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15 Settembre, 2002
Contrordine al Pirellone: bloccate le nuove centrali elettriche
Approvato emendamento dell'Ulivo: stop ai progetti che avevano già ottenuto autorizzazione

Approvato l’emendamento del centrosinistra: stop ai progetti che avevano già ottenuto l’autorizzazione - Contrordine al Pirellone: bloccate le nuove centrali elettriche - L’assessore verde Monguzzi: «Prima di dare il via ai lavori serve un piano energetico»
dal Corriere - 4 dicembre 2002

MILANO - Stop alla realizzazione delle centrali già autorizzate, all’iter degli impianti per i quali è stata avanzata la richiesta e anche al decreto Marzano del febbraio scorso, chiamato «sbloccacentrali» proprio perché prevede procedure più snelle per costruirne di nuove: in nove righe, l’emendamento del centrosinistra approvato ieri dal Consiglio regionale con 27 voti contro 25, cambia le carte sul tavolo della politica energetica del Pirellone.
«Finalmente, ora potremo ragionare sui reali fabbisogni della Lombardia, fare un vero piano energetico e solo a questo punto decidere se e dove costruire nuovi impianti» è il commento soddisfatto del verde Carlo Monguzzi, uno dei firmatari dell’emendamento.
«Si tratta soltanto della richiesta di un impegno a sospendere quelle autorizzazioni, non avrà incidenza sulla legge. E non so quanto il ministero la terrà in conto» ribatte l’assessore ai Servizi di pubblica utilità Maurizio Bernardo.
Ieri, il Consiglio regionale ha discusso e approvato la delibera - presentata dallo stesso Bernardo - che delinea gli «indirizzi della politica energetica della Lombardia»: si tratta, in altre parole, dei criteri da adottare nello stendere il piano energetico che sarà varato tra un paio di settimane e che, da oggi al 2010, indicherà le nuove centrali da costruire, quelle da potenziare e programmerà l’uso di fonti rinnovabili di energia.
E’ proprio su questo piano che lo scontro tra maggioranza e opposizione continua da diversi mesi, mentre si sono moltiplicate (a cominciare dal Pavese) le manifestazioni contro le nuove centrali.
«L’energia è un tema strategico - dice Bernardo -. Ora importiamo il 38% del nostro fabbisogno: vogliamo aumentare la produzione di circa 3.500 megawatt e arrivare, nel 2010, vicino all’autoproduzione completa».
Così, nell’ambito del processo di privatizzazione del settore, entro l’ottobre del 2001 al gestore nazionale della rete sono stati presentati da privati centinaia di progetti.
Per alcuni di essi, poi, il decreto Marzano, ha stabilito procedure accelerate. «Ma ora ogni iter è rallentato proprio in attesa del piano energetico - dice Bernardo - e gli impianto autorizzati sono soltanto due, Voghera e Sannazzaro de’ Burgondi».
«Ci sono anche Mantova e Casei Gerola - ribatte Monguzzi - senza contare i potenziamenti già previsti a Tavazzano, Turbigo, Ostiglia e Sermide. Il fatto è che questa giunta enuncia ottimi propositi, ma non li mette in pratica. Promettono attenzione all’impatto ambientale e calcolo dei fabbisogni, ma solo sulla carta».
Secondo gli ambientalisti, infatti, sono 33 le richieste di costruire nuove centrali in regione, e diverse sarebbero ormai a un passo dall’autorizzazione: Cassano d’Adda (Mi), Ponti sul Mincio (Mn), Lamarmora e Calvisano (Bs), Villa al Serio e Dalmine (Bg), Spinadesco (Cr).
«Non siamo contro le centrali a priori - dicono -. Ma con questi impianti arriveremmo a un incremento di produzione di 5.700 megawatt all’anno, il che significherebbe anche produrre 13 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Prima di decidere, è meglio fare un piano».

Laura Guardini lguardini@corriere.it
 


       



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