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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Tonani Deo, la sua morte in val di Susa di Kiro Fogliazza
Sessantun'anni sembrano molti e molto lontani, ma per chi ha vissuto quei tempi sembrano avvenimenti capitati oggi.

29 marzo, sessant’un anni fa
La morte di Pucci e Deo Tonani in Valle di Susa nel ricordo di Enrico «Kiro» Fogliazza
Prego voler pubblicare questo ricordo, dolce e straziante nello stesso tempo.
Grazie, Enrico Kiro Fogliazza

***

*Sessantun'anni sembrano molti e molto lontani, ma per chi ha vissuto quei tempi sembrano avvenimenti capitati oggi.
Nella zona Prà dù Col tra Rubiana e Monpelato in bassa Valle di Susa il 29 marzo 1945 é giornata convulsa e drammatica.
Alle 6,15 del mattino una pattuglia partigiana del Comando di brigata lancia l'allarme per un improvviso rastrellamento che tedeschi e brigate nere stanno sviluppando nella zona. Sono ormai vicini alle sedi dei distaccamenti, tra cui anche quella del Comando ove si trovano, oltre che Gim e Romualdo, il Comandante Deo e il vice Comandante Pucci (Deo Tonani e Sergio Rapuzzi entrambi di Cremona).
Si improvvisa una linea di difesa mettendo in azione il mitragliatore 7,7 mm ed alcuni uomini con parabellum e fucili. La sparatoria é furibonda e convulsa. Le formazioni nemiche sono numerose e fortemente armate: sono alla ricerca di una rivincita sugli scontri avvenuti il 22 e il 23 marzo.
Durante la sparatoria Pucci viene colpito a morte e Deo, vista la scena, si scaraventa su Pucci, il suo Vice Comandante, per cercare di portarlo in salvo.
Al terzo tentativo, chino su Pucci, anche Deo viene colpito da pallottota esplosiva alla natica con una uscita squarciante. Gim riesce a nascondere il ferito dietro una catasta di fascine di legna. Gim, preso dai tedeschi, viene poi fatto prigioniero mentre Romualdo, Gino, Zini, Michele - presi - verranno poi massacrati. Il resto delle formazioni é costretta a ritirarsi in ordine sparso, anche perché la mitragliera 7,7mm si inceppa senza possibilità di rimedio perché sotto tiro della intensa sparatoria del nemico agguerritissimo.
Il Comandante Deo viene portato in una baita vicina, ancora vivo ma in uno stato di gravità estrema. Arriva il parroco Don Evasio Lavagno, grande estimatore di Deo e di tutto il movimento partigiano, accompagnato dal Prof. Chiò, farmacista torinese sfollato a Rubiana e da Attilio Badone amico dei partigiani, industriale di pellame.
Io sono alla Madonna della Bassa, mi ci sono recato per un appuntamento programmato con Deo e gli altri comandanti, per esaminare la situazione che si é andata notevolmente aggravando sia in montagna che in pianura.
Ho sentito la sparatoria, ma sono convinto che Deo sia in altra zona, su al monte Civrari. Alcuni contadini in fuga mi confermano invece la notizia del ferimento del nostro Comandante. Mi precipito in casa parrocchiale, dove la mamma di don Evasio mi informa che Pucci é morto assieme ad altri e Deo é gravemente ferito. Arrivo trafelato alla baita in tempo per vedere Deo e parlargli. E' in agonia. Dopo alcuni minuti muore. E' il Venerdì Santo del 1945. I partigiani sopravvissuti imprecano per la gravissima perdita. Le donne numerose di Favella e delle borgate vicine iniziano, assieme al parroco, una preghiera, piangenti. I corpi straziati dei morti - coperti da vecchie trapunte che perdono ovatta da tutte le parti, (ma é quel poco che ci può offrire l'animo generoso dei montanari) - vengono coricati su scale a pioli e legati per facilitarne il trasporto a spalle. Tra rupi e sentieri si arriva al cimitero di Favella, mentre Deo viene portato a Monpellato, ove ci attende la madre, avvisata dal parroco.
La scena é terribile, indimenticabile: la montagna verdeggia, il sole é mite e dirotto é il pianto per quel giovane cremonese, stimato e ben voluto da tutti, che tanto ha dato per la libertà del nostro Paese.
cremona 29 marzo 2006

Tonani Amedeo (Deo), Comandante la 17” Brigata Garibaldi “F. Cima”, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nato a Cremona il 18.11.1923. Perito agrario. Gli è stata intitolata la via in cui era residente a Cremona.

“Giovane partigiano già provato in numerosi combattimenti e brillantemente distintosi per capacità di animatore e di comandante per decisione e per coraggio, in grave situazione di combattimento, visto cadere il suo vice comandante, si lanciava per trarlo in salvo. Ferito gravemente, persisteva più volte nel tentativo sino a che si abbatteva esausto, spegnendosi poche ore dopo. Esempio di coraggio e di generoso cameratismo.”

Favella, Valle di Susa, 29 marzo 1945.

 


       



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