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15 Settembre, 2002
Un caro saluto da Colorno
Massimo Negri (Casalmaggiore): «Un' idea in più per i lettori»

Cari amici di Welfare Cremona,

per fortuna, nella vita, vi sono dei luoghi d' elezione che, al pari del luogo natio, ci entrano nel cuore. Uno di questi, per me, è Colorno (PR). Lo è, non tanto e non solo per essere un grazioso borgo noto alla storia come "La Versailles dei Farnese", quanto piuttosto perché la sua vita culturale è animata, soprattutto, da un libraio, Alberto Panciroli, già nella leggenda locale. E' un signore anziano, col bastone. Siamo amici, lui mi dà del tu, ma io, anche se lui si arrabbia, seguito a dargli del lei. Un po' per l' età e un po' per il riverente rispetto che porto a una persona che pare svolgere il suo mestiere col fine di educare gli altri al piacere dei libri e della loro pubblica discussione. Ex-barbiere, appassionato della musica di Giuseppe Verdi - con cui faceva barba e capelli ai suoi clienti - è divenuto nel 1975 libraio e operatore culturale. Organizza, infatti, numerose presentazioni di libri con autori di vario rango e su argomenti diversi attirando un discreto pubblico. Pure io, che abito a 10 km da Colorno, ogni tanto colgo l' opportunità e gliene sarò per sempre grato.

A mo' di esempio, descrivo ora l' esperienza che ho vissuto domenica 11 dicembre 2005 quando, alle ore 10, nella Sala Delle Capriate della Reggia, Giancarlo Caselli ha presentato il libro, scritto con Livio Pepino, "A un cittadino che non crede nella giustizia" (Ed. Laterza). Ha presieduto l' incontro il sindaco Stefano Gelati e fra i relatori spiccavano i nomi del professor Gustavo Ghidini, presidente dell'Associazione U.p.t. (Uguale per Tutti) e del redattore del quotidiano La Repubblica Mauro Alberto Mori. Arrivato in sala vedo Emilia, un' amica, e mi siedo al suo fianco. Subito dice: "non potevamo mancare". Rispondo: "non potevamo". Poi aggiungo: "Se oggi ci ritroviamo a questi convegni forse vuol dire che la nostra cara maestra Contesini ha seminato bene. E' bello riscoprire, anche se ci si è persi un po' di vista per alcuni anni, che le prime autentiche amicizie danno ancora i loro frutti. Vale per noi due e per i rapporti che abbiamo con Giuseppe e Giovanni (altri due compagni delle scuole elementari)". Sono le onde magiche di un sentimento, l' amicizia, che colora la vita.

Ritorno all' evento col dr. Caselli per dire che non è questa la sede per riportare gli appunti. Mi limito quindi a qualche cenno a partire da una nota di stile. E' la prima volta che vedo l' attuale procuratore generale di Torino "dal vivo" e già dal modo in cui ringrazia il numeroso pubblico traggo la conferma di una eleganza misurata, coerente con le sue radici piemontesi. Il suo discorso, poi, corre sul filo di una sobria concretezza. Ci sono, anzitutto, i numeri della dura realtà. L' amministrazione della giustizia soffre di vistose carenze di mezzi e di organico. E' come un' officina che operi con dei torchi obsoleti e con circa il 70 per cento della forza lavoro necessaria. L' officina finisce fuori mercato, la giustizia non funziona bene, con danno del cittadino. Morale: la giustizia del nostro paese è un malato grave ma ancora curabile. Il fine del libro è proprio quello di infondere, nonostante tutto, un ragionevole grado di fiducia. Anche l' Italia può farcela a rientrare nel novero dei paesi civili dove la giustizia è uguale per tutti ed è esercitata nel nome del popolo senza che i suoi rappresentanti politici cerchino di sostituirsi ai giudici o ne limitino l' autonomia e l' indipendenza. Cos' è, in sintesi, una democrazia liberale se non un delicato equilibrio di poteri distinti che reciprocamente si rispettano, dove ognuno è limite dell'altro? Prima di terminare la relazione Caselli ricorda il suo maestro Alessandro Galante Garrone e, d'emblée, mi ritrovo nel libro "Il mite giacobino" (Ed. Donzelli), lieve biografia, in conversazione con Paolo Borgna, di un fulgido esempio di rigore morale e professionale.

Uscito dal convegno sosto un attimo nella piazza del paese e ammiro i portici, i caffè, i negozi, le abitazioni che, insieme, ne formano il lato concavo. Mi scatta l' idea di spedire due cartoline. Una a Flavio, amico fraterno, e una al professor Gianfranco Pasquino, un faro della scienza politica che ho la buona ventura di conoscere. Mi reco pertanto in tabaccheria. Scelgo due cartoline fotografia del Palazzo Ducale (sec. XVII) visto dal parco-giardino. Poi faccio tappa al bar "Illy" dove ordino un succo di frutta e mi accomodo al tavolino. Un rito, lo confesso, assai gradito. Presa la penna scrivo i nomi dei destinatari, le vie, i numeri civici e le due città, Torino e Bologna e rifletto sul fatto che le idee viaggiano su assi speciali e si nutrono della molteplicità dei mezzi coi quali le manifestiamo. Infine, penso a una dedica comune che, per esigenza narrativa, trascrivo: "Questa mattina il mitico libraio Panciroli ci ha onorato della presenza di Giancarlo Caselli autore, con Livio Pepino, del libro "A un cittadino che non crede nella giustizia". L' editore Laterza, in prima istanza, propose il titolo "Lettera al Presidente del Consiglio sui mali della giustizia". Dopo averci riflettuto gli autori rifiutarono l' ipotesi perché "Berlusconi passa ma il cittadino resta".

E con tale "mite" augurio passo a un caro saluto".

Esco dal bar e imbuco le cartoline. Sono le tredici. A casa mi aspettano per il pranzo ma la giornata, benché fredda, è soleggiata e invita a una passeggiata nel parco-giardino. Si coglie l' impronta francese, l' ordine geometrico degli spazi. La fontana, nel mezzo, data la stagione, è spenta ma perde poco del suo fascino. Annoto. Il libraio Panciroli, il magistrato Caselli, il professor Pasquino, le amicizie di Emilia e Flavio. Stamattina ho vissuto un momento formativo in una nuvola di affetti, quasi una definizione di felicità. Rallento i passi quasi a contenere l' emozione. Mi fermo. Penso allora a come, nel tempo, la scrittura si è andata affiancando alla lettura arricchendomi interiormente. Com' è lontana, ormai, la prima lettera a Luisella, compagna di banco alle superiori. Sono venute poi le missive agli amici, a Flavio in particolare. Una fatale attrazione reciproca, da grafomani allo stato puro. Abbiamo iniziato sul finire dell' università, agli inizi degli anni 80 e, da allora, non si è mai interrotto il flusso delle lettere postali ed elettroniche. Ricordo, una volta, di avergli detto: "alla peggiore, da anziani, allestiremo un archivio. Per noi un luogo di memorie, per altri, almeno, un'occasione di divertimento". Oggi rischio l' iperbole e faccio un paragone. C' è un quadro del pittore olandese Jan Vermeer che ha per titolo "La lettrice" ed è esposto alla "Gemaldegalerie" di Dresda. Ritrae una ragazza in piedi intenta a leggere una lettera. Traspare una lieve emozione dal suo viso illuminato dalla luce che filtra dalla finestra aperta. Nel carteggio con l' amico, invece, la luce è data dagli allegati. Sono perlopiù articoli di giornali o qualche pagina di un libro. Sono le nostre fonti culturali, di esse dibattiamo aperti al caso che le idee, talvolta, anziché chiarirsi utilmente si riconfondono. Tale scambio concorre, assieme ad altre esperienze, a farci toccare con mano il principio secondo il quale non si finisce mai d' imparare e a dar ragione a un vecchio precetto di Rosa Luxembourg: "c' è molto da fare, ma soprattutto molto da studiare".

Alla corrispondenza con Flavio si sono unite, nel tempo, la parentesi positiva di un viaggio con il newsgroup "Odissea" e la collaborazione con le due riviste on line www.caffeeuropa.it e www.welfarecremona.it che ringrazio per l' ospitalità. I miei sono contributi occasionali, legati all' ispirazione di un momento ma che provano l' evoluzione di un percorso nel quale sono vieppiù rapito dai concetti e dalle parole. Una volta ho definito Luisella "un modello di precisione in una torta di mele". Sfornata, lasciata intiepidire e accompagnata da una pallina di gelato alla nocciola è una delizia resa, nel nostro caso, più dolce dal ricordo della sua scoperta in un viaggio londinese. Da Colorno, forse, un' idea in più per i lettori.

Cordiali saluti

Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)

 


       



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