15 Settembre, 2002
Pizzighettone, sentinella delle acque
Ha un fascino come pochi borghi di questa parte della Pianura: sulle due sponde del fiume Adda, cintato da mura e sorvegliato dal suo castello, Pizzighettone è luogo di grande storia
Pizzighettone, sentinella delle acque
Ha un fascino come pochi borghi di questa
parte della Pianura: sulle due sponde del
fiume Adda, cintato da mura e sorvegliato
dal suo castello, Pizzighettone è luogo di
grande storia. Luogo di guado del fiume,
luogo strategico; sotto romani e galli talvolta
distrutto per rinascere poi di nuovo. Ma
il toponimo Acerrae dell’insediamento forse
etrusco, nelle vicinanze del borgo attuale
di Gera, al di là del fiume, scomparirà definitivamente
dai documenti con la fine dell’Impero, mentre
emerge Forum (o Pizus) Juguntorum (o Diuguntorum),
sull’altra sponda dell’Adda. E sarà non di
meno luogo strategico di valico, di scambi
commerciali e, di conseguenza, luogo conteso
nelle guerre di signorie.
«La grande palude dell’Adda Morta è una testimonianza
di come si presentasse in passato il territorio,
prima che subentrassero le bonifiche e le
opere realizzate per frenare la furia delle
acque. Anche se non ha fondatori, Pizzighettone
nasce da queste lontanissime ragioni storiche:
un lembo di pianura lungo la traccia di banchi
di terreno che emergono tra le paludi e sui
quali fu tracciata una pista, che a poco
a poco si trasformò in strada. L’insediamento
di Pizzighettone prese forma dove questo
itinerario superava il fiume in un punto
che poteva essere tenuto facilmente sotto
controllo. Secondo una complessa etimologia
il nome di Pizzighettone deriverebbe dalla
sua condizione di villaggio sulla via, di
rilevante importanza strategica perché si
estendeva verso il corso d’acqua.»
«Fu nel XII secolo che i cremonesi incominciarono
a costruire un castello a Pizzighettone con
cui controllare fiume e strade e difendersi
nei confronti dei milanesi. La località assunse
una importanza ancora maggiore in collegamento
con la crescente potenza di Cremona, che
ottenne dall’imperatore Barbarossa il diritto
di navigazione lungo l’intero corso del Po.
Fu anche per questo che le difese di Pizzighettone,
quando il Cremonese finì sotto il dominio
di Milano, vennero sempre più potenziate,
sfruttando sia la presenza del fiume che
delle paludi. Divenuto fortezza di confine
nel conflitto tra la Repubblica di Venezia
e il Ducato di Milano, il borgo fu circondato
da solide mura, mentre robuste catene stese
attraverso il corso d’acqua impedivano il
transito di imbarcazioni nemiche. Nel Cinquecento,
con il diffondersi delle armi da fuoco, l’intera
fortezza di Pizzighettone venne trasformata:
si abolirono le torri, divenute troppo vulnerabili,
le mura furono abbassate e rese più robuste,
con terrapieni e baluardi che si estendevano
in profondità nella campagna; fossati sempre
più ampi, trincee, casematte, impedivano
al nemico di avvicinarsi. Ancor più imponenti
furono le difese innalzate per difendere
Gera, con grandi baluardi e due mezzelune.
Nonostante ciò agli inizi del ’700, dopo
un assedio durato ventitré giorni, un’armata
austro-sarda sconfisse la guarnigione spagnola.
Non è difficile per il turista imbattersi
in tracce di questi lontani scontri: palle
di granito sparate dai mortai sono ancora
incastrate tra i mattoni della Torre del
Guado. Il recente recupero di spazi occupati
dall’esercito e gli interventi di sistemazione
offrono un interessante itinerario che si
snoda tra le potenti cortine che furono rafforzate
dagli austriaci, fino a raggiungere in alcuni
punti uno spessore di quasi quattro metri.
Uno degli aspetti più singolari e unici della
fortezza è costituito dalle casematte: decine
e decine di vani con robuste volte a botte,
coperte da terrapieni utilizzati un tempo
come alloggi per la guarnigione e depositi,
che vennero poi trasformati in carcere, smantellato
solo nel 1954. Nel secolo scorso Pizzighettone
subì varie trasformazioni. L’atto ultimo
fu la sconfitta degli austriaci tra i campi
di Solferino: la piazzaforte divenne uno
dei più importanti baluardi dell’esercito
piemontese contro il nemico che occupava
tutto il Veneto. Furono aggiunti altri bastioni
e trincee: sarebbero serviti a respingere
eventuali attacchi, oppure a fornire adeguata
protezione alle truppe del neonato regno
d’Italia che si teneva pronto a battersi
ancora con gli austriaci. Sconfitti definitivamente
questi ultimi, la fortezza venne poco a poco
smantellata: restò l’utilizzo di spazi militari
con depositi e fu pure mantenuto il carcere,
che vi era stato istallato nel 1782.»
Le Mura
«Pizzighettone presenta l'unica cerchia di
mura pressoché integra in provincia di Cremona
ed una delle più imponenti tra quante sono
sopravvissute in Lombardia. Raro esempio
d'architettura militare, concepito agli inizi
del Rinascimento e continuamente perfezionato,
modificato nella successione dei camminamenti
interni, esterni o sotterranei, nell'articolata
composizione dei volumi murari come nella
localizzazione delle porte d'accesso o del
Rivellino, costituisce uno straordinario
documento storico ed un'indubbia attrattiva
turistica.»
Breve cronologia
1133: primo fortilizio circondato da fossato
e doppia palizzata in legno attorno al borgo.
1370: la prima cerchia di mattoni, circondata
da fossato e munita di quattro porte, su
disegno di Raffaele Trabucco, ordinata dai
Visconti
1404: costruzione del Rivellino per volere
di Cabrino Fondulo
1450 cca: potenziamento della cinta fortificata,
sotto la direzione di Guiniforte Solari,
ordinato dagli Sforza
1585: "riforma" della struttura
attuata dagli spagnoli, su progetto dell'architetto
bolognese Pellegrino Pellegrini; nuova cinta
muraria con bastioni (escluso il lato verso
il fiume) che ingloba quella preesistente
1707-1859: deciso da Carlo VI d'Asburgo,
demolizione della cosiddetta "Gera Lodigiana"
e dell'antica chiesa di San Pietro in Pirolo,
poi riedificata all'interno delle mura
1780 in poi: con Giuseppe Il parziale smantellamento
della fortezza che prosegue, dopo la parentesi
Napoleonica, durante la Restaurazione, con
la smilitarizzazione e poi con la demolizione.
Il Torrione o «Torre del Guado»
«Torre del Guado. Il nome risale a secoli
or sono, quando in questo punto la corrente
dell’Adda poteva essere attraversata senza
tanti rischi.
Oggi invece a Pizzighettone c’è un ponte
che, a conferma dell’importanza e del significato
che un tempo un’opera come questa assumeva,
è contraddistinto alle estremità da monumentali
cippi sormontati da leoni in pietra. Su una
lapide è indicato il giorno dell’inaugurazione,
il 5 maggio del 1921. L’Italia, uscita vittoriosa
dalla Grande Guerra, grondava di riferimenti
patriottici. E il ponte fu intitolato a Trento
e Trieste.
Il fiume adesso scorre lento alla base dei
pilastri, che non sono però quelli originali.
Oltre vent’anni fa, a causa di irresponsabili
escavazioni di sabbia, i piloni cedettero
e il ponte crollò nella parte centrale. Fu
l’ultima peripezia di un manufatto la cui
presenza segnò la storia di Pizzighettone.
In origine il fiume veniva superato grazie
a un traghetto. Lo sostituì un ponte in barche,
che nel 1758 lasciò il posto a uno di legno;
i militari che lo tenevano sotto controllo
vi esercitavano anche un diritto di pedaggio,
il che accentuava il valore strategico di
questo importante passaggio. Un secolo più
tardi i piemontesi, sconfitti a Custoza,
distrussero il ponte cercando di rallentare
l’avanzata delle truppe austriache. Gli austriaci
lo ricostruirono e il manufatto resistette
fino alla vigilia della prima guerra mondiale.»
Gruppo Volontari Mura e la «rinascita del
Rivellino»
«Fino a qualche anno fa, l’intera piazzaforte
era abbandonata e lo spazio esterno, compresi
fossato, spalto e mura, soggetti a servitù
militare, erano coperti da una fittissima
vegetazione. L’intervento di volontari, attraverso
il Gruppo Volontari Mura, in collaborazione
con l’amministrazione comunale e la Soprintendenza
ai beni ambientali e architettonici, ha consentito
il recupero di questo interessantissimo settore
della fortezza.
Con la sua robusta struttura, il rivellino
proteggeva la porta Cremona Vecchia, che
era uno dei punti deboli dell’intera fortificazione.
Costruito come un piccolo forte a sé stante,
si presenta all’esterno con un solido impianto
curvilineo nel quale sono ricavate le feritoie
dei cannoni. Formato da sette casematte,
il rivellino presenta all’interno una serie
di suggestivi ambienti ed è considerato un
capolavoro di ingegneria militare. La ripulitura
dai rovi e dagli alberi di robinia, la rimozione
di strati di fango dal fossato, la messa
in sicurezza della struttura hanno consentito
la valorizzazione dell’intero tratto di mura
che arriva fino all’Adda e che comprende
la parte più interessante dell’antico borgo,
sulla quale svetta la chiesa di San Bassiano.
L’opera dei volontari ha portato al recupero
anche del settore nord-est del forte, le
cui mura erano soffocate da una vegetazione
intricatissima. Al punto che gli stessi abitanti
di Pizzighettone ne ignoravano ormai l’esistenza.»
La memoria del Re Francesco I di Valois
Il Torrione è il monumento che nel tempo
è assurto a simbolo di Pizzighettone. Dalla
completa distruzione, insieme a molte altre
parti del castello e delle mura, l’aveva
salvato forse un episodio della sua storia
che pare impregnato nei mattoni della merlata
torre: la prigionia del Re Francesco I di
Valois nella stanza del terzo piano. «Tutto
è perduto, fuorché l’onore - così scrisse
alla madre l’illustre prigioniero che nella
torre veniva trattato con tutti i riguardi.»
«Francesco I di Valois (1494-1547) – che
appare in un dipinto di Tiziano «alto, bruno,
atletico, con un volto astuto e intelligente»
- nel 1515 divenne re di Francia succedendo
al suocero Luigi XII. Combatté per lunghi
anni contro Carlo V per il predominio in
Italia e in particolare per la riconquista
del Milanese, e gli fu antagonista anche
nel tentativo di succedere a Massimiliano
d'Asburgo come Imperatore di Germania: titolo
e dignità che furono invece attribuiti al
re spagnolo. Contro questi, nel 1521 Francesco
I iniziò una lunga guerra che, salvo intervalli
di tregue precarie, durò per tutta la sua
vita. Nell'eterna contesa contro il rivale,
con fare spregiudicato arrivò a sobillare
contro di lui e favorire i protestanti in
Germania, che in Francia, invece, perseguitava
(gli Ugonotti); cercò di sfruttare il malcontento
dei prìncipi italiani e tedeschi contro Carlo,
e nell'intento di danneggiarlo giunse persino
ad allearsi con i Turchi. Alla fine perse
definitivamente la contesa contro la soverchiante
preponderanza della "monarchia universale"
del ben più fortunato imperatore austro-ispanico.»
«La guerra tra l'Imperatore Carlo V e il
sovrano francese, scoppiata nel 1521, era
già costata a quest'ultimo la perdita del
Ducato di Milano. Francesco, volendosi riprendere
quanto perso, scese in Italia alla testa
del suo esercito e riconquistò Milano senza
combattere. Decise poi di impadronirsi di
Pavia e la cinse di assedio alla fine di
ottobre del 1524, con un esercito di circa
trentamila uomini. Pavia resistette dando
così tempo all'esercito di Carlo V di riorganizzarsi
e giungere il 5 febbraio 1525 in vista della
città.
Il 24 Febbraio i due eserciti si scontrarono
e le fasi iniziali dello scontro furono favorevoli
ai francesi. Ma poi i nemici presero il sopravvento
e Francesco I venne catturato dopo una disperata
resistenza. Secondo la tradizione, egli sarebbe
stato prima medicato delle ferite e poi rifocillato
da dei contadini con una zuppa di pane, resa
più nutriente dall'aggiunta di due uova.
Un piatto che verrà poi chiamata "zuppa
pavese" in memoria della battaglia di
Pavia.»
Chiesa parrocchiale di San Bassiano
Fondata verso la metà del scolo XII, la chiesa
conserva i segni dell’antica costruzione
nella facciata come nel resto della struttura
muraria, nelle quali possiamo però osservare
anche le modificazioni apportate in altre
epoche (per esempio lo splendido rosone quattrocentesco
della facciata).
Nelle sue tre navate la chiesa custodisce
veri tesori dell’arte: una Crocifissione
affrescata da Bernardino Campi, formelle
marmoree raffiguranti l'Annunciazione, la
Natività e l'Adorazione dei Magi, capolavori
della scultura del Trecento lombardo.
Il tabernacolo della chiesa, eretta in Collegiata
a partire dal 1530, destinato a contenere
la reliquia della Sacra Spina, è attribuito
ad uno scultore cremonese influenzato dai
modi di Gaspare Pedoni e di Gian Cristoforo
Romano. Nella cappella del Crocifisso l’affresco
della Vergine Annunciata, è opera di un ignoto
pittore quattrocentesco. Sono invece di Bernardino
Campi l'affresco della cappella di S. Giuseppe,
raffigurante la Decollazione del Battista,
e i medaglioni con le figure dei profeti
nella navata Centrale.
Palazzo Comunale
Di fronte alla chiesa si erge l'antica Domus
Comunitatis, in cui si ritrovano tutti gli
elementi caratteristici dell'architettura
tardo-gotica, già rivestiti di una grazia
rinascimentale.
Chiesa di San Rocco, a Gera
Il campanile è il più antico del paese. Nella
chiesa «sono custodite stupende tele: la
pala absidale, attribuita al Massarotti,
una Natività, assegnata a Bernardino Gatti
e, soprattutto, collocate entro cornici lignee
dorate attribuite al Bertesi e alla sua bottega,
la pala del Malosso con la Madonna e Santi
e quella con l'Arcangelo Michele e Santi,
fortemente evocatrice del fare pittorico
di Roberto de Longe».
Museo Civico di Pizzighettone
«Fondato nel 1907 sulla base di una donazione
di oggetti d'arte di Vincenzo Favenza, il
Museo ha sede nel Palazzo del Quartiere Fino
e vanta una notevole collezione di armi storiche
e di oggetti legati all'arte militare. Da
notare un prezioso esemplare di daga cinquedea,
protezione difensiva, come una rara celata
del XIV, dove la protezione per il naso è
incernierata al frontale, ed infine armi
da fuoco, in gran parte archibugi, od armi
ad avancarica. Inoltre sono presenti reperti
archeologici, dall'età preistorica fino all'età
romana, con epigrafi, terrecotte, anfore
romane, oggetti d'uso, piroghe antiche. Segnaliamo
parti dell'apparato scheletrico di proboscidati,
soprattutto di Mammuthus primigenius, progenitore
degli attuali elefanti, vissuto nel Pleistocene
Superiore (35.000 - 10.000 anni fa circa).»
Il parroco Gian Giacomo Capelli
Del parroco Gian Giacomo Capelli scrive Giuseppe
Grossi in Memorie Storiche di Pizzighettone
( Codogno 1920) dal quale abbiamo tratto
questo brano: “Il 2 settembre 1509 Antonio
Capelli presentò alla magnifica Comunità
di Pizzighettone una lettera di papa Giulio
II colla quale veniva onorato il di lui figlio
Gian Giacomo alla prevostura della nostra
parrocchia di S. Bassano. Dopo lunga discussione
sulla novità del procedimento, fu dal Comune
(1) confermata la nomina a parroco del reverendo
Gian Giacomo Capelli.
Questo sacerdote fu certo tra coloro che
onorarono grandemente il nostro paese. Nato
a Maleo nel 1484, si dedicò con grande amore
agli studi e ricevette un’educazione accuratissima,che
gli valse la stima e l’amicizia dei piu’
illustri letterati e scienziati dell’epoca.
Il re Francesco I, qui prigioniero nella
rocca, trovò sollievo nella conversazione
famigliare dell’illustre prelato, lo onorò
di sua confidenza e tornato libero in Francia,chiamò
il Capelli alla sua Corte elevandolo al grado
di elemosiniere privato”.
(1) Le nomine dei parroci erano sempre riservate
come di diritto al Comune e questa procedura
apparve alquanto strana.
Le Cascine
Le molte cascine che circondano Pizzighettone
sono piu’ di una cinquantina. Le tre piu’
significative sono:
· Guarnera. Cascina Castello. E’ un esempio
di cascina fortificata del quattro-cinquecento
con doppia corte e torre.
· Ceradello. Cascina Lavoro. Tipica cascina
lombarda a corte chiusa. Si hanno notizie
della cascina fin dal 1447 tramite un verbale
comunale dove risulta istituito un posto
di guardia in località Ceradelli.
· Palazzo. Cascina Palazzo. La villa in essa
contenuta fu costruita per volontà della
famiglia spagnola dei Salazar, nella seconda
metà del XVII secolo.
Il Territorio
Pizzighettone (C.A.P. 26026) dista 21 chilometri
da Cremona, capoluogo della omonima provincia
cui il comune appartiene.
Pizzighettone conta 6.766 abitanti (Pizzighettonesi)
e ha una superficie di 32,0 chilometri quadrati
per una densità abitativa di 211,44 abitanti
per chilometro quadrato. Sorge a 46 metri
sopra il livello del mare.
Cenni anagrafici: Il comune di Pizzighettone
ha fatto registrare nel censimento del 1991
una popolazione pari a 6.962 abitanti. Nel
censimento del 2001 ha fatto registrare una
popolazione pari a 6.766 abitanti, mostrando
quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione
percentuale di abitanti pari al -2,82%.
Gli abitanti sono distribuiti in 2.735 nuclei
familiari con una media per nucleo familiare
di 2,47 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune
risulta compreso tra i 39 e i 62 metri sul
livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta
essere pari a 23 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere
sul territorio del comune 149 attività industriali
con 1.386 addetti pari al 60,29% della forza
lavoro occupata, 107 attività di servizio
con 250 addetti pari al 4,65% della forza
lavoro occupata, altre 145 attività di servizio
con 476 addetti pari al 10,87% della forza
lavoro occupata e 42 attività amministrative
con 242 addetti pari al 6,31% della forza
lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 2.299
individui, pari al 33,98% del numero complessivo
di abitanti del comune.
I Sindaci di Pizzighettone dal dopoguerra
ad oggi.
I Sindaci censiti dal dopoguerra ( 1945 )
ad oggi sono dodici così censiti:
1. ing. Giuseppe Sini
2. dr. Gaspare Cerioli
3. p.i. Alessandro Rebecchi
4. cav. Andrea Brunati
5. prof .Giusto Corbani
6. arch. Flavio Tommasoni ( dal settembre
1975 al giugno 1985)
7. Stefano Parmigiani ( dal luglio 1985 al
luglio 1990)
dal luglio 1990 al gennaio 1991 il Comune
è stato commissariato
8. on.le Mario Bardelli ( dal gennaio 1991
all’agosto 1992)
9. dr .Francesco Battaglino ( dall’ottobre
1992 all’ottobre 1995)
10. p.a. Fiorenzo Barili ( dal novembre 1995
al maggio 1997)
11. Emilio Gradini (dal maggio 1997 al maggio
2001)
12. Pieantonio Ventura ( dal maggio 2001
ag oggi)
L’Amministrazione.
Il municipio è sito in Via Municipio 10,
tel. 0372-730166 fax. 0372-745209:l'indirizzo
di posta elettronica è comune. pizzighettone@tin.it
Gli Amministratori del Comune di PIZZIGHETTONE
Sindaco (eletto nel 2001): VENTURA PIERANTONIO
La Giunta:BARILI SERGIO
COGROSSI FRANCESCO
LENA ITALO
PINOTTI GIANLUCA
Il Consiglio:
BERNOCCHI LUIGI
DELLA TORRE ANTONIO
DRAGONI LIBERO
FRIGOLI GIANCARLO
FRIGOLI ANGELO
LOSI FABRIZIO
MICHELI ANNA MARIA
MOGGI FRANCESCO
MOLA ERMINIO
PESENTI FULVIO FRANCESCO
RIVA FABIO
ROVEDA GIULIO
SBARUFFATI MARCO
Curiosità
18^ Edizione Tre giorni in Piazza
12-13-14 Maggio 2006
Casematte di via Boneschi
Ritorna a Maggio la classica manifestazione
Pizzighettonese che ha visto nel 2005 oltre
120 espositori nei vari settori Arte, Commercio,
Artigianato, Folclore
Per informazioni:
"Pizzighettone Fiere dell'Adda"
- Tel. 03727382224
Comune Tel. 03727382212
Irma Domenica Dioli
Assessora alla partecipazione, pace, cooperazione
internazionale, Idroscalo, sport e tempo
libero, politiche giovanili alla Provincia
di Milano.
E' nata a Pizzighettone (CR) nel 1956.
Diploma di Tecnica Commerciale e diploma
di laurea di Assistente Sociale. Impiegata
al Comune di Milano.
Ha alle spalle una lunga militanza politica
e sociale ed esperienza istituzionale.
Consigliere Comunale a Locate Triulzi dal
1985 al 1995, fino al 1991 per Democrazia
Proletaria e successivamente per Rifondazione
Comunista.
Consigliere Provinciale (Capogruppo) del
PRC in Provincia di Milano dal 1999 al 2004.
Assessore all’Edilizia pubblica e privata,
Lavori Pubblici, Ambiente, Pari opportunità
nel Comune di Locate Triulzi dal 1999 al
2002.
Vice Presidente nel Consiglio Direttivo del
Consorzio Risanamento Acque del Basso Lambro
dal 1996 al 1999.
Componente del Collegio Sindacale di una
cooperativa sociale dal 1996 al 1999.
Regata storica
Il re Francesco I di Valois, sconfitto a
Pavia nel 1525 dall'imperatore Carlo V di
Spagna, fu portato a Pizzighettone e imprigionato
sul torriore tuttora esistente sulla riva
dell'Adda. Oggi si svolge sul fiume una regata
di imbarcazioni con personaggi in costume;
spettacoli di sbandieratori, balli e musiche
d'epoca.
Ricorrenza annuale
Seconda metà Giugno
Ultimo sabato e domenica di giugno
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· materiale raccolto ed ordinato da Gian
Carlo Storti
· Cremona,marzo 2006
Si ringrazia la Biblioteca di Pizzighettone
per la preziosa collaborazione.
 
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