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 Economia

15 Settembre, 2002
Intervento di Guido Soldi, neo Presidente della CIA di Cremona
A Roma al recente congresso nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori

Signor Presidente, Signore e Signori Delegati e Invitati

“L’Agricoltura è un valore!
L’Agricoltura è un valore che si riempie di contenuti quando assicura: cibo, salute, benessere; quando racchiude in se culture, esperienze, modelli”!

Pagina 24, ultima riga, Relazione del Presidente Massimo Pacetti

Complimenti signor Presidente, complimenti per questa affermazione così ricca di contenuti altamente positivi e qualificanti…..
Ma……. C’è un Ma!
Se l’Agricoltura è un Valore, che Valore è, o che Valore ha un Valore che non si comunica?
Che noi –agricoltori- non siamo in grado di comunicare?
E qui vi domando:
Vi siete mai chiesti cosa pensano di noi? Cosa sanno del nostro mondo, dell’agricoltura, tutti coloro che ne sono al di fuori? Sanno poco, secondo me. E sapete perché?
Perché l’agricoltura è diventata un settore marginale. Perché siamo passati da un’Italia, da un’Europa, povera, contadina e morta di fame del primo dopoguerra a un’Italia, un Europa ricca industrializzata, non più affamata ma addirittura in …. Sovrappeso! Questo è avvenuto perché, grazie alla tecnica, tutte le produzioni agricole sono aumentate in modo esponenziale. Si produce di tutto, dappertutto, ma soprattutto di più! Di più di quanto si consumi, che vuol dire di quanto il mercato possa assorbire, cioè pagare.
L’Agricoltura è un valore, ma se non siamo in grado di comunicare questo valore non potremo aspettarci né attenzione né apprezzamento.
Eppure produciamo beni primari che hanno ancora un ruolo importante e delicato pur nella nostra società così complessa.
Ma per dare maggior forza alla difesa dei nostri valori e del nostro ruolo di imprenditori, dobbiamo muoverci nella ricerca della maggior unità possibile con le altre organizzazioni sindacali.
Il latte è il latte, la carne è la carne, il mais è il mais, la frutta è la frutta! Non c'è e non ci deve essere il latte della CIA diverso da quello di Confagricoltura o Coldiretti! Basta con le divisioni o saremo sempre più marginalizzati. Cerchiamo l'unità, mettiamoci tutto l'impegno, mediamo il più possibile affinché si arrivi a una linea comune sui tanti temi che ci toccano da vicino.
Poi le differenze ci saranno sempre, ma non mettiamole al primo punto.
Se no chi ci ascolterà mai più, nelle Province, nelle Regioni, in Italia, in Europa.
E a proposito di Europa, e il Professor De Castro ce l’ha appena ricordato, teniamo presente che, per il nostro mondo, valgono di più due righe di un regolamento scritto a Bruxelles che tutta una legge fatta a Roma!
Dall'altra parte, come sindacato, dobbiamo muoverci in un'altra direzione precisa: la qualità!
Qualità su due fronti: dentro la CIA e fuori, tra gli associati della CIA!
Per quanto riguarda la CIA intendo una maggiore qualità nei servizi. Oltre a quelli tradizionalmente offerti (iva, pac, previdenza, ecc.) bisogna essere più attenti alle esigenze degli associati e saper comunicare con la base, informandola tempestivamente sulle opportunità, sempre più scarse a dire il vero, che ci vengono offerte dai pubblici finanziamenti.
I soldi sono pochi e forse lo saranno sempre di meno. A maggior ragione quei pochi bisogna saperli prendere.
E quindi capacità di informazione, ma anche di stimolo e formazione.
E anche qui ci vuole qualità. Qualità nei corsi di formazione: curiamo che siano fatti bene, affinchè siano efficaci, sia che si occupino di alfabetizzazione informatica, di potatura, di gestione aziendale, o di tutte le altre discipline che interessano il nostro mondo.
Tutto questo implica uno sforzo organizzativo grande. Non si può negarlo. Ma va fatto perché darà col tempo i suoi frutti.
Deve però essere un investimento, per tutti, per la CIA e per i suoi associati che devono poter capire e apprezzare questa qualità. Quando si compera una macchina, siamo tutti attenti e informati, e siamo disposti anche a spendere di più se c’è qualità. Questo atteggiamento deve valere anche per i servizi!
L’altro fronte della qualità riguarda invece gli associati, gli imprenditori della CIA.
Da una parte ci sono già prodotti di qualità che le nostre imprese producono e che vanno sostenuti con vigore e promossi attraverso i consorzi, i marchi, le igp, le dop e, dall’altra, ci sono attività imprenditoriali e prodotti che il nostro mondo può, se vuole, incominciare a produrre. Dalle produzioni biologiche alle trasformazioni alimentari, dalla vendita diretta all’agriturismo, che non è solo ristorazione ma anche ospitalità rurale, fattorie didattiche, valorizzazione ambientale ecc.
Sono prodotti e servizi che il mercato oggi chiede, e quando un mercato chiede vuol dire che paga!
Ma tutte queste iniziative per produrre reddito esigono qualità e comunicazione. Qualità nella proposta, nell'offerta, nei progetti, nei servizi, nei prodotti. C’è infatti, oggi, un mercato di consumatori sempre più attento a questo tipo di prodotti di qualità.
Basta vedere il successo, lo sviluppo, la crescita dei consumi di prodotti bio per fare un esempio. Oppure il crescente interesse e successo di Slow food il fautore del Salone del Gusto a Torino e della sua filosofia così attenta a promuovere salvaguardare e anche incentivare produzioni agroalimentari di qualità, ponendo grande attenzione al cibo, ai gusti, alla genuinità, alla tipicità dei prodotti alimentari.
Pensate a come sono diventati importanti questi temi! C'è una grande domanda di qualità in questo senso, cerchiamo di soddisfarla, noi che possiamo. Ma cerchiamo anche di comunicarla ai Consumatori. Se sapremo comunicarla ne trarremo un utile non solo economico ma anche di immagine e di cultura. È e sarà anche un modo per rispondere alla domanda iniziale: cosa pensano di noi cosa sanno gli altri di noi. Facciamolo sapere, vedere, conoscere, provare, gustare e quindi, anche, pagare! Ma deve esserci qualità!
Questa qualità, di certo, non si improvvisa ma si può anche imparare. Si può copiare. Non siamo scuola e non è reato anzi!
Un sindacato come la CIA, può essere luogo di stimolo e formazione per trovare risposte a chi, da imprenditore, vuole trovare nuove strade, nuove opportunità, nuovi redditi!
Se si parla di una agricoltura multifunzionale, facciamola, o cerchiamo di farla!
Se sapremo produrre più qualità riusciremo a dare questa risposta, saremo più forti per resistere. Se produrremo più qualità saremo anche più orientati al mercato e alla richiesta dei consumatori. E siamo tra consumatori ricchi che scelgono, che possono scegliere, ricordiamocelo bene.
Ma, soprattutto, avremo più aziende che potranno andare bene in un settore che va male.
E’ innegabile, però, che per un’agricoltura nuova ci vuole un agricoltore nuovo.
Ma tutto comunque, può e deve stare insieme. Anche l’azienda tradizionale, che ha avuto e avrà, sempre, la sua funzione produttiva, va sostenuta e difesa con energia.
Però se tutto il mondo cambia, anche il nostro mondo si dovrà, pragmaticamente, adeguare ai cambiamenti; altrimenti saremo condannati all'isolamento e questo sicuramente non ci piace.
In conclusione voglio qui ribadire questi concetti:
* politiche di sostegno ma anche unità tra le organizzazioni agricole
* qualità ma anche capacità di comunicazione e anche capacità di innovazione, perché dobbiamo saper guardare avanti se vogliamo andare avanti
grazie a tutti e auguri di buon lavoro.

Roma 19 Dicembre 2002  


       



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