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 Politica

15 Settembre, 2002
INTERVENTO IN AULA DELLA. SEN. CINZIA FONTANA
LEGGE DI STABILITA' 2011 E BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO 2011-2013

LEGGE DI STABILITA' 2011 E BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO 2011-2013
INTERVENTO IN AULA IN DISCUSSIONE GENERALE SEN. CINZIA FONTANA- 6 dicembre 2010
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fontana. Ne ha facoltà.
FONTANA (PD). Signor Presidente, discutiamo della legge di stabilità per il 2011 e del bilancio di previsione mentre assistiamo alle battute finali di un Governo e di una maggioranza ormai in agonia, giunte all'epilogo di una crisi politica le cui ragioni di fondo stanno nella visione corta e miope delle promesse mancate, delle illusioni e degli slogan sui quali questo Governo ha retto il suo rapporto con il Paese e che man mano si sono disvelati per ciò che sono.
Discutiamo della legge di stabilità nel momento di massima instabilità politica, sociale ed economica, quando invece il Paese necessiterebbe più che mai di una guida autorevole, capace e credibile, con una visione strategica di programmazione, se non di lungo, almeno di medio periodo; una guida non chiusa, come ora, nell'idea di comprimere la politica sulla gestione del consenso, lontana dalle esigenze del Paese e dai bisogni del cittadino.
Discutiamo di una legge che dovrebbe, appunto, essere di stabilità e che, invece, peggiora il dato dell'indebitamento netto strutturale, individua ancora una volta entrate una tantum per far fronte alle esigenze ordinarie, conta sulle entrate di un Paese che affida le sue speranze al gioco pubblico. Sarebbe questa, secondo voi, la strada, per perseguire l'obiettivo della stabilità e del rigore nei conti pubblici?
Già a luglio, con la manovra estiva, esprimemmo un giudizio fortemente negativo sull'approccio di linea economica di questo Governo nel contesto sia nazionale che europeo. In quella legge e, poi, nella Decisione di finanza pubblica - che, ricordo, non prevedeva alcun collegato ai temi su cui appena una settimana prima avevate votato la fiducia e nessun collegamento ai temi che si sarebbero dovuti affrontare di lì a poco con il piano di riforma nazionale - venne confermato il vostro approccio rinunciatario: nessuna strategia per il futuro; nessuna politica industriale; nessun sostegno alla crescita economica e allo sviluppo; nessuna possibilità di investire su un Paese che non volesse semplicemente declinare. Investire, cioè, sugli elementi di forte innovazione, sul settore della conoscenza, della green economy, sull'innovazione tecnologica e infrastrutturale, sulla competitività alta delle imprese e anche, parlando proprio di innovazione, sulla condizione dei giovani e delle donne.
Per liberare risorse e per creare spazi di intervento, il PD le proposte le ha messe in campo: la riforma del fisco per un'equa redistribuzione dei carichi fiscali, spostando la tassazione sulle rendite finanziarie; le misure per un serio ed effettivo contrasto all'evasione fiscale e contributiva, al lavoro nero, alla corruzione, agli sprechi, abbandonando nettamente la logica dei condoni e degli scudi, per cui in questo Paese si è passati dal principio di equità secondo cui «chi più ha, più paga» all'ingiustizia del «chi più onesto è, più paga»; la riforma del Patto di stabilità dei Comuni, insieme al rilancio delle opere pubbliche nei territori; la riduzione della spesa improduttiva, che è l'esatto contrario dei vostri tagli lineari indiscriminati, sotto la cui scure stanno cadendo indifferentemente anche la parte sana e le ricchezze di questo Paese.
Questi sono i grandi pilastri di una discussione economica alla quale vi siete sempre sottratti in questi anni. Sottraendovi, qual è il risultato davanti ai nostri occhi? Quello di un Paese fermo, indebolito, paralizzato nel momento in cui bisognerebbe invece essere all'altezza di sfruttare le tante ed immense risorse di cui l'Italia dispone.
Ce lo sta dicendo il Paese reale fuori di qui.
Ce lo stanno dicendo proprio i giovani, i cui messaggi molti di voi in questi giorni hanno banalizzato; ci stanno dicendo che non sono più disponibili ad accettare il destino di rimanere ai margini del loro stesso futuro, di rimanere schiacciati verso il basso.
Ce lo stanno dicendo i sindaci e gli amministratori locali, che non sanno come far quadrare i bilanci, tra tagli alle politiche sociali, ai trasferimenti, al trasporto pubblico locale e alle infrastrutture. Ci stanno dicendo che non ce la fanno più a reggere la pressione dei bisogni delle loro comunità e l'impoverimento del territorio, lasciati solo dal Governo e dalla maggioranza, a parole federalisti, ma che hanno dato vita alla più centralista tra le ultime legislature.
Ce lo sta dicendo il mondo associativo del volontariato e della ricerca scientifica e sanitaria, cui state assestando un colpo durissimo con la riduzione del 75 per cento del fondo del 5 per mille, vero strumento di sussidiarietà fiscale e di collaborazione attiva del cittadino contribuente, presidio prezioso per la tenuta e la coesione del nostro modello sociale.
Ce lo stanno dicendo i lavoratori e le lavoratrici, che vivono l'angoscia della cassa integrazione, della disoccupazione, della mancanza di lavoro, dell'incertezza sul loro futuro.
Ce lo stanno dicendo le imprese, impegnate faticosamente a cercare di risalire la china, che sentono l'assenza di una politica che non sa coniugare stabilità e crescita, rigore e sviluppo.
Ce lo stanno dicendo le famiglie, soprattutto quelle con figli, con anziani non autosufficienti, con disabili, con fragilità, che nel massacro di tutti i fondi per le politiche sociali, alcuni azzerati, vedono innanzitutto una sottrazione della loro dignità. È questo il risultato delle inconcludenti ed ipocrite passerelle alle conferenze sulla famiglia?
Queste sono le voci che chiedono di essere ascoltate, che chiedono risposte, che chiedono azioni concrete ed urgenti, che chiedono alla politica di dimostrarsi all'altezza del ruolo per tornare ad averne fiducia. Ma voi finora siete stati sordi!
Del resto, la scelta della maggioranza di chiudere la Camera per ben due settimane in una fase come questa è il segno più evidente del vostro fallimento e, ormai, della vostra paura.
Noi riproponiamo oggi gli emendamenti più significativi per far fronte ai temi proposti. Sono pochi, importanti, proprio per rispettare i tempi che ci siamo dati, ma già sappiamo che anche questa volta sarete sordi.
È un bene quindi per il Paese che questo Governo sia arrivato al capolinea, augurandoci che la svolta, ormai vicina, ci metta nelle condizioni di affrontare i nodi cruciali e di delineare una strategia di politica per lo sviluppo.
Con responsabilità, il PD lavorerà per questo. (Applausi dal Gruppo PD).

 


       



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