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15 Settembre, 2002
La Sinistra che vogliamo
In Italia esiste una maggioranza di cittadini che non hanno votato Berlusconi

La Sinistra che vogliamo
In Italia esiste una maggioranza di cittadini che non hanno votato Berlusconi (hanno votato per l’Ulivo, Di Pietro, Rifondazione o, soprattutto, non hanno votato…). Esiste una parte importante della società civile che stenta sempre più a riconoscersi negli attuali partiti della sinistra, e nella loro fredda somma, che non si riconosce in uno sterile dibattito che privilegia la ricerca di regole prima ancora che di progetti e programmi. Si sente orfana, e cerca un approdo politico che allo stato attuale non esiste.
Il vecchio schieramento della sinistra e i suoi partiti è stato tagliato trasversalmente dagli avvenimenti recenti. E’ stata riscoperta da parte di molti la voglia e la capacità di elaborare un nuovo modello di società, di utopia in cui credere, in grado di identificarsi attorno a dei valori comuni.
Valori che assumono il ruolo di spartiacque, che delimitano i confini di una nuova appartenenza politica. Riteniamo che ogni tipo di riformismo non debba, né possa, uscire da questo ‘recinto’ politico. Recinto che può benissimo far parte del territorio ben più vasto dell’Ulivo, nell’ottica di una aggregazione più estesa, vista in chiave elettorale. Una sinistra moderna, intrisa di valori, deve anche assumersi responsabilità locali e nazionali di governo. Lo aspira, ne è capace.

Quali valori

Difesa della Costituzione.

La Carta dei padri fondatori della Repubblica viene costantemente violata in materia di giustizia, di giurisdizione, di scuola pubblica, di divisione dei poteri, di pluralismo dell’informazione. Si sta assistendo ormai da mesi al tentativo di instaurare nella pubblica opinione un processo di revisione storica e culturale, volto a ribaltare i verdetti inappellabili scaturiti dalla Storia e accettati a suo tempo da vincitori e vinti, con lo scopo di far passare la tesi reazionaria di una ‘giustificazione totale’, ponendo sullo stesso piano le motivazioni della lotta partigiana con quelle dei militanti della repubblica di Salò; una sorta di ‘pacificazione’ edificata sulla tesi inaccettabile quanto fragile del ‘erano tutti uguali’, tesa a far perdere il senso della storia alla comunità nazionale ed alle generazioni future, disconoscendo lo spirito, i valori ed i principi sui quali è fondata la Carta Costituzionale. La Costituzione mantiene a tutt’oggi la sua grande modernità: non occorre cambiarla, ma applicarla, difendendola da manipolazioni di parte.

Difesa della pace, ripudio della guerra.

Una scelta di campo forte, netta. Rimanere fuori da ogni tipo di guerra di aggressione nel rispetto della Costituzione. Rifiutare la logica aberrante della ‘guerra preventiva’. La risoluzione militare deve essere l’ultima, estrema opzione di una politica che veda l’ONU (il cui ruolo deve essere rafforzato) come unico, autorevole interlocutore in grado di mediare tra nazioni in conflitto, o di imporre le adeguate sanzioni e misure preventive. E comunque è sotto la bandiera dell’ONU che devono operare le forze armate dei paesi chiamati ad intervenire in operazioni di polizia. Occorre dire no ad ogni tipo di interventi militari dettati esclusivamente da logiche economiche e politiche (petrolio, commercio delle armi, etc) che disprezzano e scavalcano la ricerca, prioritaria, di soluzioni politiche ‘eque e solidali’, le sole capaci di stroncare il terrorismo e diserbarne il terreno su cui attecchisce.

Difesa della pluralità dell’informazione.

Si è creato nel campo dell’informazione televisiva un monopolio di fatto, con il Presidente del Consiglio proprietario delle tre maggiori reti nazionali private e controllore delle tre reti pubbliche della RAI. Egli inoltre è il proprietario di gran parte dell’editoria nazionale. Una situazione ratificata dal recente decreto legge Gasparri. Il livello qualitativo dell’informazione, la completezza e obbiettività delle notizie, hanno raggiunto livelli bassissimi, indegni di un moderno paese democratico occidentale. Inevitabile la sofferenza della democrazia, che si nutre mai come in questo tempo di una informazione reale, obbiettiva e imparziale. Difesa dei diritti.

Diritti del lavoro, a difesa della dignità del lavoratore e delle lotte sostenute per raggiungere quei traguardi irrinunciabili anche per le generazioni future. Diritti in nome della solidarietà: verso i milioni di deboli del Nord del mondo e verso i deboli del Sud, che sono miliardi. Non ci potrà essere pace senza giustizia, solidarietà e pari dignità tra gli uomini. Diritto all’etica della politica, inquinata dall’entrata in scena di una nuova classe dirigente, moralmente lontana anni luce dalle esigenze e dai problemi di una moderna comunità di cittadini.

Difesa dell’ambiente, risorsa fondamentale del pianeta.

La Terra non può più sopportare gli attuali livelli di sfruttamento delle sue risorse. L’ambiente inteso come risorsa fondamentale deve essere posto al centro dell’iniziativa politica. Non è più sufficiente la semplice sensibilizzazione delle coscienze. Occorre operare scelte concrete a livello mondiale e locale (energie alternative, ricerca, etc).

Un nuovo soggetto politico: il cittadino consumatore.

Una nuova sfida contro la dittatura del mercato e delle multinazionali. Valorizzare, approfondire e far conoscere il vasto territorio, ancora inesplorato, del consumo critico, etico e consapevole. Affermare il ruolo centrale del consumatore, della sua sovranità, del suo potere potenzialmente enorme di influire sulle logiche di mercato. Occorre ribaltare il punto di vista relativo al mercato, rovesciare la prospettiva e vederlo dalla parte del consumatore, non sempre e soltanto da quella del produttore. La consociazione degli acquisti, con l’impegno concreto di autonomie locali e associazioni, rappresenta un fattore di sviluppo decisivo nella costruzione della coscienza critica del cittadino consumatore.

Il fare: chi, come

Mai come ora è giunto il momento di creare un forte, marcato momento di discontinuità Un punto di riferimento diverso, cui tutto l’elettorato democratico possa guardare in una prospettiva rapida. Costruire momenti di incontro locali (laboratori politici, gruppi capaci di iniziative anche sui problemi del luogo etc) ma con una struttura cementata dalla Rete. La partecipazione è individuale, e tende a superare ogni logora logica di appartenenza.

L’aspirazione è quella di trasformare la Comunità in soggetto, e non oggetto, della politica. Sono temi, questi, che solo una sinistra nuova che si aggrega attorno ad un progetto prima che a delle regole può realizzare.

Conclusione

Queste parole dicono ai cittadini che può esistere un territorio, un luogo concreto dove queste sensibilità hanno desideri comuni e la disponibilità a stare insieme. Una Sinistra ha senso se è in grado di ascoltare i bisogni dei cittadini e li voglia risolvere, di proporre progetti di cambiamento della società per non subire passivamente quelli provenienti dai poteri forti, dalla sopraffazione economica, culturale e sociale.
Una battaglia per la democrazia con programmi, metodi e organizzazione da costruire insieme, per fare esplodere le consapevolezze e la grande forza dell’Italia Democratica, rappresentata da un leader condiviso, forte e riconosciuto. Noi abbiamo voglia di misurarci su questi temi.

Sandro Sbarbati - Sindaco di Monsano (AN)
Luca Fioretti - Segretario UdB DS di Monsano
 


       



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