Il “contratto di soggiorno”, istituito due anni fa da dalla legge
Bossi-Fini, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, rende
lavoratrici e lavoratori migranti sempre più ricattabili, costringendoli ad
accettare qualunque condizione lavorativa, anche di basso livello, pur di non
cadere nell’irregolarità.
La progressiva frammentazione del mercato del lavoro si traduce per tutti in
contratti di lavoro sempre più brevi, anche di poche settimane, e per gli
immigrati in contratti di soggiorno non superiori ai sei mesi. La necessità di
ripetute richieste di rinnovo presso gli uffici stranieri delle Questure, con
strutture e organici palesemente insufficienti, comporta tempi d’attesa
lunghissimi. Tutto ciò costringe i migranti nel nostro Paese a un’esistenza
sempre più incerta e precaria, cui si aggiunge l’umiliazione di dovere
soggiacere a una gestione amministrativa della presenza tutta demandata alle
forze di polizia.
Mentre la Corte Costituzionale si è recentemente espressa sull’illegittimità
di alcune parti significative della Bossi-Fini, l’assenza di un regolamento di
attuazione della legge, a distanza di due anni dall’approvazione, ha come
effetto una gestione difforme delle norme da Provincia a Provincia e una forte
discrezionalità degli uffici territoriali preposti. Prefetture e Questure.
La nostra mobilitazione nasce da un rifiuto radicale della legge Bossi-Fini:
le logiche di xenofobia e sfruttamento sulle quali si fonda hanno determinato il
peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tutti i migranti presenti
in Italia.
Crediamo comunque che siano necessari interventi immediati per:
Respingere il passaggio ai giudici di pace delle competenze per la convalida
delle espulsioni.
Il diritto di voto attivo e passivo nelle Amministrative.
La proroga della validità del permesso di soggiorno in scadenza fino al
giorno del rinnovo e la concessione di un nuovo permesso con decorrenza dalla
data del rilascio.
Il rilascio di permessi di soggiorno di almeno un anno per qualsiasi
tipologia di contratto di lavoro e anche per la ricerca di un nuovo lavoro.
Il superamento della politica dei flussi con l’introduzione di un permesso
di soggiorno per la ricerca di lavoro.
La revisione dei canoni abitativi e salariali che condizionano l’ottenimento
della carta di soggiorno e del nulla osta per i ricongiungimenti famigliari.
Il decentramento agli Enti locali delle funzioni in materia di immigrazione,
affinché la gestione dei rinnovi e delle altre pratiche amministrative sia più
semplificata.
La convocazione periodica del Consiglio Territoriale per l’immigrazione
per l’analisi della situazione e la soluzione dei problemi emergenti.
L’attuazione di efficienti politiche di accoglienza e sostegno per coloro
che chiedono rifugio o asilo nel nostro Paese, a causa di guerre o regimi
dittatoriali nei loro Paesi di provenienza.
Un’attenzione verso la coesione sociale e la convivenza che si concretizzi
in un complessivo piano territoriale di formazione per l’accoglienza e la multiculturalità.
CGIL CREMONA