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15 Settembre, 2002
Andranno alle cerimonie con la Costituzione in mano. La rabbia della destra sui giudici
Anche Ciampi ne ha voluta una copia (quella originale) sulla scrivania durante il discorso di fine anno

Andranno alle cerimonie con la Costituzione in mano. La rabbia della destra sui giudici

di Simone Collini da www.unita.it

Non piace proprio alla destra l’iniziativa annunciata dall’Associazione nazionale magistrati per le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. L’idea di presentarsi con la Costituzione in mano è per il vicepremier Gianfranco Fini «di una gravità enorme». Mentre per il presidente della commissione Giustizia alla Camera, il deputato di Forza Italia Gaetano Pecorella, è semplicemente una «forma teatrale» a ben guardare «priva di significato».
E poco importa che l’Anm tenti di smorzare le polemiche spiegando che il gesto vuole essere «un appello ai principi costituzionali sulla giustizia». Poco importa, anche, che il presidente Ciampi abbia voluto sulla scrivania per il discorso di fine anno la copia originale della Costituzione, come a voler aggiungere forza alle parole, rendendo concretamente visibile il testo quando ha sottolineato: «Dobbiamo sentire più vicina la magistratura come istituzione: i giudici amministrano la giustizia - lo dice la Costituzione - nel nome del popolo italiano».
Poco sembra importare tutto ciò agli esponenti del Polo, per tutta la giornata di ieri impegnati a criticare duramente l’iniziativa dell’Anm (che raccoglie invece i consensi del centrosinistra).
Alla «provocazione», dice il senatore dell’Udc Maurizio Ronconi, i parlamentari dovrebbero rispondere disertando le cerimonie. «I magistrati smettano di far politica e pensino piuttosto a fare giustizia», commenta il senatore leghista Roberto Calderoli. Per l’ex sottosegretario alla Giustizia Carlo Taormina (Fi), che parla di «comportamento politico e provocatorio», un atto solenne come l’inaugurazione dell’anno giudiziario non è da «imbrattare con pretestuose polemiche». È un’iniziativa «inaccettabile» per il senatore di Alleanza Nazionale Giuseppe Consolo, secondo il quale «l’esibizione della Costituzione costituirebbe una gratuita forma di attività politica».
A dare il via agli attacchi, nella giornata di ieri, è proprio il segretario di An, che in un'intervista al “Corriere della Sera” parla di riforme, ma anche del «problema magistratura». Dice Fini: «Trovo di una gravità enorme la richiesta rivolta ai suoi iscritti dall’Anm, affinché inaugurino l’anno giudiziario con in mano la Costituzione, come se la Costituzione fosse minacciata. E da chi?».
Quando gli viene ricordato che i magistrati si rifanno al messaggio del capo dello Stato, il vicepremier ribatte: «Si permettono di usare come un alibi Ciampi». È vero, ammette, che il presidente della Repubblica «ha ribadito la necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura», ma aggiunge che «nessuno vuol metterla in discussione». E conclude: «L’atteggiamento dell’Anm è pretestuoso, il suo comportamento è tipico di una mentalità politica, e il processo alle intenzioni è istituzionalmente inaccettabile».
La replica dei vertici dell’associazione dei magistrati non si fa attendere: «Si è voluto vedervi un gesto di protesta, ma si tratta di un appello ai principi costituzionali sulla giustizia», scrivono in una nota il presidente Edmondo Bruti Liberati, il vicepresidente Piero Martello e il segretario generale Carlo Fucci.
Poche righe, che vogliono smorzare le polemiche, ma che allo stesso tempo mettono in luce il senso dell’iniziativa e vogliono richiamare alle loro responsabilità i rappresentanti delle istituzioni: «La Costituzione è la legge suprema, alla quale i magistrati debbono ispirarsi nella applicazione di tutte le leggi. Difendiamo in modo intransigente l’indipendenza della magistratura che è una garanzia non per i magistrati, ma per i cittadini. Siamo impegnati per una giustizia più rapida ed efficiente, ma occorre che il Ministro della Giustizia, che la Costituzione vuole responsabile della organizzazione giudiziaria, faccia la sua parte».
Intervengono anche separatamente Fucci e Martello, il primo per ribadire che «richiamarsi ai principi costituzionali tutt’ora vigenti non è un atto eversivo, ma un diritto di ogni cittadino, quindi anche dei magistrati», il secondo per rispondere direttamente alle parole e alle accuse del segretario di An.
In primo luogo, osserva il vicepresidente dell’Anm, «Fini parla di ripartire con le riforme, il che conferma che in 18 mesi di governo non è stato adottato neanche un provvedimento in grado di incidere sul miglior funzionamento della giustizia». E in secondo luogo, replica Martello al vicepremier, «l’Anm non fa processi alle intenzioni. Gli attacchi all’autonomia e all’indipendenza ci sono già stati».
Si inserisce nel dibattito a distanza il portavoce di An Mario Landolfi: «Dicano dove, quando e da chi, ci sono stati attacchi». Un intervento quantomeno improvvido, il suo, visto che il vicepresidente dell’Anm non si fa sfuggire l’invito a elencare puntualmente i «provvedimenti che hanno l’effetto di modificare l’assetto costituzionale a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza» della magistratura.
Ricorda Martello: «Uno è stata la mozione del Senato del 4 dicembre 2001, nella quale tra l’altro si esprimevano giudizi e valutazioni su provvedimenti giudiziari dimenticando completamente il principio della separazione dei poteri». Un altro è la riduzione del numero dei componenti del Csm, che «di fatto rende più difficoltosa l’attività del Consiglio e quindi limita la sua capacità di intervento tempestivo ed efficace nello svolgimento del suo compito istituzionale di tutela dell’autonomia e indipendenza».
C’è poi il progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario, che «Finirebbe per spostare dal Csm ad altri organi anche giudiziari le funzioni in materia di selezione, formazione e carriera dei magistrati». E «analogamente desta sorpresa - aggiunge all’elenco Martello - la recente idea di collocare i pm in una nuova Authority».

 


       Commentowww.unita.it



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