15 Settembre, 2002
Le nostre madri, Eva, Maria di Magdala e la staffetta partigiana
«La Donna» nella visione dell’Uomo, per giunta prete, Luisito Bianchi
«Ed ecco qui, un altro uomo che vuol parlare di donna, e per giunta scapolo,
e per sopraggiunta prete.» Ma benedette sono le parole che sgorgano da una
fonte di puro interesse. Le frasi fatte con il cemento degli interessi le
sappiamo già a memoria.
Don Luisito Bianchi ha tratteggiato splendide figure femminili nel suo
romanzo La messa dell’uomo disarmato. Ha evocato mani di donne con il
mestolo nella polenta sopra il fuoco o nell’acqua bollente del bucato. Mani
forti e delicate a curare ferite di soldati, mani callose dal tocco lieve, mani
consumate, mani resistenti… Mani di donne, occhi di donne, in un romanzo sulla
Resistenza e sulla liturgia della vita e della terra.
La Donna, nella visione di un sacerdote sarà una “visione di donna”? La
Donna, nelle parole di un poeta è pura metafora?
«Vogliamo sapere che pensa Gesù della donna? Ecco una donna [Maria di
Magdala]: è l’unica persona cui Gesù appare ancora prima di salire al cielo.
Che vorrà dire con questo? Che ha voluto subito provare la gioia di parlare con
Maria, solo un saluto, non di più, perché ha fretta di presentarsi al padre?
Un breve istante, certo, ma che vale un’eternità. E adesso, Maria, corri,
corri ad annunciare che salgo al Padre mio e vostro, al Dio mio e vostro. Corri,
annunciatrice, apostola della risurrezione. Corri, staffetta partigiana, a dare
l’annuncio della Liberazione…» Così Luisito Bianchi scriveva in un
articolo per la rivista Dialogo. Grazie alla redazione di Viator,
rivista sulle cui pagine era apparso, possiamo qui riproporre La campanella
suona tre volte: è nata una Donna. Dedicato alle nostre madri. Eva, Maria
di Magdala e tutte le staffette partigiane.
M.T.
 
Visualizza allegato o filmato
|