15 Settembre, 2002
Se ne parlerà al Centro Pastorale
Lavoro e famiglia. Una composizione indispensabile
Se ne parlerà al Centro Pastorale martedì 30 aprile alle 17.30
Lavoro e famiglia. Una composizione indispensabile
In prossimità della festa del 1° maggio 2002 anche quest'anno l'Ufficio di
Pastorale sociale e del lavoro in collaborazione con numerose Associazioni e
Movimenti ecclesiali promuove un incontro di riflessione e di studio.
Quest'anno, in un periodo caratterizzato da forti tensioni anche sulle
legislazioni riguardanti il lavoro, si è scelto di portare l'attenzione su
un aspetto particolare che interessa tutti i lavoratori, di ogni categoria e
di ogni età.
"Lavoro e famiglia. Una composizione indispensabile" è il tema che sarà
introdotto dal Vescovo Mons. Lafranconi e affrontato dalla dott.sa Renata
Livraghi, docente di Economia politica all'Università di Parma e membro del
Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. L'incontro si terrà al
Centro Pastorale Diocesano martedì 30 aprile alle ore 17,30.
Tra i lavoratori non c'è lamento più diffuso che quello sulla difficile
conciliazione tra impegni professionali e responsabilità familiari.
Dall'operaio all'imprenditore, dall'artigiano al commerciante,
dall'impiegato al libero professionista... tutti sono accomunati dall'ansia
di un lavoro che spesso pare rubare e divorare anche le energie psichiche e
il tempo che si sente di dover assicurare alla propria famiglia. Sempre più,
e un po' a tutti i livelli, pare che il lavoro richieda anche ciò che
andrebbe garantito al coniuge, ai figli, ai genitori anziani... Magari lo
stipendio è buono... ma che manca è il tempo adeguato per seguire i figli,
per stare con essi: e si sa che il riempirli di "cose" è solo un'ipocrita
palliativo al senso di colpa per non riuscire a stare con essi.
Una recente ricerca intitolata "Il posto del lavoro. Vissuto e attese dei
lavoratori di oggi" (ed. Monti) evidenzia da una parte
"l'iper-partecipazione al lavoro" che succhia la vita e affanna l'anima,
compromettendo equilibri e impegni familiari e sociali; dall'altra un mondo
del lavoro troppo volatile e inconsistente (eccessivamente flessibile e
precario) che rischia di non consentire progetti e di non permettere di dare
forma alla propria vita.
Si parla tanto di flessibilità: in entrata, in uscita, negli stipendi... Ma
è possibile una "flessibilità formato famiglia"? È questa una domanda forse
troppo trascurata, troppo lasciata da parte. Nel dibattito pubblico tra le
parti sociali spesso sono le imprese a domandare maggiore flessibilità per
riuscire ad essere maggiormente competitivi e produttivi. Ed è evidente che
se non assecondate le imprese rischiano di delocalizzare la produzione in
altri Paesi. E tuttavia in questa dialettica viene da domandarsi se è
possibile (e in quale misura) che ci sia anche una flessibilità "formato
famiglia" e se questa possa essere di utilità anche per le imprese.
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don Enrico Trevisi
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