15 Settembre, 2002
Oggi sciopero generale
Contro modifica articolo 18Contro deleghe fisco Contro deleghe previdenza( decontribuzione)
Oggi sciopero generale§ Contro modifica articolo 18§ Contro deleghe fisco§ Contro deleghe previdenza( decontribuzione)Per le riforme verePositiva unità fra CGIL-CISL-UIL anche se rimangono grandi problemiClima generale:§ La domanda di unità che viene dal Paese, dal mondo del lavoro, dai ceti medi “riflessivi”, dagli intellettuali, ha bisogno di una risposta forte e immediata sul fronte politico e sociale.§ La straordinaria manifestazione di Roma dell’Ulivo del 2 marzo§ Manifestazione del 23 marzo della Cgil a Roma§ Oggi lo sciopero generale unitario§ Il paese chiede unità, capacità di fare una opposizione forte e chiara alle scelte del governo, di dire i NO e di fornire le alternative, di dialogare con i movimenti sulla base delle nostre autonome posizioni.§ Siamo convinti da sempre che l’unità sindacale sia un bene prezioso: essa esprime la forza sociale necessaria per battere una politica di destra che ha l’obiettivo di diminuire drasticamente i diritti dei lavoratori e le tutele dello stato sociale, anche se bisogna certo temere o mascherare le differenze, gli scontri, anche aspri, che possono dividere, quando questi si basano sulle idee e sulle diverse convinzioni.1) Tema del lavoro:Il tema del lavoro si collega fortemente a quello dell’economia, del welfare, del mezzogiorno, in stretto contatto con quella della Sinistra giovanile che rappresenta un osservatorio fondamentale sul mondo dei giovani.Queste scelte hanno, a loro fondamento, un modo di intendere la nostra attività come quella di un partito radicato nel territorio; che riprende i suoi legami con i luoghi dei lavori; che valorizza il gioco di squadra e la battaglia delle idee; che esce dalle trincee e si proietta nella società; che propone una battaglia sui contenuti e dialoga con i movimenti, a partire dalle proprie posizioni. .2) Dopo il Congresso di Pesaro A Pesaro non un programma politico da applicare dinamicamente, dialetticamente in un confronto con l’ampio fronte che si è aperto a seguito delle scelte del governo, della conseguente mobilitazione sindacale, delle opposizione politica e sociale svolta dal centro sinistra.Non siamo degli astrologhi: avevano previsto un autunno caldo, stiamo andando verso una primavera “bollente”.Quel che conta è che si sia aperto uno spazio concreto per trasformare la crisi di fiducia di una parte dell’elettorato del centro destra nei confronti del governo in consenso verso la politica del centro sinistra.Dopo l’Europa della moneta si accelera la costruzione dell’Europa politica e sociale.Il punto di partenza, per noi, è la Carta Europea dei Diritti e la nuova Agenda Sociale Europea, approvate entrambe al vertice di Nizza; i nuovi diritti; la concertazione ed il modello contrattuale; l’unità sindacale e la rappresentatività; il lavoro e il sapere. Sul tema de “il lavoro e le donne” si sta avviando una iniziativa.Mentre, nell’immediato, dobbiamo confrontarci con le scelte del governo in tema di lavoro e di stato sociale.3) Strategia del Governo.Non ci troviamo di fronte ad atti singoli del governo , ma di fronte ad un vero e proprio disegno strategico, condito di populismo e di istinto proprietario delle istituzioni.Al tempo stesso si sono aperte vistose contraddizioni nell’esecutivo. La battaglia frontale condotta contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in nome e per conto della Confindustria di D’Amato, si sta rivelando un boomerang per il governo.Anche la Confindustria comincia a dimostrare divisioni sempre più evidenti. Aver gettato a mare la concertazione e fatto venir meno un clima di coesione sociale, penalizza i fattori di competitività che avevano consentito alle imprese di svilupparsi, di crescere e di fare utili nel corso degli anni ’90, salvaguardando i diritti fondamentali dei lavoratori. Questa scelta imposta dalla Confindustria di D’Amato, si è rivelata sbagliata ed irresponsabile.Questa linea sostenuta da una alleanza inedita di piccole imprese del nord/nordest e del mezzogiorno, si dimostra perdente ai fini stessi dei risultati utili per il mondo delle imprese.Intervenire sui problemi del costo del lavoro si può, come hanno indicato i DS, ma senza compromettere i diritti dei lavoratori.Si può riattivare il processo di fiscalizzazione degli oneri impropri previsto dal patto di Natale del ’98. La riduzione del cuneo fiscale e contributivo che grava sul lavoro deve riguardare prioritariamente, sulla base di quanto previsto dalle raccomandazioni dell’Unione Europea, il lavoro dequalificato, attraverso un processo di fiscalizzazione.Per quanto riguarda la flessibilità esistente nel nostro paese, essa è più che sufficiente ed andrebbe, anzi, razionalizzata. Intanto, una parte delle imprese, le più grandi, ha goduto di un formidabile strumento di adattamento dell’occupazione alla produzione ed al mercato: la cassa integrazione guadagni, che ha consentito al tempo stesso di tutelare i posti di lavoro.Perché le imprese, che si preoccupano di confrontare i diritti dei lavoratori italiani con il resto dell’Europa, non si preoccupano anche di confrontare i benefici di cui godono le imprese italiane in rapporto al resto dell’Europa oltre che, naturalmente, i livelli salariali che sono perfettamente confrontabili dopo l’introduzione dell’Euro? Come riconosciuto dalle stesse imprese la cassa integrazione guadagni si è rivelata essere uno strumento formidabile, un ammortizzatore sociale che ha impedito che si producessero aspri conflitti di fronte ai processi di ristrutturazione imponenti. Anch’esso un inedito mondiale.Occorre aggiungere che, a partire dagli anni ’90 e dopo il protocollo del’93, molti contratti nazionali di lavoro hanno affrontato altri strumenti: gli orari a scorrimento e stagionali e la banca-ore, che hanno introdotto ulteriori elementi di flessibilità per un governo degli orari effettivi su base annuale e hanno consentito di riprendere nuovamente la discussione sulla tematica dei tempi di vita e di lavoro. E leggi importanti, come la 53, che ha disciplinato i congedi parentali per motivi familiari e di studio.Tutte queste innovazioni non sono state sufficientemente valorizzate ed applicate. Esse rappresentano l’esplicitazione del compromesso tra le esigenze delle imprese e l’esercizio dei diritti contrattuali dei lavoratori, il cui rapporto non sia definito esclusivamente dalla esigenza unilaterale della produzione a scapito del lavoro umano, ma dalla centralità del valore delle persone nel processo produttivo.4) Qualità dello sviluppo.Purtroppo, il Libro bianco del governo, che rappresenta l’esplicitazione delle opinioni della Confindustria sui temi del lavoro e dello stato sociale, ha ispirato un complesso di deleghe emanate da governo su mercato del lavoro, welfare, fisco e scuola, che rappresentano una vera e propria controriforma rispetto agli indirizzi riformatori espressi dai governi tecnici e di centrosinistra nel corso degli anni ’90. Art.18.Per quanto riguarda la delega sul mercato del lavoro noi ci opponiamo giustamente a qualsiasi modifica dell’art. 18, ma esso rappresenta soltanto la punta dell’iceberg. Occorre considerare che la legge delega introduce l’arbitrato secondo equità, voluto da Confindustria; il superamento del divieto di interposizione di manodopera a tempo indeterminato come previsto dalla Legge 1369 del ’60; l’introduzione del lavoro a chiamata; il superamento della Legge che regola il trasferimento di azienda o di ramo d’azienda, attraverso la possibilità di cedere anche un solo ufficio o reparto aggirando in questo modo i diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori; la deregolamentazione dell’orario supplementare e del part-time.Il diritto del lavoro ,per il governo e la Confindustria, è un diritto diseguale, in quanto riconosce un diverso potere tra l’impresa ed il lavoratore, ed interviene a difesa della parte più debole, cioè il lavoratore stesso.Il tentativo del governo, con questo complesso di interventi, è quello di trasformare il diritto del lavoro in una sorta di diritto commerciale. In questo modo non esiste più una diseguaglianza fra impresa e lavoratore.Se assumere un lavoratore viene equiparato ad una transazione commerciale, come quella che intercorre nel caso dell’acquisto di una automobile o di un frigorifero, oltre che un problema di dignità, si pone un altro problema: non esiste più una posizione differenziata tra le parti, e questo indebolisce la posizione dei lavoratori e, nell’ambito del mercato del lavoro, in particolare la posizione delle donne.Decontribuzione..Analoghi ragionamenti valgono per altre deleghe: nel caso della delega sulla previdenza il governo propone la decontribuzione che riguarda i neoassunti. Questa manovra ha lo scopo di abbassare il costo del lavoro per le imprese riducendo in modo ulteriore le aspettative pensionistiche delle giovani generazioni. Così, un giovane potrebbe, al termine di un percorso discontinuo nei lavori nel corso dell’arco della vita, trovarsi con un risultato pensionistico estremamente basso e vicino alle soglie dell’assistenza.Il mancato versamento dei contributi dei giovani penalizza nell’immediato coloro che già godono della pensione o che stanno per andare in pensione.Non è un caso che questo governo abbia previsto un trasferimento obbligatorio, con il quale non siamo d’accordo, del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione, i quali vengono equiparati tra di loro (contrattuali, aperti ed individuali).Questa scelta del governo non è casuale: va nella direzione di indebolire la previdenza pubblica e di irrobustire, contestualmente, quella privata. I governi di centrosinistra ed il sindacato hanno sostenuto nel decennio scorso la previdenza complementare, ma come secondo pilastro aggiuntivo e non sostitutivo di quella pubblica. Politica fiscale del Governo.Così come sul fisco la proposta fondata su due sole aliquote, oltre a non avere precedenti nell’intero mondo capitalistico industrialmente avanzato, redistribuisce le ricchezze a favore dei ceti più ricchi. Si calcola che per un reddito di 350 milioni annui il risparmio sarebbe di circa 50 milioni.ScuolaInfine, per quanto riguarda la scuola, la proposta della Moratti va nella direzione di separare sapere e formazione, ripristina la logica della scuola di èlite e abolisce l’obbligo scolastico fino a 15/16 anni definito dal precedente governo di centrosinistra. Prepararsi professionalmente al lavoro prima di quella età e prima di aver frequentato almeno un biennio della scuola superiore è nocivo per i ragazzi, è uno spreco sociale e un danno anche per l’economia. Mentre occorre una formazione professionale riformata e riqualificata, ma dopo l’obbligo scolastico, che deve durare appunto fino a 15/16 anniImmigrazione.C’è un’altra controriforma del Governo che deve essere nominata perché inciderà sul tessuto sociale, economico e sul sistema di valori del nostro Paese. Si tratta della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Un provvedimento che respingiamo anche per il suo messaggio culturale in quanto riduce la persona immigrata a lavoratore ospite, a potenziale nemico la cui presenza deve essere subordinata in modo esclusivo alle esigenze del mercato del lavoro.5) Assetto autoritario Queste due scelte prefigurano un assetto autoritario degli indirizzi del governo e vanno combattute, proprio perché i guasti che stanno producendo sono sotto gli occhi di tutti.Tutto questo prefigura problemi e rischi per la stessa democrazia in una inedita concentrazione di potere politico, mediatico e finanziario che il paese comincia a non più tollerare..Per quanto riguarda la delega sul mercato del lavoro il gruppo dell’Ulivo ha presentato al Senato più di cento emendamenti e lo stralcio delle modifiche all’articolo 18. I 10 milioni di cittadini che hanno respinto il referendum che voleva abrogare l’articolo 18 erano padri e figli, lavoratori privati e pubblici, intellettuali, lavoratori a tempo indeterminato e interinali, e anche artigiani, commercianti e imprenditori. Altrimenti non si spiegherebbe quel risultato referendario. Berlusconi, mago dei sondaggi, dovrebbe sapere che la maggioranza degli Italiani, non dei lavoratori subordinati, non vuole che si tocchi l’articolo 18. Quel diritto è vissuto come strumento universale di libertà e di difesa dall’arbitrio.Quello che i DS hanno sempre ribadito insieme alle altre posizioni è che non è assolutamente accettabile una proposta un compromesso sull’articolo 18, la cui proposta di modifica va stralciata dalla legge delega. 6) Forte Opposizione/ Capacità di PropostaLa chiarezza degli obiettivi e la capacità di fare una forte opposizione va accompagnata anche dalla capacità di avanzare proposte alternative su questioni di fondo.Uguali DirittiIn questo senso, se vogliamo avere la capacità di contrastare l’azione generale ispirata dal libro bianco del governo che sta producendo enormi guasti attraverso le leggi delega, è necessario avanzare una proposta sulla questione dei diritti del lavoro, un nuovo statuto, che sappia assumere la nuova configurazione del mercato del lavoro, le sue nuove segmentazioni, per riportare la discussione attorno all’attuazione del principio costituzionale di tutela del lavoro in tutte le sue forme e in conformità con i principi che definiscono l’ordinamento dell’Unione europea. A tutti i lavoratori, con qualunque contratto di lavoro, vanno dunque riconosciuti diritti universali: il diritto alla libertà, alla dignità e alla riservatezza; forme di sicurezza sociale; alla maternità; alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro; all’apprendimento necessario per dare continuità alla vita di lavoro; all’attività sindacale; ad un equo compenso del lavoro. Tra lavoro autonomo, coordinato continuativo, sociale e cooperativo, di volontariato e subordinato esiste una sorta di continuum, di attraversamento nelle due direzioni, che può portare un lavoratore ad essere autonomo, e poi subordinato, e poi coordinato continuativo; un lavoratore dipendente a farsi piccolo imprenditore per poi ritornare lavoratore subordinato. Questa impostazione acquisisce nuovi diritti per chi non li ha o li rafforza laddove esistono e deve prevedere un adeguato stanziamento finanziario per la loro realizzazione.Bisogna comprendere che la moltiplicazione dei rapporti di lavoro nella nuova economia ha una palese contraddizione: le imprese chiedono ai lavoratori partecipazione e intelligenza nella prestazione di lavoro, per acquisire nuovi standard qualitativi nei prodotti ed in cambio offrono precarietà. I giovani lavoratori “economicamente dipendenti” chiedono di avere una identità. che lavoro fai?”. A questi giovani si chiede di investire sul proprio futuro, di mettere su famiglia, di acquistare una casa; ma se quel giovane, a differenza di chi ha un lavoro stabile, si presenta con un contratto di collaborazione ad una banca il mutuo non viene concesso.I giovani..Si deve dunque prevedere il rafforzamento di prestazioni sociali già previste, quali l’assegno familiare per la maternità e la malattia. Ma il problema è ben più ampio. Oggi i collaboratori non possono accedere a determinati istituti di garanzia come l’indennità di disoccupazione, la ricongiunzione e i riscatti dei periodi previdenziali, la prosecuzione volontaria dei versamenti, l’iscrizione alle liste di collocamento, l’accesso al credito, la deduzione delle spese sostenute per la formazione o l’acquisto di strumenti informatici. Così come, ad esempio, sempre per i lavoratori economicamente dipendenti, va affermato un quadro di diritti relativi all’obbligo di comunicazione del contratto, in forma scritta, che contenga la definizione puntuale delle caratteristiche del rapporto di lavoro: l’oggetto della prestazione lavorativa, l’ammontare del corrispettivo o i criteri per determinarlo; la modalità e la tempistica di pagamento; la disciplina del rimborso spese; la durata del contratto; la previsione di un congruo periodo di preavviso per il recesso.I giovani devono percepire la sensazione concreta di essere aiutati quando transitano nel lavoro, che qualcuno si occupa di loro quando soffrono una condizione di incertezza nel mercato del lavoro.Riforma del Collocamento. Il nostro Paese spende quattro volte meno della Francia e sette volte meno della Gran Bretagna per efficienti servizi per l’impiego. Ci dobbiamo impegnare per realizzare un efficace rapporto tra i servizi provinciali per l’impiego, le Regioni e le strutture locali e private che operano sul mercato del lavoro, con un attenzione forte alle persone più svantaggiate.Più della metà dei giovani diplomati meridionali non possiede ancora la minima alfabetizzazione informatica e linguistica indispensabile per muoversi sul mercato del lavoro.La riforma dei servizi all’impiego è una riforma incompiuta. In parte, perché non è completo il quadro normativo.La proposta del Governo è un arretramento ulteriore.Sono ancora pochi i centri per l’impiego che hanno registrato i disoccupati secondo la nuova definizione e sono addirittura un’eccezione quelli che hanno cominciato ad operare secondo gli standard dettati dall’Unione Europea offrendo un’opportunità di lavoro o di formazione ad ogni giovane disoccupato ogni sei mesi e ad ogni disoccupato adulto ogni dodici mesi. Modello alternativo di sviluppo.Questi contenuti, che affrontano di petto la tematica della difesa dei diritti esistenti e della loro estensione, modulata, ai nuovi lavori, deve costringe il governo e la Confidustria a confrontarsi con la tematica di un modello alternativo di sviluppo. E’ in questa logica, che noi sosteniamo la qualità sociale ed ambientale dello sviluppo, basato sulla valorizzazione delle risorse umane, sulla tutela delle risorse naturali necessarie a noi e alle future generazioni, sulla piena assunzione dei diritti e dello stato sociale che consideriamo fattori indispensabili per una moderna competitività fondata sulla qualità e non solo sui costi come vorrebbe questo governo, le cui scelte, ispirate dalla Confindustria, vanno nella direzione opposta a quella da noi indicata.7) Lo sciopero generale di oggiE’ una forte ed unitaria risposta.Le divisioni fra Cgil-Cisl-Uil permangono. Proprio per questo riteniamo che, per l’acutezza dello scontro, sia ancor più giusto il ricorso allo sciopero generale come del resto già deciso da CGIL, CISL e UIL. Noi ci auguriamo, naturalmente, che le organizzazioni sindacali ritrovino, una strada unitaria non solo sui contenuti, ma anche sui modi e sui tempi delle lotte. Proprio perché l’attacco del governo e della Confindustria è così forte e radicale che si rende necessaria una azione unitaria del sindacato in grado di opporsi con efficacia a questo attacco. Così come sul piano politico si rende necessario il massimo di unità delle forze del centrosinistra e della sinistra per un’opposizione forte e argomentata che deve proseguire, dopo le posizioni espresse con gli emendamenti alla legge delega sul mercato del lavoro, anche sulle altre leggi delega.Unità sindacale.Inoltre, il tema dell’unità sindacale va assolutamente ripreso in una situazione politica come l’attuale contrassegnata dal bipolarismo. Soltanto un sindacato unito negli obiettivi e capace di esprimere una azione riformatrice di carattere generale che respinga le spinte di natura corporativa, può esprimere compiutamente la sua autonomia e sfuggire alle tentazioni bipolari. Ed è per queste che noi riteniamo necessario riprendere la discussione sul tema della prospettiva dell’unità sindacale nel bipolarismo e sulle necessità di individuare nuove regole di rappresentatività del sindacato per esprimere, anche su questo, un nostro punto di vista. 8) Lavoro ed economia.Infine, affrontare i temi del lavoro vuole anche dire collegarli ai problemi dell’economia. Il tanto sbandierato miracolo economico del governatore della Banca d’Italia non si è avverato e le misure della legge finanziaria non hanno aiutato l’economia italiana a risollevarsi dai rallentamenti della situazione internazionale. L’Istat ha reso noto che la produzione ha segnato a gennaio un calo del 3,4% rispetto al gennaio 2001 e quel che è peggio, non ci sono segnali di ripresa. Mentre l’accanimento di governo e Confindustria riguarda l’articolo 18, passa sotto silenzio il crescere di situazioni di crisi industriale e finanziaria che riguardano settori strategici dell’economia: dall’automobile, alla chimica, alla cantieristica, al trasporto aereo, accanto a situazioni di drammatica ristrutturazione che colpiscono settori meno tutelati della vecchia economia come gli appalti ferroviari e i nuovi settori delle telecomunicazioni, che hanno visto scendere in piazza i giovani lavoratori di Blu e di Matrix, Il Centro-destra penalizza il Mezzogiorno non consentendo alle imprese il cumulo della Tremonti-bis e del credito di imposta e non rifinanziando i patti territoriali, all’interno di una legge finanziaria inefficace sul terreno dello sviluppo e della innovazione. In questo modo risulta evidente quanto sia più facile investire nel Nord del Paese, aumentando la distanza fra territori forti e deboli.Dobbiamo aiutare le imprese che investono in qualità, formazione e tecnologia, e favorire la formazione di un ambiente idoneo allo sviluppo e alla vocazione dell’economia locale. Occorre premiare ad esempio, con forti detrazioni di imposta, le organizzazioni di impresa, le Università e gli Istituti che consentono ai giovani di svolgere esperienze di tirocinio formativo nelle aziende.Questo insieme di temi rappresentano i contenuti essenziali della nostra iniziativa. E’ un inizio di discussione. Molto lavoro resta da fare. Fondamentale è la ritrovata unità nell’Ulivo su questi temi.
nota DS Cremona
 
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