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 Economia

15 Settembre, 2002
Visco: comanda il Cavaliere, non è Maranghi il burattinaio
Crisi gestita in modo folle. Le banche hanno responsabilità. La sinistra non sbagli analisi.

Se c'è un burattinaio, è Berlusconi, non Maranghi

Fiat: é una crisi gestita in modo folle.

di Vincenzo Visco

Sono preoccupato per il modo con cui la crisi Fiat viene gestita. E’ assolutamente folle. Non si capisce dove si possa andare a parare. In un Paese serio il governo avrebbe ascoltato l’opposizione e si sarebbe mosso per costruire un consenso diffuso.
C’è una strategia del primo ministro che oggettivamente rischia di far degenerare la crisi, magari per poi apparire il salvatore della Patria. E’ pericolosissimo. Berlusconi si basa sui sondaggi. E visto che gli italiani sono critici nei confronti di chi ha gestito la Fiat lui ne ha approfittato per attaccare la proprietà, delegittimare il management, irritare i sindacati. Dopo tante esternazioni non si capisce ancora quale ministero stia tirando le fila. Il Tesoro, l’Industria o il Lavoro?
Il piano è insufficiente. Sono necessari dai 5 ai 7 miliardi di euro di investimenti e invece finora ognuno ha badato ai suoi interessi. La famiglia ha messo mano al portafoglio il meno possibile, le banche vogliono rientrare dei loro crediti e il governo nei fatti è latitante. Poi tutti si accusano vicendevolmente di voler lo spezzatino. Le banche e la sinistra accusano Mediobanca. Ma non si deve sbagliare l’analisi, il problema è Berlusconi.
Per quanto concerne le banche, va detto che hanno forti responsabilità. Arrivano in ritardo e stavano ragionando su un’altra ipotesi in accordo con il Tesoro. Ma il vero problema della Fiat è la mancanza di una guida seria. E’ il presupposto per poter affrontare i problemi finanziari.
Il management é stato decapitato due volte in sei mesi ed è stato delegittimato da Umberto Agnelli. E francamente, almeno nel caso di Galateri, la cosa è scarsamente comprensibile sia nel merito sia per il metodo usato. Quanto ai problemi finanziari la Fiat Auto va ricapitalizzata in maniera massiccia. Lo si può fare conferendo la Ferrari o altri cespiti. Si possono convertire in azioni una parte dei crediti delle banche. C’è bisogno poi di un aumento di capitale. E vanno trovati imprenditori italiani che mettano soldi in cambio della gestione.
Sull'azione che sta svolgendo Maranghi è corretto dire che sta facendo quello che ha sempre fatto, il banchiere d’affari. E gioca la sua partita in concorrenza con altre banche. Non mi convincono le ricostruzioni che assegnano poteri demoniaci a una persona sola. Chi comanda in Italia non è lui, ma Berlusconi.
Si parla di operazioni di scambio. Non so se esistono partite di scambio. Ci sono appetiti e ambizioni, ma non da adesso. Sono almeno due anni che se ne parla. Certo che se Berlusconi dovesse diventare, tramite la Mediolanum, azionista di riferimento delle Generali sarebbe uno scandalo di proporzioni bibliche.
Da parte sua Fazio è preoccupato della stabilità del sistema industriale e di conseguenza di quello bancario. C’è il rischio che in assenza di guida e di indirizzo molte persone siano costrette a farsi carico di compiti impropri.
Bisogna perciò trovare un appeasement . E’ necessario che governo, banche, Governatore trovino una soluzione equilibrata tirando fuori i piani industriali e le risorse finanziarie.
Sembra anche affacciarsi un'ipotesi Colaninno. Se volesse investire i suoi soldi in questa impresa non ci vedrei nulla di male. Anzi. E’ possibile che insieme a lui ce ne possano essere anche altri. In ogni caso, se non si vuole che sia uno solo, va previsto un nocciolo duro stabile di gestione».

 


       



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