15 Settembre, 2002
Acquanegra Cremonese, paludi e foreste.
A poca distanza l’Adda raggiunge l’alveo del Po. Testimonianze e leggende del “lago Cerando” o Gerundo.
Acquanegra Cremonese, paludi e foreste
Paludi e foreste. A poca distanza l’Adda
raggiunge l’alveo del Po. Testimonianze e
leggende del “lago Cerando” o Gerundo. È
in questo scenario di acquitrini che sorge
il borgo di Acquanegra, attorno all’anno
600. Quanto alle leggende, ha il fascino
“magico” quella narrata dal Bresciano, secondo
la quale quell’antico borgo avrebbe cambiato
il nome Martorello in Acqua Negrae «a causa
di un maleficio che per tre giorni intorbidò
le acque del fossato della rocca del signore
del luogo».
Sul finire del millennio (999) una certezza:
Castrum Acquanigrae appare nella documentazione
scritta.
Poi arrivano i secoli che lasciano memoria
di sé attraverso le lotte combattute; tra
milanesi e cremonesi (ed è memorabile la
sconfitta del 1228 che vide distrutto anche
il fortilizio), tra Ghibellini e Guelfi (e
Acquanegra passò dalla parte Ghibellina (i
Pallavicino) a quella Guelfa (i Cavalcabò),
e tra Signori (“lotta” meno cruenta, certo)
quali furono la famiglia Bovara, Fondulo
e Benzone. Di quest’ultima, almeno, si conserva
la memoria nel nome di una cosa costruita:
il canale d’irrigazione Benzona.
Molti centri rurali ebbero il loro sviluppo
economico contrassegnato dall’attività (anche
di bonifica) degli ordini religiosi. A lungo
si era cercato, ad Acquanegra, l’ubicazione
di un convento dei Carmelitani Calzati, da
momento che in tutto il ‘500 è documentata
la loro gestione della parrocchia. Lo si
presumeva nella posizione dell’attuale cascina
Vernazzuola. Ma in quel sito tracce oggettive
di un convento non ve ne sono; è verosimile,
piuttosto, che lì – è il punto più alto del
territorio – poteva trovarsi il “Castello”,
la fortificazione.
La fine delle lotte tra signorie non è l’inizio
della pace ma l’inizio delle guerre tra regni
e imperi. Ed è così che la storia di Acquanegra
viene segnata dal dominio spagnolo poi degli
Asburgo d’Austria; ed è così che viene distrutta
la documentazione della sua storia, in un
saccheggio – atto “ordinario” di quel tempo
(1648).
Amari risvolti della storia. Resta indietro,
un paese lontano dalle vie di comunicazione
che man mano rivestono sempre più grande
importanza nello sviluppo economico. Ma un
piccolo centro come Acquanegra che si trova
lungo un importante linea di collegamento
(in questo caso la “statale” tra Cremona
Milano e Pavia che risale al periodo Napoleonico)
dalla sua posizione “strategica” spesso ricavava
una fortuna altalenante, determinata da forze
ed interessi altrove risiedenti. Com’è vero
che la forza della comunità – ed è così ad
Acquanegra – nel lungo corso della storia
ha spesso saputo imprimere la cifra della
coesione e dello sviluppo, a “misura d’uomo”.
Fengo
Entrata nella storia dell’Italia unita come
comune ma presto, nel 1867, “declassata”
in frazione, Fengo concentra molti aspetti
di grande rilevanza nella sua “piccola” storia.
Ad iniziare dal toponimo stesso, uno di quelli
che più chiaramente conservano la memoria
dei tempi longobardi. Da una radice che indica
“terra” (ingen) nasce il nome che nel 990
appare nella forma Arifingo ed è il nome
di un capofamiglia longobardo.
Fengo che resta al centro di un triangolo
segnato da centri più popolosi e collocati
lungo le vie importanti – benché secondarie
– di comunicazione, dal punto di vista della
proprietà terriera rappresenta e testimonia
una eccezionale configurazione, in mezzo
ad un tessuto agrario a lungo caratterizzato
dalla grande proprietà fondiaria. Qui troviamo
molte piccole e medie proprietà, risalenti
ad un tipo di contratto agrario d’epoca medioevale
(“livello”), circondate dalle grandi aziende
delle famiglie nobili del Cremonese, nel
Settecento i Belgioioso, gli Aglio Dolce,
i Grotti. Sono presenti anche le proprietà
degli enti e congregazioni religiose le quali,
nell’Ottocento, passeranno di proprietà,
arricchendo ulteriormente le famiglie di
nobili origini, quando non rafforzando la
nuova borghesia terriera. Dalle parti di
Fengo si rafforzerà la famiglia Giuda.
La documentazione sulla storia dell’economia
evidenzia un aspetto poco noto, ovvero l’esistenza
nei secoli passati di risaie che oggi contraddistinguono
altre zone della Lombardia e del Piemonte.
Le aree acquitrinose, quando non lasciate
proprio a palude, anche con l’avvento delle
bonifiche e con la costruzione di canali
di irrigazione era ben adatte alla coltivazione
del riso, attività abbandonate nel corso
dell’800. Come fu, più recentemente, abbandonata
– passati i bachi di seta e le storiche filande
nel regno della memoria – anche la coltivazione
dei gelsi i cui filari a lungo avevano caratterizzato
il paesaggio agrario cremonese. Restano campi
e prati ben coltivati in funzione anche di
una zootecnia di alta tecnologia.
Territorio
Acquanegra Cremonese (C.A.P. 26020) dista
11 chilometri da Cremona, capoluogo della
omonima provincia cui il comune appartiene.
Acquanegra Cremonese conta 1.225 abitanti
(Acquanegrini) e ha una superficie di 9,2
chilometri quadrati per una densità abitativa
di 133,15 abitanti per chilometro quadrato.
Sorge a 45 metri sopra il livello del mare.
Cenni anagrafici: Il comune di Acquanegra
Cremonese ha fatto registrare nel censimento
del 1991 una popolazione pari a 1.185 abitanti.
Nel censimento del 2001 ha fatto registrare
una popolazione pari a 1.225 abitanti, mostrando
quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione
percentuale di abitanti pari al 3,38%.
Gli abitanti sono distribuiti in 487 nuclei
familiari con una media per nucleo familiare
di 2,52 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune
risulta compreso tra i 39 e i 56 metri sul
livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta
essere pari a 17 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere
sul territorio del comune 22 attività industriali
con 162 addetti pari al 51,27% della forza
lavoro occupata, 27 attività di servizio
con 55 addetti pari al 8,54% della forza
lavoro occupata, altre 23 attività di servizio
con 63 addetti pari al 17,41% della forza
lavoro occupata e 13 attività amministrative
con 65 addetti pari al 7,28% della forza
lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 316 individui,
pari al 25,80% del numero complessivo di
abitanti del comune.
Amministrazione.
Il municipio è sito in Via Stazione n.128,
tel. 0372-70003 fax. 0372-729675. L'indirizzo
di posta elettronica è comune.acquanegra.cr@libero.it.
Sindaco (eletto nel 2004): LANFREDI LUCIANO
La Giunta:CATTANEO MARIA CLARA
GUERRESCHI PARIZZI DANIO
Il Consiglio:
BELUFFI MANOLO
BERNARDI ANGELO
COLOMBI PIETRO FRANCESCO
CONTARDI ROBERTO
FERRARI ALESSIO
GAROLI MADDALENA
ROSSI PAOLO
TOSCANI ANGELO MARCELLO
VISIGALLI ELIA
ZIGLIOLI MAURA ELSA
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TRA STORIA E PRESENTE
Il centro sorge alla sinistra del fiume Adda,
nei pressi della sua confluenza n P0. Secondo
gli storici il toponimo deriverebbe da una
storia alquanto incredIbile. Un mattino dell’anno
813 l’acqua che cir condava il castello del
paese allora chiamato Marto rello, fu trovata
nera. L’evento straordinario si pro trasse
per tre giorni, al termine dei quali l’acqua
tornò ad essere limpida. Gli abitanti decisero
di utilizzare il nome “Acquanegra” proprio
per ricordare questo fat to. Le origini del
centro si possono fare risalire all’e poca
longobarda, ma la prima menzione scritta
del paese si ha grazie al “Codex Diplomaticum”
dove vie ne fatto riferimento a documenti
datati 993 e 1029. lI paese appartenne cronologicamente
ai vescovi di Cre mona e ai Buoso da Dovara,
nobili ghibellini che si opponevano ai Cavaicabò.
Altri atti che avrebbero po tuto testimoniare
la storia del comune sono purtroppo andati
distrutti nel corso di cruente battaglie
fra spa gnoli, modenesi e francesi nell’anno
1648.
La parrocchia è dedicata ai Santi Cosma e
Damiano e sorge dove in passato si trovava
un’antica chiesa dei carmelitani, demolita
nel ‘68. L’attuale chiesa conserva nella
sua sagrestia una pala d’altare del XVII
secolo. L’attuale sede del Municipio è Villa
ex Anselmi, edificata verso la fine dell’800
e simbolo dello stile mitteleuropeo. E’ caratterizzata
da tetto spiovente, grondaie decorate con
bordure in legno traforato, balconi lignei.
La parrocchia di Fengo, invece, è intitolata
a 5. Alessandro e racchiude opere pittoriche
di scuola cremonese del ‘500 e del ‘600.
La sagra cade l’ultima Domenica di Settembre.
Il patrono di Fengo è 5. Alessandro, che
viene festeggiato la seconda Domenica di
Ottobre
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§ Materiale raccolto ed organizzato da Gian
Carlo Storti
§ Cremona aprile 2006
 
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