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 Il Punto

15 Settembre, 2002
Parla il «cattivo maestro»
Don Antonio Mazzi: «Non rubiamo la notte ai giovani»

Purtroppo una letteraccia del Ministro Giovanardi mi ha relegato tra i cattivi maestri dei nostri ragazzi. Rendendomi addirittura corresponsabile delle stragi del sabato sera.
Non riesco a giustificare la veemenza e la banalità di tale aggressione.
Da qualche tempo tra me e il Ministro ci sono delle divergenze sui sabato sera dei nostri ragazzi. Lui insiste molto sulle chiusure anticipate io invece insisto molto sulla qualità del divertimento dentro e fuori le discoteche. Tempo fa ho scritto un pezzo che credo abbia fatto infuriare il signor Ministro. Secondo questa letterina “affettuosa”, in quel pezzo io parlerei di “inviti allo sballo e alla trasgressione”.
Ripropongo l’articolo intero lasciando ai lettori il giudizio finale.
L’ho intitolato “Non rubiamo la notte ai giovani”. Eccolo.

Il vero problema non sta nel chiudere prima o dopo le discoteche.
Il malessere, quando c’è si sviluppa dentro il tempo libero dei nostri giovani. Abbiamo con insistenza sottovalutato l’importanza del fine settimana.
Quando noi grandi discutiamo del divertimento, lo facciamo con aria stantia di chi è distolto da impegni più seriosi. Facciamo finta di ignorare quanto sia struggente in ciascuno di noi, il bisogno di benessere, felicità, liberazione dagli inghippi quotidiani.
La discoteca, nell’immaginario giovanile, è il luogo nel quale più facilmente si possono liberare le ebbrezze della gioia.
L’alcool, lo spinello, l’ecstasy, sono elementi di disturbo per una frazione minima della popolazione dei discotecari incalliti.
Riporto, dalle indagini fatte, la quasi certezza che gli sballi più inquietanti non nascono in discoteca, ma prima. Chi frequenta questi locali, (e io ho voluto e voglio frequentarli, non per predicare o per convertire, ma per farmi conpartecipe di questa fetta delicata della vita dei giovani) sa che di pasticche, birre e alcolici, sono già piene le solite macchine dei soliti giovani che arrivano alle “solite discoteche” già più o meno sbronzi e/o fatti. Chiudere all’una o alle tre, non distribuire alcolici dopo una certa ora, a certa gentaglia fa solo solletico. Nascerebbero in un baleno bar a dieci metri dalla discoteca.
Torno a ribadire le mie idee. Prepariamo i d.j., sensibilizziamo i padroni delle discoteche, apriamo luoghi altrettanto giovanili e stimolanti, insistiamo perché alcuni oratori, si trasformino una volta la settimana in piano bar o luoghi della musica più svariata. Educhiamo i giovani alla gioia!
Ho presenti alcune parrocchie attorno al lago di Garda, alcuni oratori nei quartieri milanesi, due o tre scuole private dotate di strutture invidiabili. Inventiamo in Lombardia una decina di centri musicali e sportivi polivalenti, responsabilizzando gli enti locali. È più facile lavorare che divertirsi. Ho lanciato più volte questa provocazione. Non ho ricevuto risposte. Solo battute di un qualunquismo irritante. Qui non si tratta del protagonismo di tizio e di caio, ma si tratta della vita o della morte dei nostri figli.
È tragico morire sulle strade della vita.
Ho aperto a Cavriana di Mantova la Casa di Beniamino e a Chiavenna Tremenda XXL, due strutture ad hoc. I soliti soloni avevano sorriso all’apertura presagendone un flop. Secondo loro i ragazzi moderni non sarebbero mai arrivati a divertirsi in aree che puzzavano da preti. Nate da poco, sono già strapiene di giovani e di attività.
Sono questi i rischi da affrontare.
Non rubiamo la notte ai nostri figli. La notte mantenga il suo fascino, come l’ha mantenuto per noi, loro padri.
Non per niente il primo canto d’amore, i poeti, lo hanno fatto, con la luna testimone, e la chitarra si pizzica meglio alla penombra di un romantico lampione…

don Antonio Mazzi

 


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