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 Economia

15 Settembre, 2002
La Finanziaria truffa
Articolo per l'Unità di Enrico Morando (18-11-02)

La Finanziaria truffa
di Enrico Morando (da L'Unità del 18 novembre 2002)
Cosa direste al macellaio sotto casa che vi ponesse questa domanda: «L’anno scorso ho perso 50mila euro, ma quest’anno ne perderò soltanto 20mila. Faccio bene se questo “miglioramento” di 30mila euro lo spendo per comprarmi la macchina nuova?». Lo considerereste vocato al fallimento e vi apprestereste a cercarne un altro.
Peccato non sia altrettanto facile cambiare i governi. Proverò infatti a dimostrare che, con la sua legge finanziaria, il governo Berlusconi sta facendo qualcosa di pericolosamente vicino al progetto del macellaio.
La legge finanziaria per il 2003 determina nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato per 10,9 miliardi di euro. Il prospetto di copertura ci informa che la riduzione di spese e gli aumenti di entrate disposti dalla stessa legge finanziaria ammontano a 7,6 miliardi di euro. Restano dunque da «coprire» 3,3 miliardi (10,9-7,6). Il governo provvede utilizzando a questo scopo una quota assai rilevante del forte miglioramento del risparmio pubblico (4,3 miliardi di euro), che si determina nel passaggio tra bilancio assestato 2002 e bilancio di previsione 2003.
Cos’è il risparmio pubblico? La differenza tra entrate correnti e spese correnti. Lo stesso prospetto di copertura della legge finanziaria sembra addirittura rassicurarci, quando evidenzia che tra il miglioramento del risparmio pubblico che si determina nel 2003 rispetto al 2002, e la quota dello stesso che viene impiegata per «finanziare» le maggiori spese della legge finanziaria c’è un significativo «margine»: 1 miliardi di euro (4,3-3,3). Come a dire: con questo migliore risparmio pubblico ci copriamo la Finanziaria ed avanza ancora qualcosa...
Le sorprese (tutte sgradevoli) cominciano quando si tenta di capire come si arriva a quei 4,3 miliardi di euro di miglioramento del risparmio pubblico. Ovvero, quando si arriva a scoprire che quel «miglioramento» ha luogo per differenza tra due grandezze di segno negativo.
Proprio come per il progetto del macellaio di cui sopra.
Nel giugno scorso il governo approva il disegno di legge di assestamento del bilancio 2002: la differenza tra entrate correnti e spese correnti evidenzia un risparmio pubblico positivo per 8,2 miliardi di euro. Qualche settimana fa, in Senato, il governo presenta però un emendamento allo stesso disegno di legge di assestamento, attraverso il quale «prende atto» del crollo delle entrate: -16,4 miliardi di euro. Ne consegue che il risparmio pubblico 2002, da positivo (per 8,2 miliardi) che era, diventa negativo, per ben 8,2 miliardi di euro: in sostanza, nel 2002, le uscite correnti sopravanzeranno le entrate correnti di 8,2 miliardi.
Nel bilancio preventivo a legislazione vigente per il 2003 (l’andamento delle spese e delle entrate che si avrebbe nel 2003 se non cambiasse nulla nelle leggi di spesa e di entrata attualmente in vigore), il governo prevede un risparmio pubblico negativo per 3,9 miliardi di euro. In sostanza, anche nel 2003 le spese correnti supereranno le entrate correnti, ma per una somma (3,9 miliardi) inferiore di 4,3 miliardi di euro a quella del bilancio assestato 2002.
Ecco allora compiuto il miracolo: se sottraiamo al risparmio pubblico negativo del 2002 il risparmio pubblico negativo del 2003, otteniamo un «miglioramento» (8,2-3,9=4,3) che si può usare per coprire nuove spese (la macchina del macellaio).
La forma, come al solito, è salva: è già accaduto in passato (legge finanziaria 2000) che il miglioramento del risparmio pubblico venisse parzialmente utilizzato per coprire nuove spese, decise dalla Finanziaria stessa. La sostanza, tuttavia, è ben diversa: il bilancio assestato 1999 recava un risparmio pubblico negativo per 2000 miliardi di lire, a fronte del quale la Nota di aggiornamento del Dpef 2000 prevedeva un risparmio pubblico positivo pari a 9400 miliardi di lire. Era dunque formalmente discutibile, ma sostanzialmente ben fondata la scelta di utilizzare una quota (7190 miliardi) di quell’effettivo risparmio per finanziare nuova spesa.
Per tornare all’esempio del macellaio: nel 2000, il nostro amico aveva davvero messo da parte i soldi per comprare la macchina.
Che la tecnica di copertura della legge finanziaria 2003 violi lo spirito e la lettera dell’art. 81 quarto comma della Costituzione (ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte), risulta evidente se si riflette a quale sia la natura del risparmio pubblico di segno negativo: in sostanza, si tratta di un fattore di indebitamento, che da luogo all’esigenza di prendere soldi a prestito, emettendo titoli del debito. Ma se è questo, come può essere un mezzo idoneo per finanziare nuove spese?
La verità è che la legge finanziaria - così come è uscita dalla Camera - non solo non è in grado di realizzare quell’aggiustamento dei conti che è necessario per riportare la finanza pubblica italiana sul sentiero della stabilità, ma è essa stessa una legge che determina oneri certi e non coperti.
Dunque, il fallimento della politica economica e della gestione della finanza pubblica del governo di centrodestra è tale che i tagli alla cieca (ricerca e formazione, crediti d’imposta per assunzioni e investimenti al Sud, autonomie locali), sono tali da pregiudicare il futuro del Paese, ma non riescono neppure a colmare la voragine che il centrodestra ha aperto - in un solo anno e mezzo! - nei conti pubblici.
In questo modo, anche quel pochissimo di buono che c’è nella legge finanziaria - gli sgravi Irpef per le famiglie a reddito più basso, l’aumento dell’indennità di disoccupazione - entra in area di rischio: non bisogna infatti dimenticare che è legge dello Stato una norma che consente al ministro dell’Economia di «sospendere» gli effetti di legge di spesa, in presenza di rilevanti scostamenti tra previsioni e andamento reale dei conti pubblici.
E questo governo ha già dimostrato quali siano i suoi criteri di priorità quando, dovendo scegliere tra Tremonti-bis e eliminazione delle imposte di successione da una parte e crediti d’imposta per gli investimenti e le assunzioni al Sud dall’altra: ha bloccato ed eliminato questi ultimi.
 


       



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