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 Politica

15 Settembre, 2002
DOCUMENTO DI “CREMONA PER L’ULIVO”
In preparazione Conferenza di Chianciano

DOCUMENTO DI “CREMONA PER L’ULIVO”
Il Paese - legittimamente, grazie a libere elezioni - è diretto da un’alleanza politica che assume sempre più la preoccupante fisionomia di “governo aziendale”, con un Presidente del Consiglio che ha nelle proprie mani il pieno potere sull’alleanza.
Emergono con chiarezza ricatti, più o meno espliciti, che tendono a divenire il vero collante della maggioranza. Attorno al Presidente ruotano alcuni personaggi - oggi anche politici, ieri soprattutto sodali - vicinissimi e legatissimi al leader. Attorno ad essi, in posizione di forte responsabilità parlamentare e di potere, navigano numerosi come non mai - grandi avvocati ed importanti commercialisti. In un “girone” più largo si posiziona tutta una serie personaggi, comparse e/o clienti, ritrovatisi quasi per caso a ricoprire ruoli politici molto ben retribuiti, sia in termini economici che di funzione e potere. Presenti, anche se non molto numerose, alcune oneste persone, moderati in buona fede, che solo oggi sembrano accorgersi della pesantezza della situazione.
Un’alleanza politica all’interno della quale la selezione dei gruppi dirigenti passa, direttamente o indirettamente, per le mani del partito-azienda che, pur impegnato in uno sforzo di “secolarizzazione”, non può non essere segnato dal proprio “peccato originale”.

E’ un’alleanza che - grazie ad una rilevante capacità di comunicazione, ad una lucida aggressività e ad un uso disinvolto di messaggi populisti e demagogici - è riuscita ad intercettare il consenso maggioritario dell’elettorato e tenta, oggi, trovando non poche resistenze, di rinsaldare attorno a se un blocco sociale e culturale. E’ un’alleanza che va rivelando, in maniera sempre più chiara, due limiti di fondo: il privilegio che viene dato, in forme anche assolutamente sfacciate, agli interessi più immediati e materiali del Presidente del Consiglio e di alcuni suoi uomini e, sull’altro versante, una profonda inadeguatezza ed incapacità a giocare seriamente un ruolo di governo all’altezza delle esigenze del Paese.

E’ un misto di grettezza, egoismo e voglia di impunità che non guarda in faccia nessuno e che travolge, purchessia, anche capisaldi fondamentali della nostra democrazia e della nostra Costituzione. Le incapacità, la presunzione ed il pressappochismo della destra si accompagnano ad una concezione dello Stato come territorio da occupare e da strumentalizzare ai propri fini: è questa una miscela micidiale che sta portando l'Italia alla rovina. Tutto ciò carica sulle spalle dell’Ulivo e delle forze di opposizione una enorme responsabilità: dobbiamo nello stesso tempo opporci, nell’immediato, all’azione nefasta del governo (costruendo un’opposizione la più larga possibile, in Parlamento e nel Paese, volta a bloccare i disegni più perniciosi ed a mitigare scelte sbagliate o inconsulte) ma siamo chiamati, anche e con una certa urgenza, ad attrezzare il “contenitore politico” con il quale sia possibile raccogliere i cocci di un’Italia che sta andando a pezzi. Un “contenitore” credibile, capace di proporsi come vera alternativa agli occhi della maggioranza degli italiani.

Vincere si può: i risultati entusiasmanti conseguiti dalle forze della sinistra riformista in Germania ed in Svezia stanno lì a dimostrarlo. Ma ce lo ricordano anche i risultati raccolti dalle liste dell’Ulivo nelle recenti elezioni amministrative. Dobbiamo sempre più averne coscienza. Dobbiamo crederci. Larghe masse di popolo e di cittadini già ne sono convinti: devono crederci anche i gruppi dirigenti che, ad ogni livello, sono alla testa della nostra coalizione. A questo fine é inoltre assai importante ed inedito il fatto che, nel forte movimento dei cittadini, esista un rapporto strettissimo tra carattere moderato delle culture di provenienza e radicalità delle scelte civili, di valore e politiche come, ad esempio, sui temi della Giustizia, dell’Informazione, della Sanità o della Scuola. L’Ulivo, per vincere, deve perciò mettersi nelle condizioni di compiere scelte nette e chiare: anche partendo dalla stessa composizione dei gruppi dirigenti, va trasmesso un messaggio nitido di unità e, nel medesimo tempo, di rappresentanza delle diverse sensibilità e dei variegati segmenti della società italiana.

A questo fine vanno affrontate tre questioni essenziali: 1.un programma e dei valori unificanti e condivisi; 2.uno strumento-soggetto politico adeguato e funzionante, efficace ed efficiente; 3.un gruppo dirigente nazionale e locale condiviso, legittimato dalla base, riconosciuto e conscio del compito che lo attende: condurre una battaglia vincente, unire e far sempre più crescere l’Ulivo, radicandolo sul territorio, per chiamarlo poi alla costruzione di un più vasto arco di alleanze esterne;

Sulla prima questione:

l’Ulivo è un’alleanza politica e nello stesso tempo un movimento di base composto da cittadini che si riconoscono nell’obiettivo fondamentale di combattere la destra al governo, lavorare per ricondurre al governo del Paese la coalizione del centro sinistra e che condividono i valori di fondo che stanno alla base del nostro movimento: Solidarietà, Giustizia sociale, Diritti, Legalità, Pari Opportunità, Libertà.

A ben vedere il programma è questo, sta tutto nei valori di fondo che ci vedono uniti. Perché volerne mettere in fila altri mille? La definizione dei dettagli di un programma, pur importante, non è questione prioritaria. C’è bisogno, invece, di far crescere un comune sentire. E c’è bisogno, anche, di saper incrociare la richiesta di nuovi valori di cittadinanza, di diritti, di eguaglianza nelle opportunità di vita che proviene dalla società. Non possiamo più limitarci alle pur importanti esigenze dell’economia, dell’impresa, del mercato: sono punti di riferimento essenziali, certamente, per una forza politica che voglia essere all’altezza di compiti di governo. Ma occorre saper guardare anche più in là. C’è qualcosa di più alto e di più profondo che dà il senso di una comunità e di un cammino. Sta a noi saperlo vedere, interpretare e proporre.

Sulla seconda questione:

il “contenitore“ c’è. E’ l’Ulivo. Non credete a chi dice che l’Ulivo è finito! No, il voto sugli alpini in Afghanistan non ha mandato in frantumi l’Ulivo. Ha invece reso esplicita una crisi dei rapporti tra e nei partiti della coalizione. Ma questo non è Ulivo o, meglio, non è tutto l’Ulivo! Quella in crisi è la Coalizione dei Partiti che, così come è strutturata, non ha futuro. L’Ulivo che c’è, che è forte, che serve, che può e deve avere un futuro è l’Ulivo come “Valore Aggiunto” che ci ha fatto rimontare, fino quasi a vincere, nelle scorse elezioni politiche. Sta nei forti movimenti di massa sindacali, di società civile, nelle Associazioni e nei Comitati di Base che continuano testardamente ad esistere, a crescere, nonostante il messaggio che giunge dai partiti e dai loro rapporti. La funzione dei partiti è importante, importanti sono anche i loro tempi lunghi, le incrostazioni burocratiche, gli equilibri precari, ma non dobbiamo esserne succubi. Si dice, da tempo: i partiti facciano un passo indietro, cedano poteri e parti di sovranità. Si, ma a chi, se non c’è lo strumento adeguato che questi poteri e queste parti di sovranità possa ricevere? Occorre dare corpo a questo strumento, occorre costruire davvero la Federazione dell’Ulivo. Qui ed ora. La Federazione, nel territorio, dovrà essere formata dai responsabili politici di ciascun partito della coalizione e da rappresentanti dei “Comitati per l’Ulivo” e delle diverse Associazioni che all’Ulivo fanno riferimento. Diventerà così il “tavolo di confronto e di regia” dell’agenda politica di quel territorio, permetterà di avere una “sede” nella quale affrontare temi e problemi della coalizione; metterà i suoi singoli componenti nelle migliori condizioni per operare fattivamente insieme, abituandosi sempre più all’azione comune, dotandosi di regole di coalizione precise e condivise. Una Federazione che operi con efficienza ed efficacia, nel massimo della condivisione e dell’unità ma giungendo, quando necessario, a decisioni vincolanti assunte a maggioranza dei componenti. Una Federazione che, a livello provinciale o di Collegio, deve avere una sede propria, alla quale facciano riferimento gli eletti dell’Ulivo per la propria attività politica ed istituzionale, all’interno della quale trovi spazio un Centro Servizi che metta a disposizione, a prezzo politico, strutture e strumenti per le Associazioni, i Movimenti, le aggregazioni operanti sul territorio che si richiamano all’Ulivo e che operano in piena autonomia rispetto ai partiti.

Sulla terza questione:

l’Ulivo come Movimento va fatto crescere e va radicato nel territorio. L'Ulivo è un movimento di base che svolge attività di dibattito politico tra le varie culture di centrosinistra, di vero e proprio “scambio culturale” tra le varie tradizioni che nell’Ulivo si riconoscono, di collegamento tra le istanze sociali e l'attività politica, coinvolgendo nell'azione il più ampio numero di cittadini, uomini e donne che siano o meno iscritti e/o militanti dei partiti della coalizione - in modo che la prassi comune abitui alla fiducia reciproca ed alla individuazione di valori condivisi. Tramite, dunque, l’attività dell’Ulivo- che, come movimento, si esprime soprattutto attraverso i suoi Comitati territoriali - si va formando una base elettorale che auspica e tende a facilitare la coalizione tra i partiti di centrosinistra ed avrà una forte operatività nelle azioni di convinzione elettorale.

La forma organizzativa non è secondaria rispetto alle dichiarazioni di principio.La definizione dell’Ulivocome Movimento è infatti di tipo operativo, cioè definisce il movimento dicendo quel che deve fare. Il tipo di organizzazione deve essere quindi tale da promuovere il “fare” previsto. E' qui che stanno le difficoltà ! La forma organizzativa deve anzitutto porsi, come obbiettivo prioritario, la partecipazione del più alto numero di persone possibile alle attività. Le attività devono essere tali, quindi, da appagare anche le motivazioni personali nel perseguimento del bene comune. In generale chi partecipa ed aderisce ai Comitati è mosso da motivazioni “politiche”, ma non sempre la partecipazione viene mossa da ragioni così direttamente politiche.

Esistono, e sono forti, anche motivazioni di carattere più personale che qui vogliamo esemplificare: desiderio di incontrare persone interessanti; desiderio di “vincere”, cioè di appartenere ad un gruppo che ottiene successo nelle sfide che via via si pone; desiderio di riconoscimento delle proprie capacità; desiderio di condivisione e di confronto delle opinioni; desiderio di trovare anche opportunità di divertimento e di “non annoiarsi” nello svolgimento dell’attività politica e culturale ecc.

Le necessarie attività di organizzazione logistica, di autofinanziamento, di coordinamento su scala nazionale e di rappresentanza dovranno tener conto delle motivazioni personali, fondate su questi desideri. Un Comitato può dotarsi o meno di organi di direzione, ma lavora attraverso l’attività di chi “vuole esserci”; non dunque per delega, ma per presenza. E’ perciò aperto al contributo di chiunque si riconosca nei valori fondanti dell’Ulivo.

Come Comitato “Cremona per l’Ulivo” abbiamo avuto occasione di ricordare, in un recente documento, alcune soluzioni che si sono mostrate adatte allo scopo.

Organizzazione logistica: la sede è elemento indispensabile. Essa non deve essere adatta solo alle funzioni di segreteria, magazzino e sala di riunione, ma è molto importante che sia situata in un luogo centrale e molto frequentato della città o del quartiere, in modo che chi vi si reca non si senta una sorta di “cospiratore masochista” fuori dalla vita comune, ma abbia il piacere - recandovisi di fare una passeggiata in centro, o comunque in una situazione riconosciuta e riconoscibile, magari anche per incontrare amici, quasi come se appartenesse ad una sorta di buon club.

Autofinanziamento: i soldi sono indispensabili per avere una sede adeguata, per organizzare convegni di buon livello, per fare propaganda elettorale, per pagare la segreteria ecc. Ma se i soldi arrivassero solo per donazione dei simpatizzanti o (illusorio!!) per finanziamento dei partiti, sarebbe un’occasione persa per fare proseliti. Meglio autofinanziarsi con attività piacevoli e politicamente significative, come sono state le cene per l'Ulivo, da organizzare per inviti - in modo che gli invitati si sentano riconosciuti nella loro appartenenza culturale e sociale e non solo “sfruttati dai soliti politici”. Meglio ancora sarebbe studiare la possibilità di organizzare una forma di “consumo alternativo”, che porti denaro nelle casse del movimento e nello stesso tempo permetta un risparmio per l'associato, oltre alla soddisfazione di ottenere un risultato tangibile ed esercitare concretamente così un po’ di potere.

Messa in rete: le attività svolte da ciascun Comitato saranno tanto più efficaci se messe in rete, sia territoriale che telematica, con le attività di altri Comitati, in modo che si realizzi una sorta di azione reciproca di rinforzo d’immagine, come avviene nelle reti di vendita o nelle catene di negozi. Anche una organizzazione del consumo sarebbe aiutata da un ampio coordinamento. Tuttavia il “rapporto di rete” deve essere molto leggero, per rispettare la ricchezza e la creatività locali dei singoli Comitati che dovrebbero essere messi quasi in competizione tra di loro, piuttosto che gerarchizzati o saturati da direttive cadute dall'alto.

Rete, quale missione: deve essere duplice. “Rete” come pungolo nei confronti della coalizione, soprattutto nei confronti delle sue istanze nazionali e “rete” come propulsore delle idee dell’Ulivo verso cittadini ed elettori e come catalizzatore dell’azione politica che i diversi, singoli Comitati svolgono sul territorio.

La selezione dei gruppi dirigenti, dei candidati. Ultimo, ma non per importanza, è il tema della rappresentanza, sia nell'interno del singolo Comitato, sia in riferimento alle diverse candidature per cariche istituzionali, sia ancora nella definizione del leader nazionale. Soprattutto per quanto concerne le scelte sui “rappresentanti” occorrerà sempre più operare per il massimo della condivisione. Sembra corretto pensare, anche in questo caso, all’applicazione del principio della sussidiarietà: queste decisioni vengano assunte al livello più vicino possibile al “cittadino”, nelle forme più largamente condivise. Si pone a questo proposito ed a noi sembra essere una delle questioni se non “la questione” più importante il tema della legittimità dei gruppi dirigenti.

Chi decide cosa? Se si va avanti con il metodo invalso fino ad oggi, nei rapporti che sovrintendono la coalizione, sarà difficile invertire la tendenza: il segretario dei DS non potrà che avere - come riferimento vincolante e decisivo e dunque oggettivamente preponderante - quello con i propri elettori, con i propri iscritti, con gli organismi dirigenti del proprio partito; la medesima cosa varrà anche per il segretario della Margherita o di qualsiasi altro partito della coalizione. E tutto ciò non potrà che procurare tensioni, anziché produrre azioni positive. L’inversione di tendenza non può essere delegata alla “buona volontà” dei singoli. Occorrono invece passaggi concreti, che rendano oggettive istanze, regole, strumenti. Occorre dunque costruire sul territorio ed a livello nazionale lo strumento della “Federazione dell’Ulivo”, ma si impone anche la necessità di dare ad essa gruppi dirigenti capaci, scelti in maniera condivisa, con ruoli e poteri definiti e riconosciuti. Va imboccata con coraggio e determinazione - nella volontà di “cambiare la politica per cambiare il Paese” - la strada delle “Elezioni Primarie” come motore di questo ritorno alla base, ritorno di legittimità, rilancio della politica, applicazione concreta del principio di sussidiarietà. La scelta si fa sempre più urgente e, perché sia produttiva, occorre celermente passare dalla “richiesta” alla “proposta” ed alla “concretizzazione”. Occorre entrare nel merito, ipotizzare itinerari e passaggi concreti, definire anche dettagli politico-organizzativi. Sono questioni di grande rilevanza che vanno approfondite e definite con attenzione e con precisione. L’auspicio che vogliamo formulare è che su questo versante decisivo - un ruolo importante possa essere giocato dal Seminario nazionale convocato per il 26 e 27 ottobre a Chianciano.

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Documento approvato dall’Assemblea del Comitato  


       



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