15 Settembre, 2002
Tamoil. Berlusconi non è in grado di affrontare Gheddafi .
Per il dittatore I costi della bonifica integrale dell’area, per i risarcimenti dovuti e per una eventuale riconversione industriale sono ‘bruscolini’!
Tamoil. Berlusconi non è in grado di affrontare
Gheddafi .
Per il dittatore I costi della bonifica integrale
dell’area, per i risarcimenti dovuti e per
una eventuale riconversione industriale sono
‘bruscolini’!
Non vorrei che le immagini dei tanti, amichevoli
incontri fra il presidente del Consiglio
Silvio
Berlusconi e il dittatore libico Muammar
Gheddafi, sommate al dinamismo di Roberto
Formigoni, da oltre tre lustri governatore
della Lombardia secondo il motto “fede, affari
e politica”, ingenerassero eccessive speranze
sulla capacità del nostro governo, sia a
livello nazionale che a livello regionale,
di affrontare di petto la questione Tamoil
con i partner libici.
La proposta, oggi da tutti condivisa, di
inserire la crisi Tamoil e in particolare
il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori
dentro il quadro dei rapporti bilaterali
tra Italia e Libia
è ragionevole ma tardiva e non tiene conto
degli accordi già siglati tra il governo
italiano e
quello libico.
Ricordo che in forza del trattato di amicizia
italo-libico firmato 2 anni fa (e approvato
in parlamento tanto dal centrodestra che
dal centrosinistra, ad eccezione dei parlamentari
radicali) l’Italia si è impegnata a versare
in 25 anni 5 miliardi di euro e che l’Eni
ha deciso di investire in Libia l’enorme
cifra di 20 miliardi di dollari nei prossimi
10 anni (quasi 30 mila miliardi di vecchie
lire!). Inoltre, Impresilo s.p.a. ha in vista
la costruzione della più lunga autostrada
in Libia (investimento di 2,3 miliardi di
euro). Non ci risulta che sia mai stata valutata
la possibilità di inserire fra le contropartite
la risoluzione delle questioni legate
alla raffineria Tamoil. Anzi, i fatti di
queste ultime settimane dimostrano il contrario,
vista l’arroganza e la spregiudicatezza del
management libico.
Per questi motivi, come Radicali, abbiamo
ritenuto importante, e le nostre iniziative
politiche
degli ultimi anni si sono indirizzate in
tal senso, che la vicenda Tamoil non si svolgesse
sul tavolo della politica bensì su quello
della magistratura.
Perché una cosa è certa: da parte di Tamoil
s.p.a. sono stati commessi dei crimini e
per quei crimini ci devono essere delle punizioni.
Esemplari? No, giuste. E nella punizione
giusta ci sono tutta una serie di provvedimenti
risarcitori indispensabili: per le bonifiche,
per i lavoratori, per gli operatori. Tutto
deve
andare a carico di chi quei reati ha commesso.
E non ci si venga a dire che la famiglia
Gheddafi versa in ristrettezze economiche
o che non ha sufficiente liquidità finanziaria.
Come è stato ricordato di recente, la Libia
è interessata a rafforzare la propria presenza
azionaria in Eni (come già ha fatto in Unicredit)
e che la liquidità libica disponibile sul
mercato è valutata a circa 150 miliardi di
dollari in valuta estera!
Quindi, per l’”amico” Gheddafi, i costi della
bonifica integrale dell’area, per i risarcimenti
dovuti
e per una eventuale riconversione industriale
sono ‘bruscolini’!
Sergio Ravelli
Segretario dell’associazione radicale Piero
Welby di Cremona
 
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