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15 Settembre, 2002
Gli auguri di www.centomovimenti.it
inviati da Giovanni Pecora - webmaster del sito

Parlando ieri sera con un vecchio amico, lucidissimo quasi novantenne dal cuore di ragazzino, mi faceva notare che incredibilmente in Italia sembriamo ritornati indietro di settant'anni.
Come allora, infatti, abbiamo i fascisti al governo, la guerra alle porte, pochi centesimi nel borsellino dopo la spesa, il controllo ferreo dell'informazione da parte dell'Esecutivo, i presupposti delle leggi razziali...ci mancava solo il re ricevuto in udienza dal Papa per gli auguri di Natale: sembra incredibile, ma siamo stati presto accontentati.
I signori Savoia rimettono piede in Italia, ed ecco che già pensano bene di recarsi in visita non già dal Presidente della Repubblica che li ha benevolmente graziati dall'esilio, ma dall'unica autorità superiore che riconoscono sul suolo (più o meno) italico, cioè il Sommo Pontefice. Nel pieno rispetto del protocollo delle Case Regnanti cattoliche, perbacco...
"Quando avremo tempo - ha dichiarato alla stampa con nonchalance Vittorio Emanuele Savoia - vedremo di salutare anche tutti gli altri".
Sottinteso: gli altri nostri pari, come l'attuale occupante il trono d'Italia, quel tal Carlo Azeglio Ciampi con la sua noiosa retorica delle Istituzioni repubblicane.
«Se invece di pensare a far tornare i principi Berlusconi e Tremonti avessero pensato a far tornare i conti...», prova la battuta il mio vecchio amico...
Strano anno, questo 2002 che sta per finire.
Un anno a due volti, che sembra segnato dalla cabala essendo "palindromo", visto che si può leggere in ugual modo sia da destra che da sinistra.
Ed in effetti, visto da destra, è un anno carico di soddisfazioni e di incubi: i problemi del Padrone con la Giustizia sono stati quasi risolti, il ricatto mortale di Cesare non potrà più scattare per avvenuto pagamento della cambiale Cirami, ai due feroci molossi Fini e Bossi sono stati dati succulenti bocconi con la possibilità di varare una legge sfacciatamente razzista, intitolata in italiano "Bossi-Fini", ma che se la prende con gli stranieri ed una legge occultamente razzista, intitolata in inglese "Devolution", ma che ha come bersaglio gli italiani meridionali, però...
Però nello stesso anno c'è stato, forte come un tuono, il "Resistere, Resistere, Resistere" di Francesco Saverio Borrelli, l'urlo di Piazza Navona di Nanni Moretti che ha svegliato di soprassalto tante coscienze sonnecchianti, i Girotondi di Milano e di Roma...
E poi c'è stato il Palavobis a Milano, con Paolo Flores d'Arcais che è riuscito, insieme a pochi amici suoi e della rivista MicroMega, a portare oltre 40.000 persone a parlare di Giustizia, ad inneggiare alla Giustizia ed alla Costituzione Italiana, ad urlare in faccia ai prepotenti che non ci eravamo rassegnati, come loro speravano, e che la legge DEVE essere uguale per tutti...
E poi c'è stato quel diavolaccio di Sergio Cofferati, segretario di una CGIL che ha avuto il coraggio civile di non accettare compromessi sull'articolo 18, contrariamente ai suoi colleghi di CISL e UIL, e che con il suo composto ma fermissimo atteggiamento di chiusura di qualsiasi trattativa con un Governo che attentava spudoratamente ai diritti civili conquistati dai lavoratori in oltre un secolo di lotte era riuscito a coagulare intorno al suo sindacato un consenso sempre più grande, sempre più convinto: ed ecco l'ennesimo terrificante incubo nei sogni della destra italiana, quel magico giorno a Roma in cui oltre tre milioni di persone hanno pacificamente ma duramente detto "NO" a chi voleva calpestare la dignità umana dei lavoratori trasformandoli in sudditi.
Molti, a destra, pensarono che la giornata del Circo Massimo a Roma avesse rappresentato il fondo della reazione dei "comunisti" e dei loro fiancheggiatori sindacalisti, ex-comunisti, post-comunisti, cripto-comunisti e catto-comunisti, e che ormai il peggio era passato.
Non sapevano, invece, che l'incubo peggiore doveva ancora arrivare, un incubo che li avrebbe fatti sobbalzare madidi di sudore aprendo gli occhi su una realtà ben diversa da quella che si erano prefigurati: il 14 settembre, in Piazza San Giovanni a Roma, circa un milione di persone hanno risposto gioiosamente all'appello di Paolo Flores d'Arcais e Nanni Moretti di ritrovarsi tutti insieme a gridare "Giù le mani dalla Costituzione!", nella più grande "Festa di Protesta" che mai si fosse riusciti ad auto-organizzare da parte della società civile nella storia della democrazia italiana, senza grandi organizzazioni sindacali o di partito alle spalle, ma semplicemente facendo rimbalzare in tutta Italia quale "tam tam" soprattutto telematico fatto di una fitta rete di siti internet (da girotondi.it a manipulite.it, da articolo21liberidi a opposizione civile, da democraziaelegalità.it a permanoperlademocrazia (tanto per citarne alcuni) ma anche da l'Unità.it a Repubblica.it, diario.it), tutti raccordati dal sito Centomovimenti.it e da questa newsletter che nella settimana precedente la manifestazione ha raggiunto oltre 50.000 persone al giorno, che a loro volta hanno speso giorni e giorni per telefonare e faxare agli amici, fare volantinaggio, organizzare i pullman...
Ed ecco che l'anno 2002 si capovolge, se letto da sinistra: una grande, meraviglioso sogno visto come anno del risveglio, della svolta, della presa di coscienza di una grande parte dell'opinione pubblica che non è solo di sinistra, ma è fatta anche di centinaia di migliaia di uomini e donne, anziani e giovani che non sono di sinistra ma sono assolutamente indignati contro il Governo di Berlusconi e dei suoi ascari, o che sono di sinistra ma non sono, e non sono mai stati in passato, "comunisti", o che sono di sinistra socialista e comunista, o persino antagonista, ma che hanno capito che non ci si può dividere di fronte ad un vero e proprio rischio di "regime" autoritario.
I presupposti ci sono tutti, purtroppo senza più alcun dubbio.
Perchè anche per noi, in questo anno "palindromo", ci sono anche gli incubi che si chiamano "attacco all'indipendenza dei magistrati" o, peggio, "attacco alla Giustizia", instaurazione di fatto di "corsie preferenziali" per i potenti ed i ricchi quando si dovessero trovare nei guai con la Legge ma anche, persino, con la Sanità o con la Scuola.
E' stato l'anno delle leggi contro le rogatorie internazionali (reati commessi all'estero), contro la tasse pagate dai ricchi miliardari (abolizione delle tasse di successione anche per i miliardari), contro gli onesti amministratori (falso in bilancio), contro la Giustizia e l'indipendenza dei Giudici (Cirami), contro i poveri ed i perseguitati (Bossi-Fini), contro il meridione d'Italia e le aree economicamente depresse (devolution), contro tutti i cittadini onesti che pagano con sacrificio le tasse (condoni).
Non so che dire.
Dicono che siamo "giustizialisti", "catastrofisti", persino "antidemocratici" perchè non vogliamo riconoscere dignità di antagonisti democratici ai nostri avversari. A me viene solo in mente che forse siamo dei sognatori inguaribili, degli idealisti, forse degli utopisti...ma di fronte a leggi fatte ad uso e consumo dei "padroni del vapore" non si può pensare di fare come le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.
Si, forse siamo dei sognatori, ma come scriveva John Lennon in "Imagine":«...You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one...», "...Tu puoi dire che sono un sognatore, ma non sono solo...": il Palavobis, i Girotondi, il Circo Massimo e Piazza San Giovanni a Roma sono serviti a questo, a farci capire che "non siamo soli" nel pensare ad un'Italia più giusta e solidale.
Siamo tanti, siamo la maggioranza degli italiani!
Scriveva qualcuno che "Il mondo che non c'è ha bisogno di una speranza": anche "l'Italia che non c'è" ha bisogno di una speranza. E quella speranza si chiama UNITA'. Ma non un'unità di facciata, d'interesse, un'unità che nasce dallo stato di necessità o, peggio ancora, dall'equivoco.
Cito il bellissimo intervento di Vittorio Foa alla "Festa di Protesta" del 14 settembre a piazza San Giovanni, quando, avvicinandosi al microfono con molta difficoltà a causa dei problemi di vista, ha esordito dicendo:«Mi dispiace, io vorrei potervi dare molto di più, vi posso dare molto poco. Perché gli anni passano, e le energie se ne vanno. Però ho ricevuto molto da voi, da questa piazza. Ho ricevuto intanto una lezione. La lezione dell’unità. State attenti, l’unità non vuol dire pensare tutti allo stesso modo.
L’unità che vale è proprio l’unità che parte dalle differenze. Essere uniti anche quando si pensano cose diverse, essere uniti nella diversità, vuol dire avere un impegno; e se hai in impegno, quello unisce le differenze».
E' questo l'impegno e l'augurio che vorrei oggi portare in tutte le vostre case: restiamo uniti, d'oggi in poi, quando i grandi problemi colpiscono la nostra coscienza di uomini liberi e democratici.
Uniti PER la Pace e contro tutte le guerre.
Uniti PER la Giustizia uguale per tutti e contro tutti i privilegi.
Uniti PER la difesa della Costituzione Repubblicana e contro chi la vorrebbe mortificare nel suo spirito.
Uniti PER rimarcare il nostro desiderio di riportare l'Italia ad una normalità che sembrava persa per sempre.
Uniti PER fare dell'Italia una nazione attenta ai bisogni degli ultimi, poco importa se italiani o non italiani.
Uniti PER riprenderci la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo e fondata sul lavoro.
Questo è l'augurio più bello che mi sento di fare, a nome mio e di tutti coloro che insieme a me condividono questa difficile e meravigliosa esperienza di nuove forme di comunicazione politica come internet e la posta elettronica.

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO 2003!

Giovanni Pecora

 


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