15 Settembre, 2002
La campagna elettorale di Cofferati candidato sindaco di Bologna
La facciata modesta di un edificio in una stretta stradina bolognese e la targhetta appena leggibile sul portone non suggeriscono che all’interno si trova il cuore della sfida contro l’amministrazione di Giorgio Guazzaloca.
Le domande degli studenti della Johns Hopkins University
Intervista a Sergio Cofferati sul periodico "La Dotta"
La facciata modesta di un edificio in una stretta stradina bolognese e la targhetta appena leggibile sul portone non suggeriscono che all’interno si trova il cuore della sfida contro l’amministrazione di Giorgio Guazzaloca. Il piccolo locale scoppia di persone e di energia. Dopo pochi minuti ci presentano Sergio Cofferati, il candidato ufficiale del centrosinistra nelle prossime elezioni amministrative.
Signor Cofferati, perché ha deciso di candidarsi a sindaco di Bologna??
Quando ho finito il mio lavoro come segretario generale della Cgil, sono tornato al settore privato. Sono diventato un impiegato della Pirelli, e lo sono tuttora. Nel frattempo, nel mio tempo libero, ho continuato ad impegnarmi in politica, partecipando a numerosi incontri ed eventi politici. Ma sentivo di aver bisogno di una nuova fonte di legittimità: il sostegno diretto dei cittadini italiani. Poi mi è stato chiesto formalmente di candidarmi a sindaco di Bologna. Ho accettato la proposta per due motivi: il primo è che questa richiesta è venuta da uno spettro largo di gruppi, associazioni, partiti e movimenti, e da molto tempo credo che una collaborazione intensa tra movimenti popolari e partiti dovrebbe essere un elemento importante della politica italiana. In secondo luogo, il percorso elettorale individuato a Bologna mi attraeva: prima si formulava un programma ed in seguito sarebbe stato scelto un candidato. Credo che questo sia il processo appropriato da seguire anche sul piano nazionale. Per di più, Bologna è una città che possiede risorse straordinarie e che merita molto di più di quanto ha adesso.
Quali erano le alternative? Continuare il mio lavoro alla Pirelli facendo politica nel mio tempo libero. Con quali possibili sbocchi? Credo che gradualmente il mio apporto politico sarebbe diminuito, perché serve la legittimazione che deriva dal voto popolare. D’altra parte, ho sempre creduto che a livello nazionale l’Ulivo abbia un solo candidato, Romano Prodi. Probabilmente potrei aver fatto parte della sua squadra nelle prossime elezioni politiche, ma credo che essere il sindaco di una città come Bologna comporti responsabilità di importanza simile a quelle di un membro del governo. Governare una città, ed in particolare una città dal passato glorioso e dalle molte potenzialità, è un compito impegnativo.
Perché la sinistra ha perso Bologna nel 1999??
Ci sono molte ragioni per i risultati delle elezioni del ’99, ma non mi convince l’argomento che di solito viene usato per spiegare la sconfitta della sinistra, ovvero il fatto che fu scelto un candidato sbagliato. Col passare degli anni ci furono molti cambiamenti a Bologna, e questi influenzarono i risultati elettorali. L’ultima amministrazione di centrosinistra non capì a sufficienza questi cambiamenti e non rispose ad essi adeguatamente.
Alcuni di questi cambiamenti riguardavano l’economia di Bologna. Bologna aveva un numero di settori in cui eccelleva, ma da allora alcuni di essi sono in declino. Ci fu poi un cambiamento sociale nella città: il numero di residenti diminuì, mentre la loro età media crebbe. L’amministrazione non seppe affrontare questo mutamento nei bisogni collettivi, e questa è la ragione per cui le elezioni furono perse. Ci fu peraltro un cambiamento nel rapporto tra l’amministrazione e la città. Bologna ha sempre preteso molto dai suoi amministratori e l’idea di partecipazione popolare è sempre stata ben radicata. E l’amministrazione che governò fino alle elezioni del ’99 si era impegnata meno a sviluppare i legami tra cittadini e governo locale.
In uno dei suoi discorsi ha descritto Bologna come una città “nervosa ed ansiosa”. Cosa vuol dire con ciò??
Bologna è nota come una città tollerante ed accogliente. Molte persone sono venute in passato per studiare, lavorare e vivere qui, attratti dall’alta qualità della vita. Ciò era dovuto a politiche sociali efficaci e ad un ambiente positivo in genere.
Oggi Bologna è meno tollerante, meno aperta. Si può notare un’aggressività nelle relazioni sociali che non c’era in passato. Questo è dovuto ai problemi irrisolti della città, ma anche all’attuale amministrazione. Ad esempio, la politica di aprire il centro storico al traffico ha mandato un messaggio chiaro e molto negativo ai cittadini: non ci sono limiti né regole, siete liberi di fare quello che volete ed il vostro tenore di vita si alzerà. E’ evidente che non è stato così: l’assenza di regole è una fonte costante di tensioni.
Quali misure concrete ha in mente per Bologna??
Credo che dovremmo avere un programma per governare la città per i prossimi cinque anni ed una visione di lungo termine che guardi ben oltre questo periodo.
Primo, il problema del traffico. Il numero crescente di pendolari ha difficoltà ad arrivare in città e tornare a casa rapidamente. Al calo dei residenti a Bologna non corrisponde un numero minore di lavoratori in città, visto che molte persone si sono spostate fuori per il costo elevato delle case. C’è una sostanziale paralisi della città.
Secondo, il centro storico. L’attuale amministrazione ha aperto il centro al traffico, causando problemi di congestione e danneggiando l’ambiente. Dovremo decidere dove potranno circolare le macchine private e dove sarà loro vietata la circolazione.
Terzo, la linea ferroviaria ad alta velocità. Dobbiamo modernizzare radicalmente la stazione ferroviaria, mentre l’attuale amministrazione sta prendendo in considerazione solo piccole modifiche. Credo che Bologna abbia bisogna di una stazione più grande che sia compatibile con le esigenze del numero maggiore di passeggeri che i treni ad alta velocità porteranno in città. E se vogliamo una Bologna più attraente, con più visitatori, dobbiamo risolvere i problemi di accoglienza di queste persone.
Le mie altre priorità riguardano la situazione degli anziani e dei bambini. 700 bambini sono in lista d’attesa per gli asili nido, un’istituzione che è sempre stata prestigiosa a Bologna. Gli asili nido non solo permettono ai genitori di lavorare, ma sono anche importanti per la prima istruzione dei bambini.
Per quanto riguarda gli anziani, l’aspettativa di vita è cresciuta in tutta Italia e con essa il numero di persone anziane non autosufficienti. Bologna era famosa per il suo sistema di assistenza agli anziani direttamente in casa, ed è stata la prima città in Italia ad adottare un servizio del genere. Questo deve continuare, ma non è abbastanza. Dobbiamo impegnarci per far uscire gli anziani di casa per reintegrarli nella società.
Bologna ha gli stessi problemi di tutta l’Italia, ma credo che a Bologna questi siano più acuti.
Crede che il fatto che non viva in città possa costituire uno svantaggio per la sua candidatura a sindaco??
Conosco Bologna molto bene dal mio impegno precedente con il sindacato. Ho incontrato molte persone provenienti dai vari gruppi sociali che rappresentavamo, tra cui i pensionati e gli impiegati oltre ai datori di lavoro. So che la mia conoscenza della città non è ancora adeguata, ma ora sto cercando di conoscere le persone e di farmi conoscere in modo diverso dal passato. Ho fatto la scelta radicale di venire a vivere a Bologna una volta accettata la candidatura. Sono diventato residente. Credo che stiamo andando nella giusta direzione. Negli ultimi 45 giorni [intervistammo Cofferati per la prima volta a fine novembre] abbiamo viaggiato intensamente per la città. Il fatto di non vivere da sempre a Bologna non mi preoccupa. Dei 372.000 residenti a Bologna, solo 140.000 sono nati in città.
pubblicata su 'La Dotta' il 27/2/2004
www,welfarecremona.it ringrazia per la collaborazione 
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