15 Settembre, 2002
Isola Dovarese e la sua storia . ( ricerca n. 51)
La storia, almeno quella che agisce sull’immaginario dei cittadini d’oggi di un paese o di una città, sembra iniziare verso il 1400
Isola Dovarese, della famiglia Dovara
La storia, almeno quella che agisce sull’immaginario
dei cittadini d’oggi di un paese o di una
città, sembra iniziare verso il 1400. Anche
i più preziosi ritrovamenti archeologici
di epoche preistoriche o dei romani, i più
interessanti documenti dell’alto medioevo,
restano spesso “patrimonio” di appassionati o di professionisti della ricerca storiografica.
Il Rinascimento spesso ci circonda con le
sue pietre sacre o profane quanto le testimonianze
dell’epoca romanica; tuttavia veramente viva
nella coscienza collettiva riesce ad essere
– per andare indietro in una storia non recuperabile
grazie alla memoria tramandata dalle ultime
generazioni – il mondo dei castelli e dei
palazzi. Più che mai è vero questo in un
comune che celebra ogni anno il suo Palio
delle contrade a ricordo dei tempi dei Gonzaga.
Certo, Isola Dovarese è anche terra di memoria
di una trasformazione storica dell’ecosistema,
è “isola” (Insulae, negli antichi documenti) «piccolo terrazzamento
a forma di goccia, proteso nella golena del
fiume Oglio»; è terra di bonifiche di acquitrini
già abitati da popolazioni del neolitico.
È terra di memoria dei celti insediati sul
terrazzamento di fronte all’attuale paese;
dei romani che oggi ricordiamo osservando
i resti – le fondamenta, materiali da costruzione
– di una villa del IV secolo d.C. È luogo
strategico, nei secoli, borgo su un fiume
che spesso è confine naturale tra signorie
o stati; è guado e porto fluviale e tappa
sulla strada che porta da Cremona verso il
lago di Garda. È naturale che venga fortificata
da chi ne vanta il possesso; infatti, nel
1300 Isola ha una rocca accanto al borgo,
e una chiesa plebana.
La seconda parte del toponimo fa memoria
della famiglia cremonese Dovara. Del capitan
Buoso narrano pure le pietre del castello
di Soncino. Ad una sua discendente, Anna,
è legato invece un capitolo importante della
storia di Isola. Sposando Anna Dovara Filippo
Gonzaga, figlio del primo marchese di Mantova,
dal 1322 Isola diventa, di fatto, terra di
incontro-scontro tra Cremona e la città dei
Gonzaga per eccellenza. E Isola, grazie ad
un patto del 1414, sarà isola mantovana in terra “cremonese”, ovvero tra
il dominio milanese e della Repubblica di
Venezia.
Notevole è il beneficio che i piccoli centri
entrati nell’area di influenza dei Gonzaga
ricevettero da una signoria tra le più “illuminate”
dell’epoca. È splendida la piazza – databile
tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600
–, circondata dal porticato interrotto al
lato sud da un arco d’ingresso, chiusa a
due lati dal Palazzo Pretorio e dal Palazzo
della Guardia. Non esiste più la rocca, il
castello dei Dovara, a completare il quadrilatero
originario.
Una così monumentale piazza non è mai risultato
di uno sviluppo spontaneo; il “cronista”
della provincia di Cremona, Angelo Grandi,
attribuisce il progetto all’archietto Giulio
Brunelli, su commissione di Giulio Cesare
Gonzaga.
Isola Dovarese conserva nitidamente una caratteristica
comune alle nostre città: la divisione in
contrade. “San Bernardino”, con la determinante
presenza del convento dei frati francescani
dell’Osservanza, era la contrada dei contadini
e dei piccoli artigiani. “Contrada Maggiore”
(ora Porta Tenca in memoria della potente
famiglia di notai Tenca) riuniva villici,
commercianti, artigiani. “San Giuseppe” non
poteva essere l’originale denominazione dell’altra
contrada con presenza di abitanti tra i più
agiati (compresi quelli appartenenti alla
comunità ebraica). Infatti, l’Oratorio San
Giuseppe – insieme all’omonima Opera pia
– nasce dal lascito del parroco don Giovanni
Santi (1671) che destinò tutti i suoi averi
alla costruzione di una chiesa e le rendite
all’assistenza dei poveri. “Le gerre”: la
contrada più legata al fiume; con i nuovi
argini del fiume nasce e i suoi abitanti
vivono con i proventi dei lavori legati all’acqua:
pescatori, barcaioli, traghettatori, addetti
al porto e, in tempi più recenti, ai 3 mulini
sul fiume (due, in vero, sono “terragni”
e uno solo galleggiante).
La storia di queste contrade, la loro vita
quotidiana, le loro rivalità ci vengono tramandate
da un evento che richiama ed appassiona isolani
e “forestieri” di oggi: il Palio.
Il Palio delle contrade
La prima edizione moderna del palio è dei
tempi recenti: 1966, e da allora si realizza
ogni anno nel secondo fine settimana di settembre.
«La traccia storica del Palio, è segnata
in quel percorso che porta dal matrimonio
di Anna Dovara e Filippino Gonzaga sino all’entrata
del paese nella signoria. In un ipotetico
anno della fine del ‘400, prima che il nuovo
mondo abbia influenza sull’antico continente,
la popolazione e la famiglia Dovara celebra la visita dei Gonzaga e il solido
legame con la potente famiglia mantovana,
mettendo in risalto uno spaccato di vita
tardo medievale in tutte le sue forme ed
espressioni.» Così viene presentato l’evento sul sito
internet della Pro Loco: www.prolocoisola.org.
Si sa, il palio, gare cavalleresche, erano
in uso nel tempo che sul mantovano è dei
Gonzaga o a Firenze è dei Medici, per non
parlare di Siena, diciamo soltanto per tirare
la lista lunga quasi tutta l’Italia. Ma il
Palio di Isola è qualcosa di più di una “rievocazione
storica”. Per un fine settimana come se si
sospendesse lo scorrere del tempo presente:
il sindaco “consegna le chiavi” del comune
alle “autorità” di un mezzo millennio fa.
E a partire da questo simbolico evento del
venerdì sera non ci sono più – non ci devono
essere “spettatori” e “figuranti”, solo partecipanti.
Si vive la vita “normale” – del tempo che
fu – di un sabato dedicato alle compere ai
banchi del mercato dove non mancano neppure
i saltimbanchi o i cantori accanto ai banchi
dei mercanti; ci si ferma nelle taverne per
bere e mangiare, in attesa della visita dei
signori Gonzaga. E allora comincia la grande
festa, con grande tavolata in piazza, spettacolo
in onore degli illustri ospiti.«La domenica scorre come il sabato, salvo che per il momento
più importante, lo svolgimento della rappresentazione
propria del Palio. Vengono indette gare e
rappresentazioni al fine di poter premiare
quella contrada che, vincendo la gara definitiva
del “magheer”, conquista il palio e “l’esenzione
dal pagar gabella per l’anno a venire”.» A termine del Palio i fuochi d’artificio
segnano il ritorno al… futuro.
Lo Palio secondo Joni Francesco, isolano
famoso del sec. XV
Lo mercato et li figuri che lo habitano: Banchi che li artigiani, siano essi foresti
o locali, impiantano ne le zone a lor dedicate;
liutai, mascherai, strologhi, fabbri, sellai,
armaioli, cartomanti, meretrici, ciarlatani,
clerici, appestati, frati, pellegrini, giocatori,
mendicanti, militi, usurai, ladri, sonatori,
acrobati, cantastorie et altre figure de
ogni sorta et tipo seran lo vostro idillio
o tormento.
L’offitio de cambio et li usurai: Tutto ciò che intra le mura se compra se
deve pagar co’moneta sonante, indi oniun
se appropinqui a lo banco pe’poter aver danaro
corrente.
Le servitù de passaggio, la gabella: Esta est la gabella che oniun deve versare
et indi poter intrare, et ne la festade doverse
divertire, pena lo scaccio et lo esilio perenne.
Le latrine et li bisogni de lo popolo: Lo loco preposto per li bisogni corporali
de lo popolo tutto; esse sontono locate ne
li punti segnalati ne la mappa de lo borgo.
Se spartiscon, puranco, tra omeni et femine
in tal modo de non creare confusione.
Le taverne et lo buon bere et manducare: Site ne le vicinanze de la piazza grande,
esse sontono governate da li hosti et le
lor fantesche. Li tavernieri se prodigano
ne la cucinatura de pietanze succulente et
diverse pe’ oniuna de le quattro taverne;
zuppe, pesce de fiume, selvaggina, carni
de bovi et de maiale, salse, formaggi, insaccati,
dolzinerie de varie sorti che poteran esere
manducate co’ lo solo cucchiaio de legno
(de nova fattura) opur co’ le sole mani ignude.
Li cantinieri pe’ loro natura han aprestato
da tempo li vini speziati pe’ la festa, sien
essi bianchi et vermigli; pur co’ dispiacere,
dispensan acqua mulsa ( acqua de pozzo co’
miele et uno spruzzo de vino agro). Tutto
d’insieme es approntato da mani honeste et
capaci, et co’ la dedizione de chi no habea
ne la dispensa ortaggi a lo tempo assenti.
Ne la taverna se incontrano, giullari, trovatori
che pe’ una zuppa ve solazeran co canti et
jochi; poscia ciarlatani, imbonitori, mendici
et ladri ve imbriglieran in duelli et risse
verbali; no da meno serà l’humor de l’hoste
incattivito co’ li servi o li avventori poco
inclini a pagar lo dovuto, et lo joco se
completa.
Ne le taverne vale la regola de "chi
prima arriva meglio se accomoda.
Lo convivio ... la mensa de li nobili. A lo tramontar de lo sole, lo jorno dè sabato,
ne la piazza grande de lo paese se infiammano
torce, braceri et lumi de ogni sorta; se
approntano le tavole a lo modo ch’era uso,
co trionfi de fiori et frutti, ghirlande,
pe accogliere li nobili invitati a lo convivio.
Lo Scalco de corte ilustra la “lista de li
consumi”, fa dimostranza de li servizi de
credenza et de cucina che se sontono aprontati.
Fan corona a le portate spettacolazioni ogni
anno diverse, ispirate da poeti o le lor
scritture, da argomenti de varia natura (l’alchemia,
l’astronomia, li peccati, le istorie popolari,
lo joco, li viaggi, li sogni et quanto la
fantasia pote inventar de novo). Invenzioni
sceniche, attori, figuranti et macchine teatrali
entran ne la piazza co la progressione che
lo convivio impone, seguendo l’ordine de
li servizi de cucina et li servizi de credenza.
Oniun, che vuole, pote eser seduto a lo tavolo
conviviale, purche mandi missiva ne li tempi
et ne li modi convenuti.
La festa perlochè lo sia: La famiglia Dovara, nobili de lo posto, imparentati co li Gonzaga
in virtù de lo sposalizio tra Anna Dovara
et Filippino Gonzaga (1322) ebbero l’onore
de una visita di Lodovico II° Gonzaga, (II
marchese de Mantua) che colse pure l’occasione
de una sosta ne lo Convento Francescano (eretto
da li nobili Dovara intorno al 1476) ne lo
borgo nomato S. Bernardino, dove pare, lo
nobile mantovano potesse essere ospitato
co la sua famiglia. Grande es la festa de
li popolani perlochè se annunziava l’esenzione
da gabelle pe uno intero anno et venivano
condonate tutte le pene de lieve consistenza.
Lo Palio ovvero l’esser joco: Ne lo medesimo momento che le luci et le
fragranze de l’estate disperdono pe ogni
dove le lor magiche et fascinose armonie,
li vivaci et misteriosi figuranti de Isola
dè Dovara imbrigliano oniun che transiti
ne lo paese ne lo gorgo de una festa si tal
avvincente, tanto da confondere lo spirito
et la mente.
Lo borgo, la seconda domenica de settembre
et li due jorni che la preanuziano se tramuta
pe ricordare esto fatto. Circa cinquecento
tra donne, omeni et pargoli se travestono
co vestimenta popolari et de nobile fattezza
che le sarte isolane hanno con destrezza,
bravura et diligenza cucito ricalcando modelli
et tessuti de lo tempo in questione (metà
de lo secolo XV°). Le spettacolazioni trovano
diversa fattura ad ogni anno; se rifanno
ad autori quali Dante, Ariosto, Petrarca.
Le cucine approntano cibarie ne la osservanza
de ricette de l’epoca (cucina precolombiana).
Le musiche et la danza se istruiscono co
lo medesimo criterio. Le scenografie, le
cose de arredo, l’illuminazione, li jochi,
son li accessori ideali.
Fonte: www.prolocoisola.org
Il Laboratorio della Memoria
Un’iniziativa culturale nasce certamente
da un felice di incontro di persone con interessi
condivisi, animate da intenzioni concordanti.
Nel caso del laboratorio della Memoria, a
Isola Dovarese, forse contribuisce anche
quell’umanamente generoso, “storiograficamente”
fantasioso quanto accurato approccio con
cui gli isolani da anni si prendono cura
del loro Palio.Il Laboratorio–associazione
si presenta come una iniziativa culturale
per «favorire tutte le iniziative che sottolineano
la necessità vitale per l’uomo contemporaneo
di riappropriarsi della storia umana – individuale
e sociale – delle singole persone, per cogliere
il senso del proprio evolversi, crescere,
cambiare, migliorarsi, sia come singolo che
come comunità», per «reagire alla frammentazione
delle coscienze e della cultura, all’appiattimento
temporale ed esistenziale, alla perdita di
memoria e, conseguentemente di prospettiva
e di speranza, che caratterizzano il mondo
contemporaneo».
L’intento si concretizza in un lavoro a salvaguardia
della memorialistica, delle autobiografie,
delle fonti orali della storia, delle testimonianze
materiali di quella “piccola storia” di cui
tutti siamo protagonisti.
Il materiale raccolto – opportunamente catalogato,
conservato – non resta al chiuso di un archivio-museo
dall’aria tristemente sterile: rivive e “serve”
messo a disposizione in un lavoro di pedagogia della memoria; viene “messo in rete” attraverso la feconda
collaborazione con associazioni con finalità
socio-culturali (come per esempio l’Auser)
da una parte, e dall’altra con associazioni,
fondazioni, istituti impegnati nella conservazione
della memoria. Tra questi è utile ricordare
l’Archivio Diaristico Nazionale della “Città
del Diario”, Pieve di Santo Stefano (Arezzo),
«la maggiore esperienza di archivio di scrittura
popolare attualmente presente nel nostro
paese».
Il Territorio
Isola Dovarese conta 1.241 abitanti (Isolani)
e ha una superficie di 9,4 chilometri quadrati per una densità abitativa di 132,02
abitanti per chilometro quadrato. Sorge a
34 metri sopra il livello del mare.Cenni anagrafici:
Il comune di Isola Dovarese ha fatto registrare
nel censimento del 1991 una popolazione pari
a 1.298 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a
1.241 abitanti, mostrando quindi nel decennio
1991 - 2001 una variazione percentuale di
abitanti pari al -4,39%.
Gli abitanti sono distribuiti in 591 nuclei
familiari con una media per nucleo familiare
di 2,10 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune
risulta compreso tra i 28 e i 39 metri sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta
essere pari a 11 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere
sul territorio del comune 32 attività industriali
con 324 addetti pari al 66,39% della forza
lavoro occupata, 18 attività di servizio
con 51 addetti pari al 3,69% della forza
lavoro occupata, altre 23 attività di servizio
con 76 addetti pari al 10,45% della forza
lavoro occupata e 14 attività amministrative
con 67 addetti pari al 4,71% della forza
lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 488 individui,
pari al 39,32% del numero complessivo di
abitanti del comune.
L’amministrazione
Il municipio è sito in Piazza Matteotti 1,
tel. 0375-946042 fax. 0375-946354:l'indirizzo
di posta elettronica è dovara@tin.it.
Gli Amministratori del Comune di ISOLA DOVARESE
Sindaco (eletto nel 2004): PASQUALI SIMONA
La Giunta:
MARINI MARIA GRAZIA
RUGGERI FABRIZIO
ZELIOLI ROSSELLA
Il Consiglio:
BOSIO CARLA
CONFALONIERI ISABELLA
LEONARDI GIULIANO
PIAZZA MONIA
PONZONI ERMETE
SARZI RENZO AMEDEO
TURCATO ANDREA
ZAMBONI GIUSEPPE
ZELIOLI ALESSANDRO
La Casa di Riposo
ASP Casa di Riposo San GiuseppeASP Casa di
Riposo San Giuseppe
Largo della Vittoria, 20- 26031 Isola Dovarese
Tel. 0375/946023 - Fax 0375/946086
Email rsa_san_giuseppe@virgilio.it
Rappresentante Legale: Pellizzoni Federico
Responsabile Amministrativo: Pari Elisabetta
Responsabile Sanitario: Squeri Fabrizio
Rette e costi per la degenza :Retta minima e massima
Servizi compresi nella retta lavanderia -
trasporto degenti con ambulanza
Servizi non compresi nella retta servizio
di parrucchiere e podologo
Retta per posti letto non a contratto € 79,70
Servizi erogati dalla struttura :Stanze singole: Si - n. 1 /Stanze singole
con bagno autonomo: Si - n. 1 /Elettrocardiografo
Si - n. 1 /Aspiratori Si - n. 1 /Palloni
Ambu Si - n. 1 /Impianto di ossigeno Si -
centralizzato /Impianto di condizionamento
Si - a settori /Spazi verdi Si
Assistenza notturna :OSS con infermiere o medico disponibile Si
Attività di riabilitazione :Individuale Si /Di gruppo Si /Terapia fisica
Si /Massoterapia Si /Riabilitazione cognitiva
Si
Assistenza medica 24h al giorno
Attività di animazione :lettura quotidiana del giornale - tombola
2 volte al mese - laboratori vari - festa
di compleanno mensile - visite al mercato
del giovedì -
Curiosità
Un bel tragitto Canneto - Isola Dovarese
Km 17
Partenza da piazza Matteotti; si imbocca
via Roma; dopo 300 metri, a sinistra, si svolta per via Varese.
Oltrepassata la S.S. 343 Parma-Brescia, troviamo
sulla destra la vecchia "fonte di acqua
ferruginosa", una fontana naturale da
cui sgorga un'acqua ritenuta un tempo miracolosa
per le sue
virtù terapeutiche.
Il percorso riprende dopo il sottopassaggio
ferroviario con una strada sterrata che,
attraverso una campagna ricca di vivai, conduce
al fiume Oglio.
Dietro l'argine spuntano i tetti ed il campanile
di Castelfranco d'Oglio, un piccolo borgo
che sorge sull'opposta sponda cremonese.
Si transita per circa 300 metri sull'argine, da esso poi si scende per attraversare
una bassa, segno di un antico meandro abbando-
nato del fiume.Si giunge così alla strada
Provinciale Canneto-Fontanella Grazioli.
Si svolta a sinistra in direzione di Runate.
Attraversata la piccola frazione, si gira
a sinistra. Si percorre una strada sterrata
che costeggia Gerra Gavazzi, una zona umida
di notevole interesse naturalistico.
Dopo la cascina Gerra si percorre l'argine che conduce a Carzaghetto.
Da segnalare la chiesa di San Michele che
sorge su un dosso in posizione pittoresca.
Da Carzaghetto si prende l'argine che conduce
ad Isola Dovarese. Si attraversa il ponte
e, dopo 400 metri, si giunge nella bella piazza voluta dai
Gonzaga, per alcuni secoli Signori di questo
borgo.
Si riparte da Isola percorrendo largo della
Libertà e imboccando a destra l'argine.
Dopo un chilometro e mezzo si può proseguire
seguendo l'argine oppure imboccando la strada
che scende e conduce a Carzago, grosso cascinale
la cui struttura centrale risale al XVII
secolo.
Un rettilineo riporta sull'argine che costeggia
la zona umida della Bicocca.
Dopo 2 chilometri e mezzo si arriva a Castelfranco, paese
sorto a ridosso dell'Oglio dove, durante
la sagra di San Bartolomeo nel mese di agosto,
si svolge una caratteristica processione
che termina con la navigazione sul fiume
della statua del santo. Si riprende percorrendo
l'argine asfaltato che conduce alla S.S.
343 in prossimità del ponte. Lo si attraversa e
si svolta a destra. Si segue l'argine che
riporta al luogo di partenza.
I gruppi Isolani
ASSOCIAZIONE CULTURALE "AMOMOS"
(AMOMOS): "senza macchia" "irreprensibile"
è un motto scolpito nel portale del palazzo
gonzaghesco di Revere, ad opera di Luca Fancelli
eseguita tra il 1457 e il 1458). L'associazione
nasce nei primi mesi dell'anno 2002 per unire
tutti i gruppi isolani che sono nati e operano
con la proloco all'interno del Palio di Isola,
con lo scopo di promuovere attività culturali,
sociali ed artistiche. La crescita dei gruppi
che la compongono fa si che "AMOMOS
sia in grado di soddisfare la maggior parte
delle esigenze spettacolari di un evento
in ambientazione medioevale e rinascimentale.
MUSICI ET ALFIERI SBANDIERATORI DE' DOVARA
.
Nascono nel 1984 dall'unione di tutti gli
sbandieratori delle quattro contrade.
Lo sbandierante, o meglio l'alfiere sbandieratore,
nasce come figura del Rinascimento. Inquadrato
in reparti militari, ha il compito di portare
l'insegna (la bandiera) con i colori del
signore da cui i reparti dipendono. L'alfiere
deve difendere l'insegna, a questo scopo
codici dell'epoca riportano tutti i movimenti
di spada avendo nell'altra mano la bandiera. E' noto, come nei tempi ormai passati, la perdita
dell'insegna durante una battaglia, anche
senza aver subìto perdite fisiche fra i reparti,
significava aver perso la battaglia stessa.
La parte ritmica che accompagna gli esercizi
sia singoli che corali è costruita su un
folto gruppo di tamburi (diversificati nelle
timbriche) ben orchestrati; inoltre, tutto
il gruppo di sbandieratori può, all'occorrenza,
diventare parte integrante dei tamburi, particolarità
singolare nelle parate, con un volume sonoro
molto suggestivo.
Nel 2002 il gruppo si aggiorna con un corso
di bandiera per piccola squadra e singolo,
tenuto da Alessandro Benassai di Volterra
(campione nazionale cat. "singolo")
Il gruppo è composto da circa 20 persone.
Referente del gruppo: Katia Roda tel. 0375-946338
TRIPUDIANTES DOVARENSIS .
Si costituiscono ufficialmente nel 1995,
ma con un lavoro svolto negli anni precedenti
nelle contrade di appartenenza. Questa somma
di energie e di ricerca ha come risultato
un gruppo di notevoli dimensioni che anima
la piazza del Palio nei tre giorni della
festa.
Il gruppo danza su musiche tratte dal repertorio
Rinascimentale eseguite dal vivo da valenti
musicisti. Le danze sono frutto di una attenta
e rigorosa ricostruzione sulle fonti storiche
e dell'insegnamento di Ingrid Wezel, poi
di Lucio Fabio Testi, e attualmente di Letizia
Dradi.
Lo spettacolo che ne consegue, date anche
le dimensioni del gruppo, è di notevole effetto
e si armonizza perfettamente con l'architettura
della piazza. La varietà delle danze di corte
come gavotte, saltarelli, bassedanze, branle,
moresche e altre ancora, sono nel repertorio
dei Tripudiantes come pure danze di origine
popolare come i balli a tondo, farandole
ecc. ecc.
Il gruppo si compone di 25 elementi. Referente
del gruppo: Antonietta Agosti tel. 0375-946124
I PASSINCERTI .
Un piccolo gruppo di danzatrici che nasce
da una costola dei Tripudiantes nel 1999.
La loro formazione, oltre a Ingrid Wezel,
Lucio Fabio Testi e Letizia Dradi già menzionati
per i Tripudiantes Dovarensis, hanno continuato
nella preparazione con altri prestigiosi
insegnanti, come Bruna Gondoni, Flavia Sparapani,
Cristina Deda Colonna e Alessandro Pontremoli.
I Passincerti propongono spettacoli di danza
medioevale, quattrocentesca, cinquecentesca
e barocca con costumi e materiale di scena
adeguato. In occasione del Palio si riuniscono
ai Tripudiantes Dovarensis.
Collaborano stabilmente con la compagnia
di musica antica "Arundel" e con
l'Ensemble "La Follia" di Brescia,
e con l'Ensemble musicale "Solilunio"
di Genova.
Referente del gruppo: Laetithia Puerari tel.
339-3371722
COMPAGNIA TEATRO "A L'IMPROVVISTA" .
È l'anima folle e comica del Palio, senza
nulla togliere agli altri gruppi che non
sono da meno. Dal 1993 si occupa di teatro
e di spettacoli da strada, cura le coreografie
con il fuoco e i giochi pirotecnici nell'ambito
del Palio. Trampolieri, sputafuoco, acrobati,
giullari, affabulatori, musici, danzatori,
giocolieri, burattinai e comici dell'arte,
fanno parte dell'organico del gruppo. I personaggi,
i loro costumi, le loro invenzioni, la capacità
di intrattenimento completano le loro esibizioni.
Tutto questo è frutto della passione per
il teatro di strada, il divertimento nel
farlo, il corso triennale sulla tecnica del
giullare condotto da Bepi Monaj, i laboratori
di Pierangelo Suma, l'esperienza sulle piazze
e le strade danno alla compagnia una personalità
spiccata ed originale.
Completano il cerchio la ricerca dei testi,
dei costumi, delle musiche, dei canti, delle
danze e degli attrezzi "da lavoro"
attingendo dal repertorio popolare antico.
Farse brevi, i Contrasti, tornei grotteschi,
serenate, parate, improvvisazioni, l'omo
selvaticus, danze popolari, ridicoli sputafuoco,
la gogna, giocolieri matti, burattini simpatici
e burattini tristi, il ghirondaio, le maschere,
gli spettacoli con il fuoco fanno la vivacità
tangibile di un borgo, di un castello, di
una corte, di un banchetto, di un mercato
medioevale.
L'uso di attrezzature tecniche come microfoni
o luci è limitato all'indispensabile; nella
intenzione de "l'improvvista" resta
la volontà di ricreare quelle atmosfere a
cui non siamo più abituati, dove la voce,
la musica, i rumori e la luce hanno una dimensione
reale e domestica.
La compagnia è composta da dodici folli.
Referente del gruppo: Valeria Arcari tel.
0375-946160
FALCONARII DOVARENSIS .
Opera dal 1998 pratica e fa conoscere questa
arte millenaria intesa come segno di nobiltà.
Il Gruppo Falconieri Isolani educa ed addestra
uomini e rapaci alla caccia con metodi ed
attrezzature filologiche, frutto della consultazione
di testi che ne illustrano anche le ragioni
e le motivazioni. Si sa di certo che la pratica
della falconeria era segno di prestigio;
nel medioevo e nel rinascimento, re, principi
e signori si sfidavano in battute di caccia
con i loro addestrati falconi, nutrendo per
questi, un grande rispetto.
Si racconta, inoltre, come questa arte fosse
praticata anche dalle donne delle principali
famiglie regnanti dell'epoca, cosa rara per
il periodo che le vedeva escluse da ogni
attività; esse, con i loro sparvieri cacciavano
allodole, quaglie, fagiani e quantaltro.
l gruppo Falconieri è presente in molte rievocazioni
del nord dell'Italia.
Referente del gruppo: Cristian Ghidoni tel.
0375-946139 Cell. 339-1371956
CARTA E SPAGO.
Sono Gabriele, Roberta con Enrica e Cecilia,
si sono sempre interessati di marionette
e burattini, creandoli con i materiali che
si possono recuperare in ogni casa; quindi
con legno, spago, cartapesta e tessuto inventano
personaggi di ogni tipo e dimensione, scrivono
storie che si animano di fauni e fatine,
piccoli sputafuoco, acrobati e giocolieri.
Ma, diversamente dagli altri, loro non sono
un gruppo, ma un allegra famigliola.
Roberta, Gabriele, Enrica e Cecilia rispondono
al telefono facendo questo N° 0375.396113
COMITES SAGITAR.
II Gruppo di nuova formazione. Un discreto
numero di appassionati di tiro con l'arco
pensa che il ritorno alle origini non sia
una cattiva pensata. Per cui smessi gli attrezzi
e gli abiti contemporanei, indossati costumi
e impugnati archi di legno di tasso, acero
o frassino, tentano di ricreare quelle condizioni
in cui la caccia era ancora in una dimensione
umana e la difesa o l'attacco in una battaglia
erano ancora privi della freddezza che porteranno
le armi da fuoco "fra qualche decennio".
** materiale raccolto ed organizzato da Gian
Carlo Storti , Cremona 8 novembre 2006.
 
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