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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Calvatone – dalle palafitte all’Oasi
La via Postumia. Nel nostro immaginario appartiene soltanto alla toponomastica di Cremona, un tempo era segno tangibile del legame tra questo territorio e l’Impero Romano

Calvatone – dalle palafitte all’Oasi

La via Postumia. Nel nostro immaginario appartiene soltanto alla toponomastica di Cremona, un tempo era segno tangibile del legame tra questo territorio e l’Impero Romano. Si era dato inizio alla sua costruzione nel 148 a.C., per iniziativa del console Spurio Postumio Albino per unire due mari collegando i porti di Genova ed Aquileia, attraversando, tra gli altri importanti centri dell’epoca, Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza.
Tra i vicus sorti nei luoghi strategici lungo questa via c’era Bedriacum, sull’altura al punto di attraversamento del fiume Oglio, alla biforcazione delle strade che proseguono a Nord-est verso Verona e a Sud-est verso Mantova, non lontano dallo snodo verso il Po e poi per la via Emilia ovvero di nuovo verso il mare. Della cittadina di Bedriacum, incrocio di vie fluviali e terrestri, terra conquistata alla natura già dai romani, Tacito scriveva: «un villaggio a circa metà strada tra Cremona e Verona, che due sconfitte [le guerre civili del 69 d.C.] hanno reso malauguratamente famoso».
In questo punto della pianura sorse – forse per mano di veterani legionari, nel sec. I d.C. – l’abitato di Calvatone, in queste lande dove la presenza dell’uomo neolitico – a meta strada tra cacciatore e agricoltore, dunque «semistanziale» – oggi è conosciuta come la cultura del Vhò di Piadena.
«La leggenda vuole che Calvatone abbia preso il nome da Caio Mario, in onore della sua vittoria sui Cimbri ottenuta tra Verona e Cremona.» E non è forse diventato il suo «emblema» la famosa «statua della Vittoria di Calvatone», rinvenuta nel 1836?
Quell’angolo della Valle padana ha una storia resa ancor più singolare dalla sua posizione tra il Cremonese, il Bresciano e il Mantovano, conteso non solo nelle “battaglie” delle signorie locali ma anche nelle vere guerre tra regni ed imperi. Troviamo Calvatone nominato per iscritto la prima volta, nel 1111, tramite il “suo” conte Alberto, «di Calvatone», appunto. A quel tempo il borgo è del territorio bresciano; è dal comune di Brescia che sarà concesso, fino all’inizio del 1400, alla famiglia Sali ai quali subentrerà il conte Carlo di Prato, ma costui lo perderà però commettendo il “reato” di parteggiare per Cremona… Seguirà poi la lunga contesa tra la Repubblica veneta e i Gonzaga in cui interviene, da arbitro – nominato da entrambe le parti – Francesco Sforza che «divise il territorio marianese in due settori: la Rocca di Calvatone, con parte della contrada, restò con i Gonzaga, il resto andò alla Repubblica di San Marco. È da allora che si aggiunse a Calvatone l’aggettivo Cremonana, per distinguerla dalla porzione presa dai veneziani».
Sorto nei pressi di una importante linea di comunicazione, Calvatone doveva aver assunto non poca importanza nell’economia della zona se alla fine del ‘400 alcuni ebrei chiedevano – e ottenevano – di aprire un banco per il prestito e il cambio di valute, e doveva aver accumulato una discreta ricchezza (e la giustificherebbero la vicinanza della dogana, il porticciolo sul fiume, una fiorente agricoltura e l’allevamento dei bachi da seta) se nel 1505 «si poteva permettere di mantenere un maestro per l’educazione dei fanciulli sull’esempio della casa gioiosa di Vittorino Da Feltre a Cremona».
Ma i «privilegi» concessi al ricco borgo sembrano non sopravvivere al secolo seguente segnato da guerre e pestilenze. Il Trattato di Vario tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano nel 1754 modifica i confini e anche la parrocchia cambia diocesi: Calvatone diventa definitivamente uno dei comuni rurali della valle padana cremonese.

La rocca di Calvatone

«Era un recinto di potenti mura, circondato da un ampio fossato, con un’alta torre di avvistamento di pianta quadrata coronata da tre merli per lato. A lato della torre si trovavano l’ingresso carraio con ponte levatoio e la posterula pedonale; a destra dell’ingresso, sotto l’arco, una lapide in marmo con leone rampante e le scritte MCCCCLXVI e IACOBUS. D. E. FRAHONO ricorda un capitano del castello che smessa l’armatura si stabilì nel paese. La data del 1466 può essere collegata a Ludovico, secondo Marchese (1444-1478) che si avvalse dell’abilità di Giovanni da Padova per dotare la rocca di Calvatone di un sistema difensivo idoneo anche a sopportare i tiri delle bombarde. La zona di muratura non interessata dalla torre era coronata da merli ghibellini, alcuni dotati di feritoie verticali mentre nella torre all’altezza dei merli suddetti, verso sinistra, si apre una feritoia orizzontale. All’interno della rocca vi erano poche abitazioni, probabilmente la residenza del comandante della guarnigione ed i locali per ospitare soldati, cavalli e forse il deposito delle derrate. la popolazione abitava all’esterno e veniva ospitata all’interno della rocca solo in caso di pericolo. Notizie sulle strutture difensive di Calvatone appaiono anche nelle lettere inviate al Marchese da Giorgione di Guastalla, altro architetto militare al servizio dei Gonzaga, in cui si parla dei lavori iniziati per rafforzare la rocca che risultava dotata di rivellino, pilastri e sostegni. Attualmente la maggior parte della rocca è stata demolita e si conservano solo la grande torre (che successivamente è stata dotata di orologio) e l’ingresso con il relativo tratto di mura.» (ww.comune.calvatone.cr.it)

Gli scavi a Sant’Andrea di Calvatone

Ora sappiamo che il vicus Bedriacum fu abitato dai romani fino al secolo V d.C. e che fu probabilmente abbandonato nel corso delle cosiddette “invasioni barbariche”. Sulla storia antica della località Sant’Andrea e del comune di Calvatone in generale, nel 1836 apriva il primo squarcio una statuetta, conosciuta come «della Vittoria di Calvatone», esposta nel 1837 nella sala delle Belle Arti di Brera, a Milano. Finirà venduto ad un museo di Berlino. Nessuno allora e solo pochi anche in seguito, tra cui un parroco di campagna, don Lucchini – e siamo già verso la fine del secolo – , avevano collegato quel reperto e tanti altri incidentalmente rinvenuti nei decenni ai noti passi del Tacito. Infatti, i primi scavi saranno disposti dalla Soprintendenza soltanto a partire dal 1957 e ripresi a distanza di trent’anni con la guida dell’ispettrice Lynn Pitcher.
Già nel 1959 si è di fronte a scoperte di grande rilievo, quando sotto il pavimento della domus romana – conosciuta come la “casa del labirinto” viene trovata una tomba risalente alla Cultura di Remedello che caratterizzava l’età del rame (III millennio a.C.) della zona tra Oglio e Chiese.
Gli scavi della fine degli anni ’80 sono una conferma della straordinaria ricchezza di reperti e la campagna Calvatone è “laureata” come una delle zone d’eccellenza della ricerca archeologica e storica.


Le Bine

Bina: “riparo, palafitta, chiusa”. Su una mappa del 1751: “cassina detta delle Bine”. Tra il dialetto e la documentazione archivistica le prime tracce per delineare morfologia e storia di una zona che oggi è nota come la riserva naturale orientata (e Sito di Importanza Comunitaria) “Le Bine”, nel Parco Oglio Sud, ente gestore dell’Oasi di protezione della fauna denominata Oglio Morto che la comprende.
A “Le Bine” non si può che avvicinarsi tenendo sempre in primo piano lo stretto rapporto tra il territorio e l’uso che l’uomo ne aveva fatto lungo i secoli. Tralasciando quella millenaria storia che già il nome bine, ovvero ‘palafitte’, deve evocare, è utile accennare al lavoro di bonifica che sin dal Medioevo molte comunità monastiche avevano portato avanti non solo nella Valle padana, come fecero nei pressi di Calvatone, nelle zone paludose dell’Oglio, i francescani minori osservanti di S. Maria. Grazie anche a questo lavoro di bonifica che le terre di questa campagna nei secoli successivi potevano essere coltivate da una agricoltura fiorente, che all’epoca conosceva ancora anche i vigneti.
È sotto il governo austriaco che inizia la massiccia regimazione delle acque. «Nel 1790-91 l’impresario di lavori pubblici Giovanni Battista Locatelli eseguiva il rettifilo del fiume Oglio, che correva a curve e svolte pericolosissime per i continui franamenti dell’argine. Così restava tutta sulla sponda destra quella parte del territorio comunale che si chiama Bine di Acquanegra la quale, posta tra l’Oglio vivo messo su un nuovo letto e l’Oglio morto, l’antico letto, è ora vicinissima a Calvatone cremonese e per tutte le ragioni le dovrebbe appartenere.»
Oggi si cerca di mettere in atto tutto quanto possa salvaguardare una delle rare testimonianze storico-naturali del territorio. Ma dall’inizio dell’800 fino a pochi decenni fa, per agevolare “evoluzione” dell’agricoltura padana – che una volta vedeva anche risaie, prati asciutti e irrigui, coltivazione di gelsi, di lino e canapa – e «per migliorare la salute pubblica» si diede corso ad un intervento di sconvolgimento idrogeologico e naturalistico di quel «luogo mefitico» fino a ridurlo ad una “oasi”.
Ed è una oasi, in qualsiasi modo vogliamo intendere la parola: la zona protetta è costituita da una lanca del fiume Oglio con specchi d’acqua, canneto e fascia alberata a salici pioppi ed ontani che è in ugual misura luogo di conservazione di specie animali e vegetali protette, “scuola a cielo aperto” (vedi il Laboratorio archeologico, lo Stagno didattico, il Giardino delle farfalle, il Tunnel dei profumi, le varie iniziative divulgative e scientifiche), e – non in ultimo posto per importanza – è anche luogo di autentica “ricreazione”.


Il Territorio oggi

Calvatone (C.A.P. 26030) dista 22 chilometri da Cremona, capoluogo della omonima provincia cui il comune appartiene.
Calvatone conta 1.248 abitanti (Calvatonesi) e ha una superficie di 13,5 chilometri quadrati per una densità abitativa di 92,44 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 29 metri sopra il livello del mare.

Cenni anagrafici: Il comune di Calvatone ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 1.304 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 1.248 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al -4,29%.
Gli abitanti sono distribuiti in 471 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,65 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso tra i 21 e i 32 metri sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 11 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del comune 6 attività industriali con 119 addetti pari al 34,69% della forza lavoro occupata, 34 attività di servizio con 76 addetti pari al 9,91% della forza lavoro occupata, altre 40 attività di servizio con 97 addetti pari al 22,16% della forza lavoro occupata e 11 attività amministrative con 25 addetti pari al 11,66% della forza lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 343 individui, pari al 27,48% del numero complessivo di abitanti del comune.
L’Amministrazione

Il municipio è sito in Via U. Primo, tel. 0375-97031 fax. 0375-97347:l'indirizzo di posta elettronica è comune.calvatone@tiscalinet.it.
Gli Amministratori del Comune di CALVATONE
Sindaco (eletto nel 2004): TOSATTO BRUNO
La Giunta:DAZZI DEBORAH
MAGRI DORIANO
PICCINELLI PIER UGO
PINI GIANNI
Il Consiglio:
ANGHINONI SILVIO
CAPRA PAOLO
CASSIO FABIO
MAGRI ANDREA
MARADINI FABIO
PELIZZONI LARA
SARZI STEFANO
ZANELLI ROBERTO


Azienda agrituristica didattica LE BINE
Località Le Bine – 46011 Acquanegra sul Chiese (MN)
Tel. 3483850901 – fax 037679224 – e-mail francesco.cecere@tiscali.it
Responsabile attività didattiche: Francesco Cecere.

Nella Riserva naturale Le Bine, gestita in collaborazione con il WWF e il Parco regionale Oglio Sud si trova la neonata azienda agrituristica didattica Le Bine.
Si tratta di una delle ultime zone umide del fiume Oglio attualmente interessata dalla creazione di oltre 40 ettari di boschi misti e dalla realizzazione di nuovi specchi d’acqua. Le attività didattiche prendono spunto dai progetti di riqualificazione e conservazione ambientale e sono impostate in maniera diversa a seconda delle fasce di età, privilegiando l’aspetto ludico e fantastico per le scuole materne ed il primo ciclo della scuola elementare e arricchendosi di stimoli e contenuti scientifici per il secondo ciclo delle elementari e per la scuola media. Le proposte variano da mezza giornata a una giornata intera fino a progetti strutturati in più incontri durante l’anno scolastico svolti sia in azienda che a scuola.

1) Il bosco magico: lungo la strada dei sassi magici, vicino al bosco rosicchia rosicchia facendo attenzione agli alberi trappola si trovano numerose sorprese non ultimo il prato alto delle merende che conosce tutte le merendine dei bambini anche se è particolarmente ghiotto di schiacciatine…Una visita guidata nella riserva facilitata dalla lettura di una storia scritta dai bambini della scuola elementare di Bozzolo. Obiettivo dell’attività è quello di consentire un primo approccio al mondo naturale utilizzando come chiave la fantasia. Consigliato per scuole materne e primo ciclo delle elementari, durata: 2-3 ore.

2) Occhio alla traccia: le tracce non sono solo impronte…..quanti animali sono passati prima di voi lungo il sentiero nel bosco? Quante tracce riuscite a trovare in un metro quadrato? E quanti canti si ascoltano giocando al “viandante silenzioso”? Una visita guidata nella riserva naturale aguzzando la vista e gli altri sensi, per stimolare la capacità di osservazione, di ascolto e di interpretazione. A proposito ricordate di lavarvi le orecchie…. Consigliato per il secondo ciclo delle elementari, durata: 2-3 ore.

3) Per non perdersi nel bosco: nei boschi delle Bine usando la bussola e…la testa. Una visita guidata lungo il sentiero natura della riserva strutturata con giochi, indovinelli, misurazioni di alberi per avvicinarsi al mondo naturale divertendosi e magari imparando qualcosa. Consigliato per la scuola media, , durata: 2-3 ore..

4) Laboratori di “giochi poveri” e di “giochi scientifici”. Per completare la giornata a Le Bine oppure come attività da svolgere a scuola vi proponiamo due laboratori alternativi fra loro sulla costruzione di giochi con materiale povero e/o di scarto oppure su alcuni fenomeni fisici (capillarità, forze, passaggi di stato, meteorologia….) spiegati giocando. Consigliato per il secondo ciclo delle elementari e per la scuola media, durata: 2-3 ore.

L’azienda ha un proprio ricco catalogo di attività con progetti di più giorni svolti sia in classe che sul campo (p. es. sul tema dei rifiuti o sull’allestimento di giardini naturali...); gli operatori (tutti laureati o laureandi in scienze naturali o scienze dell’educazione) sono inoltre disponibili per ideare corsi di formazione per docenti e interventi mirati in classe su temi legati all’educazione ambientale e più in generale alla scienze: richiedete il catalogo

L’azienda inoltre è dotata di assicurazione per infortuni e responsabilità civile, di un piano per la sicurezza ai sensi del D. Lgs. 626/94 e della certificato di prevenzione incendi.


Come raggiungere l’azienda: ci troviamo fra Mantova e Cremona (e fra Brescia e Parma) lungo il fiume Oglio. L’ingresso si trova sulla strada provinciale fra Calvatone (CR) ed Acquanegra sul Chiese (MN) in corrispondenza del ponte sul fiume. Attenzione però, sul ponte gli autobus non passano dovete quindi arrivare da Calvatone (sulla riva destra del fiume).

Note particolari: l’azienda dispone di un ampio portico con tavoli e sedie in grado di accogliere fino a 60 persone e di prati e argini per il pranzo al sacco. Non è presente un punto ristoro.
Nell’azienda ci sono servizi igienici per disabili ed è in via di realizzazione l’intero adeguamento della cascina per i disabili.
Siamo in campagna, quindi vi consigliamo: cappellini per la primavera, stivali o calzature di ricambio in caso di pioggia o maltempo. In primavera occorre fare attenzione alle allergie da pollini.
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Si possono trovare fotografie sui seguenti siti:
http://www.comune.calvatone.cr.it/storia.cfm
http://www.calvatone.it/

http://www.calvatoneweb.it/index.htm
http://www.lebine.it/
http://parco.ogliosud.it/ogliosud/index.jsp


* materiale reperito ed organizzato da Gian Carlo Storti, Cremona 3 giugno 2006

 


       



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