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15 Settembre, 2002
I «santi della terra»
I nostri martiri, da Olimpio Puerari a Salvatore (Turiddu) Carnevale

I santi, prima di diventare santini in vendita per l’assoluzione dai peccati, erano – semplicemente – testimoni di una irrinunciabile fede pagata con il martirio. Chi sono, dunque, coloro che hanno pagato con la vita la loro irrinunciabile fede in una “Utopia” – patria di Giustizia? Don Luisito Bianchi parla di martiri, del “sangue gratuitamente versato dei nostri martiri” morti nella lotta antifascista e liberatoria. Ignazio Buttitta così diceva del bracciante Salvatore Carnevale, ucciso durante una manifestazione in quel di Sciara, vicino a Palermo, il 16 maggio 1955:

Angelu era e nun avia ali,
santu nun era e miraculu facia,
‘n celu acchianava senza cordi e scali
e senza pedamenti nni scinnia;
era l’amuri la só capitali
e sta ricchizza a tutti la spartia:
Turiddu Carnivali nnuminatu…
e comu Cristu mortu ammazzatu!
Cristu di ‘n celu lu benediciu…
Cci dissi: “Figghiu tu mori ammazzatu; a Sciara,
li patruni, armi dannati, ammazzanu a cu voli libertati!”

Lamentu per la morte di Turiddu Carnivali noi – qualche centinaio di fortunati – l’abbiamo sentito in una interpretazione storica, sull’aia dell’Istituto De Martino, a Sesto Fiorentino. Era il 17 maggio 2003; non era un anniversario con lo zero finale – cerchietto magico delle commemorazioni. Ma un giorno solo era passato dal 16 maggio e la voce di Carlo Muratori – canta-storie di ieri e di oggi – ha inciso nella nostra memoria quando “l’arba ncelu luci e lu casteddu àutu di Sciara taliava lu mari chi straluci comu n’artaru supra di ‘na vara…” 

“In occasione del 50° anniversario dell’assassinio, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, lo SPI-CGIL Progetto Memoria, la CGIL di Roma e del Lazio, l’Associazione Artistica Mana Chuma Teatro, organizzano una giornata dedicata alla sua figura.“ – così recita il comunicato stampa della Cgil. Il bracciante siciliano ricordato in un teatro di Roma. Il mondo del teatro, del cinema, il Comune di Roma, la Cgil Nazionale, a rendere omaggio alla “straordinaria figura di Salvatore Carnevale”.

Turiddu Carnevale è la trentottesima vittima del movimento contadino siciliano, vittima della violenza perpetrata in quel (quasi) impenetrabile buio di mescolanza tra mafia e forze dello Stato, nel solido interesse agrario.

Alle vittime di questo stesso interesse, nelle nostre campagne, chi ha dedicato il suo “Lamentu”?

8 settembre 1946: A Scandolara Ravara (Cremona), l’agrario Mario Morandi uccide con una fucilata alla schiena Olimpio Puerari, militante sindacale che, con altri lavoratori, si era recato in delegazione dal Morandi per chiedergli conto delle violenze praticate ad un altro lavoratore. Il 3 gennaio 1950, a Cremona, si apre il processo a carico dell’agrario Mario Morandi, responsabile dell’uccisione di Olimpio Puerari. Morandi, processato per mero omicidio colposo, sarà assolto.

4 giugno 1948: A Spino d’Adda (Cremona), nel corso di una manifestazione di braccianti contro gli agrari, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il contadino Luigi Venturini.

25 giugno 1949: A Ossolengo (Cremona), a conclusione di uno sciopero generale, un gruppo di braccianti si reca alla cascina Rinaldi per esigere l’allontanamento dei crumiri, ma l’agrario Luigi Rapetti apre il fuoco uccidendo il contadino Natale Denti, mentre alcuni crumiri feriscono con armi bianche Carolina Marcotti, suo marito Giuseppe Azzini e un terzo bracciante.

La fonte di queste note è il sito internet della Fondazione Cipriani. La figura del contadino cremonese Venturini viene ricordata anche su un altro sito (www.piazzacarlogiuliani.org), dedicato alle “vittime della violenza di stato”.

Franco Dolci aveva raccolto le memorie di Mario Stocchetti, “storico” costruttore e riparatore di biciclette e di moto nel rione S. Imerio (Porta Ladra) di Cremona. Stocchetti, con la penna di Franco Dolci, ricorda un morto il cui nome non è inciso in nessuna lapide.

«[…] Fra chi tenta il furto di un po’ di legna, a S. Imerio, fra il 1948-1950, troviamo un giovane, non ancora ventenne, disoccupato. Trattasi di Mazzurini Sergio, che abita in via XI Febbraio, nel cortile della cooperativa vinicola “Martiri”.
Mazzurini e un suo amico, al tramonto di una mite giornata autunnale, si recano con un carretto e qualche attrezzo (ad esempio una sega detta “lüsèerta”) in quel di Gerre Borghi [la memoria di Stocchetti su questo punto è incerta – N.d.R.], con l’intenzione di procurarsi un po’ di legna; non si sa se per uso personale o per venderla ricavandone qualche lira per acquistare generi di altrettanta stretta necessità.
Era il crepuscolo avanzato, il buio stava avvolgendo le loro figure e il gelso attorno al quale armeggiavano. Qualche ramo nodoso era già caduto e la sega continuava il suo ritmico ronzio. Improvvisa, da breve distanza, esplode una fucilata. Il Mazzurini si accascia al suolo con il ventre squarciato. Il sangue cola copiosamente a bagnare il poco spazio che aveva visto la sua turbata fatica. Il suo amico, rimasto illeso, fugge. Mazzurini muore sul luogo, dissanguato. Chi ha sparato? Non lo si è mai saputo. Si è saputo solo che i proprietari del fondo in cui il Mazzurini ha trovato la morte erano i fratelli G. Sono stati inquisiti, denunciati, processati? Non lo si è saputo. La morte di Mazzurini è stata avvolta nel mistero. Si sa solo che una piccola trasgressione (un modesto furto di legna) è stata trasformata in un gravissimo delitto, passibile della pena di morte. Eseguita dalla solita mano ignota.
Ma chi ha armato quella mano? Anche qui ha pesato il pesante, violento atteggiamento dello Stato contro i lavoratori agricoli. Tre lavoratori vengono uccisi in quegli anni: Olimpio Puerari, Luigi Venturini, Natale Denti. Se si ammazza gente rea solo di difendere i suoi diritti, perché non ammazzare un “ladro di legna”? E si spara e si uccide, fra il plauso dei benpensanti e la gioia della più ottusa proprietà.
Nel rione la povera gente rimane attonita. Riflette su se stessa e sullo Stato che presiede alla sua vita, uno Stato che per lei è solo una realtà ostile. Per lei il giovane Mazzurini non è un ladro ma solo un bisognoso. Ed è solidale con la famiglia dell’assassinato. Tramite il circolo sportivo “Martiri di S. Imerio”, fra le cui finalità ci sono anche interventi di solidarietà, devolve una somma alla famiglia come contributo per le spese del funerale.
Una gran folla salutò la salma di un ragazzo che con buone ragioni si può dire una vittima della miseria. La fucilata che uccise Mazzurini ricordava ai poveri che il loro riscatto sociale era ancora lontano. […]»

16 maggio: giorno dei “martiri della terra”. Olimpio Puerari come Turiddu Carnivali. “Angelu era e nun avia ali…”

M.T.

[La piccola fotografia è un particolare della fotografia di Ferdinando Scianna sulla copertina del libro: Ignazio Buttitta: La peddi nova. Prefazione di Carlo Levi, Feltrinelli, 1977; una versione di "Lamentu..." si trova nell’album di Daniele Sepe “Jurnateri”, I dischi de il Manifesto, 2001]

 


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