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 Politica

15 Settembre, 2002
Il premier si è fatto riconoscere
Un articolo di Paolo Sylos Labini da 'Critica Liberale' dell'8 gennaio 2003

Il premier si è fatto riconoscere

Un articolo di Paolo Sylos Labini da 'Critica Liberale' dell'8 gennaio 2003

La tentazione di definire disastroso l'anno che è appena finito è enorme. Le malefatte di Berlusconi e dei suoi soci superano ogni immaginazione, anche la più torbida: nel 2002 hanno avviato con grande impegno il tentativo di fare a pezzi l'Italia cancellando tutti i tremendi sacrifici del Risorgimento e della Resistenza e fracassando la Costituzione, che è costata lagrime e sangue a un'intera generazione.

Hanno dato altri colpi di piccone alla giustizia - in poco più di un mese l'ultravergognosa Cirami - la legge «salva-Previti» - ha bloccato ben 17 processi di efferati delinquenti. Fra le partite passive vanno inseriti gli ulteriori duri colpi inferti alla dignità dei parlamentari della «Casa» mirando a trasformarli in una schiera di servi pronti a tutto. Dobbiamo includere anche lo sforzo volto a dimostrare alle nuove generazioni che gli ideali sono una burla e che il delitto paga. Se scartiamo l'ipotesi di un raptus di devastazione, l'ipotesi che resta è semplice e in uno dei pochi momenti di sincerità Berlusconi la confessò a Biagi: il suo programma non è né di destra né di sinistra, ha voluto il potere e vuole mantenerlo per evitare la galera e salvare la «roba»; per raggiungere tale obiettivo è pronto a fare qualunque cosa ed a far pagare al paese qualsiasi prezzo. Ma è possibile che molti non lo vogliono capire? Questo è un paese dove abbondano i geni, come diceva Mussolini, o almeno le persone intelligenti, ovvero gl'imbecilli e i finti imbecilli, che vogliono vivere senza grane?

Eppure qualche fiammella di speranza c'è ed è sbagliato minimizzarla. Certo, le fiammelle principali si sono accese nell'economia e ciò provoca una riflessione cinica: gli Italiani ragionano col portafoglio - la sensibilità morale non c'entra.

Non è esattamente così. Le persone che godono di una certa autonomia, come i Rettori delle Università e i Presidenti delle Giunte regionali si stanno ribellando apertamente - tutti i Rettori e, per ora, 16 Presidenti su 20; eppure la metà, circa, degli uni e degli altri era di Berlusconiani. Si sono ribellati per i tagli finanziari, che riguardano, non loro personalmente, ma la loro funzione - Università, ricerca e sanità - ed esprimono la forte protesta di tutti coloro che lavorano in quelle istituzioni e degli utenti. Non è cosa da poco. È stata un'operazione intelligente, da parte di Berlusconi, irridere alla famiglia Agnelli ed ai suoi manager e ai Cassintegrati della Fiat, esortandoli ad arrotondare le loro entrate con lavori in nero? Ed è stato in qualche modo vantaggioso, per chi vuole «dialogare» con l'opposizione, aggredire il giornalista dell'Unità? Credo proprio di no. E allora perché si è lasciato andare? Forse perché Deus amentat…: non dobbiamo escluderlo. La maxisanatoria fiscale, vergogna delle vergogne: chi ha pagato le tasse si sente truffato, giustamente. Già Berlusconi aveva ammesso, dopo averlo negato, che le sue società all'estero esistevano: servivano a non pagare le tasse. Aveva poi sostenuto Tremonti per la legge sul rientro dei capitali esportati illecitamente, che non solo ha favorito il rientro dei capitali sporchi, anche di sangue, ma ha anche consentito una estesa sanatoria fiscale, data la facilità con cui oggi si possono esportare capitali, facendoli poi rientrare a poco prezzo. Anche persone di modesta cultura sanno che una delle cause del disastro argentino risiede nella sempre più ampia evasione fiscale, che ha dissestato i conti pubblici.

Di recente è stata costituita a Milano un'Associazione relativamente simile alla nostra - Opposizione civile; è stata chiamata Libertà e Giustizia e, com'è stato detto efficacemente, in politica persegue scopi di «decenza», soprattutto attraverso iniziative culturali. Ci auguriamo di potere collaborare con questa Associazione, che appare legata soprattutto a industriali civilmente impegnati e che fra i garanti annovera persone come Biagi, Galante Garrone, Sartori, Grande Stevens, Guido Rossi.

Lo scoraggiamento e il pessimismo a sinistra e nel centrosinistra sono così diffusi che non sono stati messi in risalto - salvo che dall'Unità - due fatti di grande rilievo. Per la prima volta, da anni, i sondaggi di un istituto non legato a Berlusconi, come Abacus (Datamedia, come tutti sanno, lo è), indicano che l'Ulivo ha sorpassato la cosiddetta destra - ho troppo rispetto per la destra vera e propria per equiparare la «Casa» a questa parte politica. L'Ulivo, ecco il secondo fatto, ha finalmente stabilito per la sua Assemblea delle regole che sembrano ragionevoli e capaci di funzionare. Certo, la lunga ed intensa litigiosità che ha per tanto tempo funestato l'Ulivo deve indurre alla cautela. Ma un pizzico di ottimismo non solo è lecito, ma, dopo tante pene, è doveroso. E probabilmente è anche lecito pensare che, se la nuova situazione persiste, la litigiosità lasci il passo alle normali polemiche, senza più tentativi di colpi bassi; alla fine, dalle normali polemiche può emergere il più adatto e non il più furbo. Un altro segnale in questa direzione è dato dai referendum sulle leggi-vergogna rogatorie, falso in bilancio, Cirami. Oltre un anno fa noi di Opposizione civile - alludo, oltre che a me, a Enzo Marzo e ad Elio Veltri - insieme con altri movimenti, tentammo di organizzare dei referendum contro alcune leggi-vergogna e cercammo di persuadere i rappresentati dei partiti di «fare un passo indietro», perché i referendum sono un'arma tipica della società civile. Oltre un anno fa non riuscimmo a persuadere i partiti, oggi, a quanto pare, ci siamo riusciti: hanno accettato di unirsi a noi e ad altri movimenti senza timore di «agire da portatori di acqua». Anche in questo caso, naturalmente, dati i precedenti, è doveroso esser cauti. Ma cautela non vuol dire inerzia. Sui partiti dell'Ulivo e sui movimenti l'azione pei referendum può avere effetti politici unificanti andando oltre la questione, pur fondamentale, delle leggi-vergogna. Inoltre, le proposte di una Costituente dell'Ulivo per riscrivere il programma e le regole e scegliere i leader della coalizione, con la partecipazione dei movimenti, trova sempre nuove adesioni: dai comitati di base dell'Ulivo a Opposizione civile, da Occhetto, dalla Magistrelli e da altri relatori a Cofferati.

Una martellante propaganda mira ad avvalorare la tesi che le gravi difficoltà dell'economia, che inevitabilmente riguardano anche i conti pubblici, provengono dalla recessione americana, che nel luglio del 2001 nessuno poteva prevedere. No, la recessione era allora già in atto, io ed altri l'avevamo individuata: è grave colpa del superministro dell'economia aver preparato una finanziaria che ignorava la recessione. Particolare pietoso: erano state già varate le leggi per la detassazione delle eredità dei ricchi, la legge sul falso in bilancio e quella sul rientro dei capitali sporchi, tutte misure che in modi diretti o indiretti danneggiano il pubblico erario. Le risse interne al governo dunque continueranno, anzi, tutto fa credere che s'intensificheranno. Si aggraveranno però anche le difficoltà dell'economia: quelle riguardanti la Fiat e Cirio dipendono da molti fattori, ma il contesto complessivo gioca un ruolo non secondario. A tutto ciò si aggiunge l'inflazione, che da noi è sensibilmente più alta che negli altri paesi europei - 2,8-2,9%; i preparativi di guerra per l'Iraq contribuiscono a spingere in alto prezzo del petrolio e inflazione. Non c'è quindi da stupirsi se a Natale i consumi hanno subito un tonfo, si dice del 20%. Se poi la guerra scoppia, il prezzo del petrolio schizza ancora più in alto e diventano gravi le difficoltà nei conti con l'estero dell'Italia e di altri paesi europei, con un ulteriore freno allo sviluppo. I rischi che questa dannata guerra preventiva scoppi veramente aumentano, sebbene l'ultima parola debba ancora esser detta. Anche per l'Iraq la condotta di Berlusconi difficilmente poteva essere peggiore: una combinazione di servilismo e dilettantismo.

Le persone che si rendono conto della realtà sono oramai in crescita assai rapida. Che dobbiamo ipotizzare, allora, un Berlusconi sempre più isolato nella sua «Casa», ma pur sempre abbarbicato al potere, forte dei suoi soldini, del servilismo dei suoi alleati e delle divisioni del centrosinistra? È uno scenario che non si può affatto escludere, pur troppo. Ma non si può escludere neppure uno scenario meno angoscioso ed anzi incoraggiante. I risultati finali dipendono da noi. La condizione è quella del procuratore Borrelli: «resistere, resistere, resistere»; è la stessa esortazione del poeta Luzi: «Ancora combattimento e ancora combattimento» o di Ernesto Rossi, dopo l'avvento del regime fascista: «Non mollare!».

 


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