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15 Settembre, 2002
Il Wwf presenta la lista rossa degli invertebrati italiani
287 specie rischiano di scomparire per i fenomeni legati ai mutamenti climatici, per l'inquinamento, per la scomparsa degli habitat più delicati

Il Wwf presenta la Lista rossa degli invertebrati italiani

Il 99 per cento della fauna del pianeta e costituito dagli invertebrati, animali privi di colonna vertebrale, un esercito di animali "lillipuziani" che costituisce la vera base della biodiversità, della ricchezza di tutti gli ecosistemi che anche in Italia riesce a sopravvivere alle condizioni piu estreme, dai ghiacciai di alta quota fino alle steppe aride della Sardegna.
Stiamo parlando delle oltre 53.282 specie, tra cui farfalle, ragni, insetti, meduse, molluschi e crostacei, che riescono ad adattarsi in modo straordinario ai diversi ambienti: il Wwf ne ha segnalate ben 287 che rischiano di scomparire per i fenomeni legati ai mutamenti climatici, per l'inquinamento, per la scomparsa degli habitat piu delicati, come rive dei fiumi, boschi e spiagge.
E' uno dei risultati della prima "Lista rossa degli invertebrati italiani", un elenco ragionato e comparato delle specie a rischio curato da una nutrita equipe di esperti, coordinati dai biologi Fulvio Cerfolli, Fabrizio Petrassi e Francesco Petretti, che hanno passato al setaccio i diversi ambienti, confrontando le specie anche con quelle considerate minacciate dalle Liste rosse internazionali.
La Lista Rossa del Wwf e stata realizzata con il contributo del Ministero dell'Istruzione, dell''Universita e della Ricerca, del Ministero dell'Ambiente e con il contributo dei maggiori studiosi italiani.
"Le oltre 53.000 specie di invertebrati, dai minuscoli vermi parassiti ai ragni e meduse, sono un numero considerevole di esseri viventi se si condidera che il nostro territorio in fondo e piuttosto piccolo.
Questo esercito animale poco visibile e sconosciuto rispetto ai grandi mammiferi come l'orso o il lupo, rappresenta il 99 per cento dell'intera fauna italiana. Un patrimonio enorme di biodiversità formato da spugne, coralli, meduse, stelle e ricci di mare, molluschi, vermi, crostacei, insetti, ragni, millepiedi e tantissimi altri che popola gli ambienti piu disparati e che merita una tutela particolare, considerato anche che solo una piccola parte e protetta dalle normative nazionali e comunitarie.
Il principio secondo cui la scomparsa delle specie è legata a quella degli ambienti in cui vivono per gli invertebrati e particolarmente evidente: pensiamo ad esempio alle grandi praterie sottomarine di Posidonia che da sole ospitano migliaia di invertebrati, ai fiumi, ai boschi o alle piccole isole.
Nelle 287 specie considerate "minacciate" vi sono 31 molluschi, 34 crostacei, 214 specie di insetti e 8 "tardigradi" (piccoli invertebrati dalla straordinaria capacità di sopravvivenza e dalla bizzarra forma che gli ha determinato il nome comune di "orsi d'acqua" o "porcellini del muschio". Possono rimanere dormienti per 100 anni).
Prima fra tutti la grande pinna, (Pinna nobilis), 'ospite' d'eccellenza delle praterie di Posidonia che ancora oggi viene pescata e venduta come conchiglia ornamentale. Sempre tra le top ten delle specie a rischio vi sono splendide farfalle, come la farfalla Apollo (farfalle diurne e notturne che rischiano di scomparire a causa delle sostanze chimiche e anche dell'inquinamento luminoso) che vive negli ambienti di alta quota, o il Macaone sardo che colora la macchia mediterranea. Come quasi tutte le farfalle queste specie rischiano di scomparire per le alterazioni dell'ambiente. Un caso emblematico e quello della farfalla Bramea europea, una specie scampata all'estinzione considerata un fossile vivente se si pensa alle sue origini in lontane ere geologiche. Appena 40 anni fa e stata scoperta in una "nicchia" boscata della Basilicata, attualmente la Riserva Naturale "Grotticelle", un habitat ancora integro circondato però dal degrado e da attività umane invasive. Questa farfalla, il cui bruco nero con vistose macchie gialle, bianche e arancioni, si nutre delle foglie di frassino, ligustro, è esclusiva di uno bosco poco distante dai crateri lacustri dell'antico vulcano Vulture, in Basilicata.
La Rosalia alpina, ad esempio, è poco conosciuta ma il rischio di estinguersi è elevatissimo se si pensa che le faggete mature sono sempre piu ridotte in tutta Europa. La Saga pedo, una specie simile ad una grossa cavalletta carnivora che popola le steppe siciliane, la bellissima libellula Calopteryx, dalle ali blu elettrico minacciata dall'inquinamento e dalla scomparsa dei fiumi al pari della più nota e visibile lontra di fiume.
Sempre legato allo stato di salute dei corsi d'acqua è il Gambero di fiume, un crostaceo che in molte regioni italiane è ancora oggetto di intenso prelievo a scopo alimentare. La loro vita è minacciata dall'inquinamento da idrocarburi e da metalli pesanti, dalla variazione delle concentrazioni di sale nelle acque di falda, dall'inquinamento organico nei corsi d'acqua, dall'uso dei pesticidi nei campi. Nel mare il popolo degli invertebrati costituisce la base alimentare per moltissime specie, tra cui anche l'uomo, come nel caso dell'Astice, il ben conosciuto crostaceo che però rischia di scomparire per prelievo e inquinamento marino.
Anche il corallo rosso appartiene al "popolo" degli invertebrati: le sue colonie sono a rischio per l'intenso prelievo nei decenni scorsi. Alcuni ragni, tra cui la Malmignatta, un aracnide velenoso che vive nelle steppe aride del centro e sud Italia nota anche come vedova nera e considerata tra gli animali piu velenosi d'Europa, sono elencati nella Lista rossa del Wwf.
L'esistenza di alcune specie è poi legata anche ai cambiamenti climatici: anche un leggero innalzamento della temperatua può compromettere una specie: è il caso degli invertebrati che popolano gli ambienti limitrofi ai ghiacciai, le vette dei monti, i laghi gelidi alpini, le grotte montane o i boschi relitti di epoche fredde. Un esempio è il minuscolo gamberetto rosa, il Chirocefalo del piccolo Lago di Pilato, nei Monti Sibillini.
Alla luce dei risultati di questo lavoro il Wwf chiede una revisione e un aggiornamento delle liste ufficiali che includano le specie endemiche o a rischio e che il ruolo degli studiosi "sistematici" italiani diventi parte essenziale degli organi istituzionali preposti alla salvaguardia della biodiversità
 


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