infatti del 2,5 nella coorte d’età 15-24 anni e del 12,5 in quella 55-64 anni. Tra le donne si osserva un fenomeno analogo, anche se la quota è leggermente più alta nella fascia 15-24 anni (3,5) e più bassa nella fascia 55-64 anni (11).
Le patologie più frequenti sono quelle di natura muscolo-scheletrica e psicosomatica. I lavoratori accusano soprattutto disturbi alla zona dorso-lombare (31 per cento), agli arti superiori (17) e inferiori (13), e problemi come stress, ansia e depressione (13); le lavoratrici soffrono meno dei loro colleghi di disturbi della zona dorso-lombare (21), che sono tipici del sollevamento di carichi pesanti, mentre sono più frequenti le patologie degli arti superiori (22) e i problemi come stress, ansia e depressione (16).

FATTORI DI RISCHIO.
L’indagine Eurostat esamina, infine, l’esposizione dei lavoratori a uno o più fattori potenziali di rischio per la loro salute fisica o mentale. A dichiararsi esposto è il 41 per cento degli intervistati, ossia 81 milioni di lavoratori. I fattori di rischio ricorrenti sono collegati alla postura da tenere durante il lavoro o a determinati movimenti, come il sollevamento di carichi pesanti.
I più vulnerabili sono ovviamente i lavoratori manuali (65 per cento per gli uomini, 52 per le donne). Una certa cautela, anche in questo caso, va adottata per dati nazionali. In ogni caso, in Francia la percentuale di lavoratori esposti a fattori di rischio per la salute fisica è del 77 per cento tra i lavoratori maschi e del 62 tra le donne. Altri paesi dove i pericoli per la salute fisica risultano essere molto elevati (più del 50 per cento) sono Olanda, Slovenia e Finlandia. Inferiore al 20 per cento sono invece in Lettonia, Belgio, Germania e Lussemburgo.
Anche  un recente documento della Cisl inviato al governo parla di 8.600 casi l’anno di tumori di “certa origine lavorativa”.
La Cgil – "ha avanzato recentemente una serie di proposte concrete per la prevenzione delle malattie professionali: la promozione di una campagna straordinaria sulle “malattie professionali perdute”, l’adozione e la diffusione di una Carta dei diritti dei lavoratori e dei Rls in materia di sorveglianza sanitaria, la definizione dei parametri di rischio per le sostanze pericolose, l’allestimento di un sito internet espressamente dedicato all’informazione medica per il pubblico”.
Il Governo va da un'altra parte. Recenti dichiarazioni del Ministro Tremonti che ha definito " i costi sostenuti dalle imprese sempre più insopportabili" ha fatto  intendere che si aprirà una fase di allentamento delle misure legislative nel nostro paese.
Per fortuna che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vigila ed ogni tanto " striglia" le forze politiche ed il Parlamento.

Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

fonte dati : www.rassegna.it

 


       



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