15 Settembre, 2002
Berlusconi sotto tiro per l’economia
di Tony Barber - Financial Times; Roma 27 Nov 2002
Berlusconi sotto tiro per l’economia
di Tony Barber - Financial Times; Roma 27 Nov 2002
Traduzione Camilla Francese
Il governo italiano di centro destra è stato messo sotto pressione, sia da parte degli industriali sia da parte dei sindacati, come ieri a causa del crescente malcontento per le sue risposte alle difficoltà economiche della nazione.
Antonio D'Amato, presidente di confindustria, l’associazione degli imprenditori, ha criticato il governo per aver speso capitale politico su un provvedimento che devolvera maggiori poteri alle regioni italiane, invece di occuparsi di questioni fondamentali come la riforma delle pensioni.
Migliaia di lavoratori della FIAT e dell’indotto ha manifestato nel centro di Roma con lo scopo di forzare l’azienda costruttrice di automobili a cambiare il piano di ristrutturazione, ad accelerare gli investimenti e ad abbandonare i propositi di taglio del personale. Nel frattempo i sindacati rappresentanti degli insegnanti e di altri settori del pubblico impiego hanno annunciato scioperi per il 6 ed il 13 dicembre a sostegno di richieste salariali e per protestare contro i tagli di spesa.
Nonostante che il lavoratore dipendente ed il lavoratore autonomo abbiano necessità diverse nei riguardi di una riforma economica strutturale a partire dallo scorso settembre hanno trovato un terreno comune nel protestare contro il modo di gestire del governo delle risorse finanziarie.
Quest’anno la crescita economica ha segnato il passo, l’inflazione è superiore alla media europea, il deficit ed il debito pubblico stanno salendo e la finanziaria del governo per il 2003 ha ricevuto critiche sia in Italia che all’estero perché è basata su misure una tantum per migliorare la salute della finanza pubblica.
Qualche imprenditore ed i sindacati hanno affermato che il governo ha dato minore attenzione all’inversione delle fortune economiche dell’Italia piuttosto che nell’approvare leggi tagliate su misura per il primo ministro Silvio Berlosconi e per i suoi alleati.
L’ultimo esempio secondo D’Amato è la devolution. Il suo autore è Umberto Bossi, leader del partito regionalista della Lega Nord che ha minacciato di ritirare il suo partito dal governo se non diventasse legge rapidamente.
Il provvedimento propone di aumentare il potere ai governi delle 20 regioni italiane per gestire sanità, scuola e forze di polizia locali. Secondo D’Amato il governo farebbe meglio ad approvare un modello più di devolution proposto l’anno scorso. “Il provvedimento rischia di bloccare o rallentare altre riforme” ha detto D’Amato.
Lo scorso finesettimana Berlusconi, la cui prima esperienza come primo ministro nel 94 era finita male perché la Lega Nord si era ritirata dal governo, ha detto che richiederebbe un voto di fiducia per far passare il provvedimento di Bossi, se fosse mecessario.
Nonostante la Lega Nord abbia troppi pochi parlamentri per far cadere il governo, la legge sulla devolutio ha l’appoggio del ministro dell’economia Giulio Tremonti, che gioca un ruolo importante nel bilanciare gli elementi più disparate della coalizione di governo.
 
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