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 Cultura

15 Settembre, 2002
'Lettera aperta' ai Ministri Letizia Moratti e Stefania Prestigiacomo
ed alla Presidenza delle Commissioni Cultura ed Affari Sociali della Camera, per la continuità educativa - di Gabriele Ventura

'Lettera aperta' ai Ministri Letizia Moratti e Stefania Prestigiacomo ed alla Presidenza delle Commissioni Cultura ed Affari Sociali della Camera, per la continuità educativa.

di Gabriele Ventura, psicopedagogista - Coordinatore pedagogico Scuole Infanzia Bologna

L’intervento di Franco Frabboni su Il Domani di Bologna di martedì 26 novembre e quello di Andrea Ranieri su l’Unità di giovedì 28 novembre hanno avuto il merito di rilanciare il dibattito sui temi della formazione, della scuola e della ricerca dopo l’approvazione al Senato del DDL 1306 (Legge delega di riforma del sistema scolastico) nonché della discussione in atto sulla legge finanziaria per il 2003 e del DDL 1187 (Devoluzione della potestà legislativa esclusiva alle Regioni in materia di scuola, sanità e polizia locale).In questo quadro assume una particolare rilevanza il tema specifico del destino dei servizi educativi per la primissima infanzia e le famiglie nella fascia di età 0 -3 anni, delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo della scuola elementare.

La critica documentata e argomentata di F. Frabboni rispetto al testo approvato al Senato si sviluppa in sintonia con altre autorevoli voci dell’universo accademico in campo pedagogico nonché del mondo della scuola (associazioni professionali, organizzazioni sindacali, riviste specializzate, ecc.di vario orientamento ideale).

Ritengo che si possano aggiungere alcuni elementi di dettaglio e di sviluppo del ragionamento proposto in chiave propositiva, sia in vista di ancora possibili modificazioni del testo approvato al Senato nel corso del dibattito alla Camera, sia in funzione della elaborazione in corso di una proposta di legge regionale inerente l’organizzazione del sistema scolastico in attuazione del nuovo Titolo V della Costituzione approvato con la legge 3/2001.

Un testo preliminare di indirizzo è già disponibile presso l’Ufficio Infanzia della Regione Emilia Romagna ed è stato al centro di una campagna informativa promossa dall’Assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico e di una consultazione che si è sviluppata per tutto il mese di novembre anche attraverso un forum attivato sul sito della Regione (cfr. www.Regione.emilia-romagna.it)i cui risultati verranno presentati e discussi nel corso di un incontro che si terrà a Bologna martedì 10 dicembre alle ore 14,30 presso lo Starhotel Excelsior.

Fra l’altro, essendo che il testo approvato al Senato consegna di fatto agli Enti locali un margine ampio di discrezionalità sui tempi e sui modi di applicazione della riforma con particolare riguardo alla questione degli anticipi relativi alle scuole dell’infanzia e alla scuola elementare, motivata da una ragionevole seppur tardiva considerazione dei vincoli costituiti dalla disponibilità di adeguate risorse finanziarie (di personale) e logistiche (edilizia scolastica), risulta ancor più determinante definire una prospettiva qualificata e realistica di fattibilità ancorché declinata in senso alternativo e comunque spendibile in sede locale (regionale e comunale).

Sotto entrambi i profili citati ci sono proposte specifiche che vale la pena di formulare per una più ampia discussione di merito e di opportunità nella prospettiva di ridurre ragionevolmente i danni prodotti da una immaginazione futurista e incontrollata che sembra esprimere l’attuale governo e allo stesso tempo per tentare di costruire (nell’interesse dei bambini e delle famiglie) quanto meno un senso e una coerenza a scelte che paiono sempre più improvvisate, frettolose e contraddittorie, qualora si approfondisca l’analisi specifica delle conseguenze prevedibili di una applicazione pedissequa del testo approvato (conseguenze che si debbono ritenere impreviste dagli stessi estensori posto che si rivelerebbero non solo un danno per le famiglie ed i bambini,ma anche un incredibile autogol per chi le ha approvate).

Che dire ad es. del fenomeno ampiamente probabile in molte aree del paese(e per altro già denunciato dalla rivista specializzata Tuttoscuola) di un paradossale posticipo obbligatorio per i bambini che compiranno i 6 anni da settembre a dicembre dell’anno di riferimento rispetto alla situazione attuale (anziché della opportunità di un anticipo facoltativo per tutti i nati nei mesi di gennaio e febbraio dell’anno successivo a quello di riferimento). Questo risultato paradossale può darsi infatti in tutte le situazioni in cui il rapporto domanda/offerta di servizio scolastico di scuola dell’infanzia e di scuola elementare non fosse in grado di accogliere la totalità delle domande di anticipo(tali saranno le richieste di iscrizione di tutti i bambini nati dal 1 settembre dell’anno in corso al 28 febbraio/30 aprile dell’anno successivo). Che dire di conseguenza della realizzazione concreta in tutti questi casi del diritto universale all’istruzione e alle pari opportunità senza discriminazione alcuna per tutti i cittadini (compresi quelli da 3 a 7 anni)?

A costo di apparire ingenuo mi piacerebbe che fosse possibile ricominciare a ragionare dalla modesta proposta che conclude siffatti ragionamenti: Si approfitti da parte delle forze più responsabili e avvertite dei due schieramenti del dibattito alla Camera per elaborare (quanto meno sui due punti segnalati di seguito)una maggioranza trasversale attorno a emendamenti correttivi delle parti più controverse e dannose del testo approvato al Senato.

Esempio:
1) Emendamento finalizzato al blocco al 28 febbraio dell’anticipo previsto per l’età di accesso alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare.
2) Emendamento finalizzato a ripristinare l’obbligo scolastico relativamente all’età di accesso alla scuola elementare con ampia facoltà di deroga per un eventuale posticipo su richiesta motivata da parte delle famiglie.
3) Conferma della facoltatività della iscrizione alla scuola dell’infanzia, dell’impegno alla generalizzazione dell’offerta formativa nell’ambito del sistema prescolastico integrato di cui alla legge 62/2000, nonché della possibilità di iscrizione sia ai servizi per la primissima infanzia che alle scuole dell’infanzia per tutti i bambini che compiono i tre anni fra il 1 settembre dell’anno in corso ed il 28 febbraio dell’anno successivo.
4) In caso di fallimento dell’iniziativa emendativa alla Camera riproposizione degli stessi punti nell’ambito della legislazione regionale sull’organizzazione del sistema scolastico in Emilia-Romagna e in tutte le Regioni che condividessero tale impostazione.

Precisazioni:
1)Personalmente ritengo che, mentre un anticipo al 30 aprile dell’accesso alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare costituisca una vera e propria iattura sia dal punto di vista pedagogico che dal punto di vista organizzativo (anche se non condivido la previsione della scomparsa del nido nemmeno in questo caso), penso anche che un eventuale anticipo bloccato al 28 febbraio non costituirebbe davvero un problema laddove si confermassero le condizioni già esplicitate per quanto riguarda l’attuazione del progetto nazionale di sperimentazione in corso per quanto riguarda le scuole dell’infanzia (riduzione a 20 del numero di iscritti per sezione oppure aumento a 3 unità del personale docente in caso di mantenimento del numero degli iscritti a 25/28 per sezione). E’ da segnalare infatti che già nella situazione attuale i bambini vengono inseriti a settembre alla scuola dell’infanzia a partire da 2 anni e 8 mesi e che sui posti vacanti nel mese di gennaio al compimento del terzo anno vengono anche inseriti i bambini che compiono tre anni nel corso del mese di gennaio dell’anno scolastico di riferimento. La proposta bloccata al 28 febbraio insomma consentirebbe l’ingresso dei nati nel mese di febbraio e l’inizio della frequenza a settembre dei nati a gennaio e febbraio rispetto alla situazione attuale, ma con una riduzione del numero degli iscritti o con il potenziamento dell’organico degli insegnanti. Questa soluzione connessa con il ripristino dell’obbligo scolastico consentirebbe fra l’altro una reale possibilità di programmazione da parte degli Enti locali e dei gestori di scuole paritarie circa i flussi in ingresso alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare (diversamente dalla situazione prefigurata nel testo approvato Senato), darebbe certezza alle famiglie e garantirebbe la possibilità di conclusione dell’obbligo formativo in una età compresa fra 17,5 anni e 18,5 anni (il che non mi pare una brutta mediazione rispetto sia alla situazione attuale sia a quella prefigurata nel DDL 1306).
2)Non risulta corrispondente al dato diffuso (quanto meno in Emilia Romagna ed in tutti i Comuni medio - grandi del centro nord) l’ipotesi di uno scarso utilizzo e frequenza del reparto lattanti/piccoli del nido (quelli cioè che accolgono bambini con età inferiore ad un anno). Questa soluzione di affido educativo infatti rappresenta a tutt’oggi l’unica soluzione per tutte le donne che sono in condizione lavorativa autonoma, a-tipica, parasubordinata, disoccupata e lavoratrici dipendenti in aziende con meno di 15 dipendenti. A Bologna l’offerta di posti nei reparti lattanti copre il 18% dei nati in età, ma se si considera che per ovvie ragioni di data di nascita la possibilità di fare domanda riguarda comunque il 50% dei nati nell’anno al momento della pubblicazione del bando, si deve concludere che l’offerta di posti lattanti a Bologna copre il 36% dei potenziali utenti e nell’anno in corso. Per altro alla data del 21 novembre 02 i posti sono tutti occupati e si registra una lista di attesa di circa 140 unità. Si deve ritenere quindi che anche in caso di un anticipo (preferibilmente parziale) la domanda di nido (anche nel reparto lattanti) non si ridurrebbe affatto (quanto meno nella misura auspicata da molti amministratori locali,anche di centrosinistra).
3)Nel caso di un blocco dell’anticipo ai nati entro il 28 febbraio la ripartizione per classi di età corrispondente alle tappe previste dal percorso formativo curricolare istituzionale potrebbe risultare il seguente:
- da zero a 6 mesi: nido reparto lattanti o altre soluzioni di affido educativo previste dalla legge regionale 1/2000 della regione Emilia Romagna
- da 7 a 18 mesi: reparto piccoli/medi del nido o ……
- da 19 a 29 mesi: reparto medi/grandi del nido o ……
- da 30 mesi ( 2 anni e 6 mesi) a 41 mesi (2 anni e 5 mesi): scuola infanzia sezione piccoli;
- da 42 mesi (3 anni e 6 mesi) a 53 mesi (4 anni e 5 mesi): scuola infanzia sezione medi;
- da 54 mesi (4 anni e 6 mesi) a 65 mesi (6 anni e 5 mesi): scuola infanzia sezione grandi;
- da 66 mesi (5 anni e 6 mesi): iscrizione in prima elementare.

Ritengo che nella prospettiva delineata, sia per quanto riguarda la possibilità di sviluppare una iniziativa politico- parlamentare alla Camera , sia per quanto riguarda il contenuto della futura bozza di articolato della legge regionale su questo punto specifico, ci sarebbero margini significativi di successo per una autentica (onesta e propositiva) ed efficace (concreta e vincente) battaglia culturale e istituzionale qualificata,in una ottica di alternativa di governo.

 


       Commentowww.infantiae.org



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